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Cronaca
31.08.18 - 11:260
Aggiornamento: 01.09.18 - 16:22

Vogliono mandar via il mio amore. "La loro vita è qui, tenete conto di chi soffre con loro"

I fidanzati di Ida e Marzy sono curdo e pakistano, uno ha dovuta lasciare la Svizzera, l'altro per ora è qui. Le loro storie di sentimento, "non si sceglie di chi innamorarsi"

MENDRISIO – Tre ragazze, più o meno coetanee, che davanti a un caffè parlano dei propri ragazzi. Raccontandosi episodi, ridendo, ricordando. Sembra una scena come tante, se non fosse che per due di loro dopo un po’ la voce si rompe e la commozione prevale. Le loro sono storie come tante, di innamoramento e progetti, ma sono anche diverse: i loro fidanzati sono richiedenti l’asilo con un passato difficile alle spalle, costretti a lasciare la Svizzera. E loro stanno lottando in tutti i modi per loro.

Come avete conosciuto i vostri ragazzi?
Ida: “l’ho conosciuto in un centro di accoglienza dove tutti e due abbiamo vissuto per qualche mese. Lui viene dal Kurdistan iracheno”.
Marzy: “noi ci siamo conosciuti in una chat. Mi trovavo in un periodo in cui cercavo qualcuno per chiacchierare un po’, per vari mesi dopo che ho chiuso il profilo ci siamo persi. Lui mi ha ricontattato quando non me lo aspettavo più, dopo quattro mesi. Era piacevole parlare con lui, era una persona simpatica e gentile, forse l’unica che riusciva a tirarmi su di morale. Lui è del Pakistan”.

Quando avete cominciato le vostre relazioni, sapevate che erano richiedenti l’asilo, questo vi ha magari frenato?
Ida: “sapevo che aveva alcuni problemi ma non conoscevo la sua storia, quando l’ho conosciuto meglio ho appreso tutta la vicenda. Non è stato un freno anzi è stato qualcosa che mi ha fatto innamorare ancora di più di lui perché dopo tutto quello che ha passato è un ragazzo sempre sorridente, che ama scherzare, ridere, fare battute, è bello stare con lui. A. (nome noto alla redazione) è scappato dal Kurdistan iracheno, dove era un militare, dopo aver visto degli amici morire davanti ai suoi occhi ed essere stato ferito a una mano, dove ha subito diverse operazioni. Il padre gli ha detto di scappare, è arrivato qui, dopo un po’ p riuscito a trovare lavoro e a imparare la lingua. Dopo aver lavorato nello stesso posto da 10 anni gli è stato tolto il permesso F perché ha cercato di tornare in Kurdistan (venendo fermato al confine con la Turchia), pur non potendo, perché gli avevano detto che erano morti i suoi genitori”.
Marzy: “per me non è stato un problema che fosse richiedente l’asilo perché ne conoscevo diversi da anni e dunque sapevo come potevano andare le cose. B. (nome noto alla redazione) era semplicemente un ragazzo simpatico, gentile, molto dolce, comprensivo. Era anche lui un militare, mentre tornava per un congedo il suo autobus fu fermato dai talebani e fu trattenuto per alcuni giorni, malmenato finchè non ha acconsentito a collaborare con loro come spia. È rimasto nascosto in casa di alcuni parenti per qualche mese, quando ha avuto i documenti per uscire legalmente dal paese ed è scappato. Nel frattempo i talebani non trovandolo hanno ucciso uno zio e un cugino, ora i cugini superstiti vogliono la sua morte, per la filosofia di occhio per occhio e dente per dente”.

Come avete reagito sentendo le loro storie?
Marzy: “mi aspettavo una storia tragica. Quello che mi ha scioccato è la parte successa al cugino e allo zio. Se succedesse qualcosa di simile non penso che i miei cugini vorrebbero la mia morte, per me è difficile da accettare”.
Ida: “un conto è sentir raccontare certe cose, un conto viverle sulla propria pelle, oltretutto qui in Svizzera ha avuto anche problemi di salute. Gli ho detto che meritava anche lui la felicità”.

Ricordate il giorno in cui è stato detto loro che dovevano lasciare la Svizzera?
Ida: “ero seduta fuori dal centro, lui era stato chiamato in ufficio a vedere una lettera. Pensava che non c’era niente da fare, mi disse solo ‘è andata male’, mi feci spiegare cosa sarebbe successo. Doveva andarsene entro un mesetto, ora è dal 15 luglio 2017 che è via”.
Marzy: “mi ricordo quel giorno più di quanto vorrei, è stato a marzo. Era con me per il weekend, dovevamo aiutare un’amica a imbiancare casa. Il sabato mattina era tornato a casa sua a vedere se era arrivata la decisione. Mi mandò un messaggio, ‘mi hanno dato un negativo’, mi è crollato il mondo addosso perché eravamo sicuri che avrebbe ottenuto almeno un permesso F, perché è un bravo ragazzo, non ha mai fatto niente di illegale, aveva ottimi voti a scuola, doveva firmare un contratto di tirocinio. È stato come un fulmine, sono stata malissimo ma quando mi ha raggiunto a casa della nostra amica ho capito che sarei dovuta essere forte io per tutti e due e così faccio ancora ora”.

Voi come vivete questa situazione? Siete il loro punto di riferimento...
Marzy: “ne soffro tantissimo, non ci credo ancora"
Ida: “quando ci siamo messi insieme, mi ha detto ‘come facciamo visto che devo andarmene?”, e io ho risposto che avremmo trovato una soluzione: volevo stare con lui. Purtroppo vedo che soluzioni ce ne sono poche e mi fa male. Non si decide di chi innamorarsi, quando qualcuno vuole sposarsi e avere un futuro deve solo preparare i documenti, è tutto facile. Io non ho potuto nemmeno farlo conoscere alla mia famiglia, ai miei amici. Io sono pronta a sposarlo per farlo venire a vivere con me. Ci siamo innamorati, non è per i documenti! L’iter è complicato ma io non mi arrendo”.

Marzy, cosa stai facendo per aiutare B a rimanere?
Marzy: “a luglio gli è stata tolta la casa. Abbiamo iniziato con dei ricorsi, Ida mi ha dato il nome del loro avvocato e ha ottenuto la sospensione. Può rimanere, ma per avere qualche aiuto economico dovrebbe andare al centro asilanti di Camorino, il famoso bunker dove ha già vissuto. B. non ci vuole tornare e nemmeno io, quando ci è rimasto chattavamo fino alle 2 perché faceva troppo caldo, mi raccontava cose fuori dal mondo"

Nel caso in cui A non potesse tornare e B dovesse partire, che decisioni prendereste?
Marzy: “sarei disposta a seguirlo, anche se ho quasi la certezza che per un po’ non lo manderanno via. Stiamo cercando di avere dei documenti, fino a lì a Berna non possono dire niente”.
Ida: “rimango certa che una soluzione ci sarà. Ci diciamo che arriveranno giorni migliori, per farci forza. Non è facile neppure per me. In ogni cosa che faccio immagino il giorno in cui la farò con lui, a volte aspetto a realizzare progetti perché voglio che ci sia anche lui. Ormai è partito da poco più di un anno, prima ha tentato di andare da un cugino in Germania per un ricongiungimento. Non ha funzionato ed è stato in un centro asilanti, sono andata a trovarlo: giorni belli e brutti contemporaneamente".

Cosa volete dire ai vostri ragazzi e alle autorità?
Ida: “ho sempre detto che non lo avrei mai lasciato, sarò sempre con lui e non lo lascerò. A chi decide che dovrebbero tener conto anche dei sentimenti delle persone. Lui ha vissuto metà della sua vita qui, non è giusto che debba andarsene perché lì non c’è più la guerra, si sente svizzero, si fa amare da tutti, parla perfino un po’ di dialetto. Perché mandarlo via, quando la sua vita è qui?”
Marzy: “a lui che gli starò sempre vicina. Prima di sapere di questa risposta negativa gli ho scritto delle promesse e le rinnovo. A Bellinzona, a una persona in particolare, chiedo di riaprire i casi di rigore, almeno per chi cerca di fare qualcosa di bello e di costruttivo: date loro una possibilità! E a Berna di prendere in considerazione anche chi soffre con loro”.

Ida e Marzy, con un'altra ragazza, hanno aperto una pagina Facebook: https://www.facebook.com/UnitiControIRimpatri/

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