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Elezioni federali 2019
05.10.19 - 13:290

"Liberalismo contro dogmatismo"... Fulvio presenta Natalia

L'ex presidente ed ex consigliere nazionale del PLR ha recensito per noi il libro di Natalia Ferrara

di Fulvio Pelli

Una rossa e geniale copertina che sfrutta i tagli di Lucio Fontana in un dipinto del 1960 dall’interrogativo titolo “Attese” e un sottotitolo attrattivo “Vincere sessismo e populismo al tempo dei click, dei like e delle fake news” sollecitano a prendere fra le mani il libro di Natalia Ferrara sul liberalismo, da poco edito da Armando Dadò. Manifesto lo scopo, che il sottotitolo illustra, politico e di costume: combattere il culto del presente: il “qui e ora” che influenza non solo i nuovi sistemi di comunicazione della nostra società, ma ormai anche un po’ tutta la politica occidentale, condannata a prendere decisioni ispirate delle percezioni dell’immediato e quindi spesso improvvisate, a volte avventurose e in genere non destinate a rappresentare soluzioni di medio e lungo termine.

Il libro è impegnativo, poco adatto quale strumento elettorale, anche se edito in piena campagna elettorale, con l’autrice protagonista attiva della stessa. Ma è un libro di valore che illustra il liberalismo, con i suoi meriti ed i suoi errori, da un punto di vista in fondo molto originale: quello di una persona che vuole praticarlo nel concreto, invece di darlo per scontato. Non è un saggio, ma un invito alla discussione, elaborato partendo da convinzioni e visioni personali. Approfondisce i vari temi intorno ai quali è costruito, ma lo fa con una freschezza insolita per un libro con quel titolo: la freschezza del personaggio che racconta un po’ anche la sua vita, le sue esperienze personali e professionali, queste ultime caratterizzate da contatti continui con il mondo del lavoro in un settore oggi in crisi, quello finanziario ticinese.

Chi lo vuol leggere può farlo in due modi: leggendo, come è tradizione, dall’inizio alla fine oppure leggendo la Prefazione, scorrendo il Prologo, e magari anticipando la lettura dell’Epilogo, per poi saltare qua e là, lasciandosi ispirare da titoli e sottotitoli, che abbondano, e seguendo i propri interessi e le proprie intuizioni. Ad esempio leggendo “da cittadini in vetrina a cittadini di vetro” (pag. 89) e poi quanto sta subito prima e subito dopo oppure leggendo la citazione di pag. 117 “Il presente ci assedia …” e curiosando sull’introduzione alla citazione e sul seguito del testo. Ovunque si trova in questo libro qualcosa che val la pena di leggere, senza che vi sia necessità di leggere tutto e di seguito. I temi principali sul Liberalismo, raggruppati in venticinque pagine a partire dalla 175 sotto il titolo “Liberalismo contro dogmatismo”, però, vanno indubbiamente letti, anche se forse non subito, poiché riassumono il pensiero dell’autrice e ci proiettano nell’oggi.

Ci tengo a segnalare, per sollecitare alla lettura, un capitoletto e un tema principale. Il primo, partendo dal passato ci fa riflettere su schemi interpretativi di oggi da meglio approfondire: è di piacevole lettura per le generazioni anziane, parlando di ecologia, il ricordo di Luigi Generali, importante politico liberale radicale che fu anche presidente del Consiglio degli Stati e che “a cavallo tra il 1950 e il 1980 guidò la costruzione nell’arco alpino del Canton Ticino di una delle maggiori aziende svizzere di produzione di energia verde, quella idroelettrica”. Attraverso quella citazione l’autrice richiama al nostro presente che quell’opera ideata e realizzata in un passato senza “verdi” e privo di qualsiasi populismo, ma anche scarso quanto a comunicazione, ha portato a un risultato “più verde di quello di chi, negli anni, ha predicato molto, ma ha migliorato poco o nulla” (pag. 187). Quel passo sulle realizzazioni di un passato anche locale è un utile stimolo per non dimenticare che il “presente” è spesso stato preceduto da un “passato” ricco di intuizioni positive. Altri esempi di ecologia concreta e non declamata, molto svizzeri e da non dimenticare, sono il decreto federale urgente del 1972 deciso dal Consiglio federale di allora, che ha imposto a tutti i Cantoni una nuova politica di pianificazione territoriale e lo sviluppo della rete ferroviaria di transito alpino, deciso da una generazione di politici ormai quasi tutti in pensione.

Il tema che ho definito principale è invece l’analisi, a metà del libro nel capitolo provocatoriamente definito “Anche il liberalismo sbaglia” del rapporto fra liberalismo e giustizia sociale, del fenomeno della globalizzazione e delle ipotesi di “decrescita felice” tornate oggi di moda. Vi è materiale per ripercorrere la Storia, un esercizio troppo spesso trascurato nella nostra società, che dimentica tutto e molto in fretta. E spazio per nuove riflessioni, motore per le ulteriori discussioni che l’autrice fin dalle prime pagine invita a realizzare.

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