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Cronaca
15.08.19 - 09:000

L'ex vicepresidente Sogevalor: "Matteuzzi, il processo, il risarcimento: vi dico tutto"

Dopo la sentenza assolutoria, parla Bernardoni: "L’ammissione da parte della CARP della mia buona fede, basata su risultanze note fin dall’inizio dell’istruttoria, è una riabilitazione importante, anche se purtroppo tardiva"

LUGANO - Il caso Sogevalor – l’accusa parlava di malversazioni finanziarie per oltre 130 milioni di franchi e di danni patrimoniali a più di cento clienti - è uno dei più biblici, complessi e controversi della cronaca giudiziaria ticinese. Un caso che si trascina da molti anni da un tribunale all’altro, tra sentenze e ricorsi.

All’origine ci fu il blitz degli inquirenti nella sede della società finanziaria, in via Nassa a Lugano. Poi dopo un’interminabile inchiesta, ci sono stati i processi e le sentenze. L’ultima emanata nei giorni scorsi dalla Camera di appello e revisione penale (Carp) che si è pronunciata per la seconda volta, dopo che il Tribunale federale aveva ordinato di rivedere parzialmente la prima sentenza d’appello e le pene di due imputati.

Come ha scritto venerdì scorso La Regione, la Corte di appello di Locarno ha prosciolto da ogni imputazione l’ex presidente della Sogevalor, Otto Carl Meier, al quale è stato riconosciuto un indennizzo di oltre 340mila franchi. Ma anche l’ex vicepresidente, l’avvocato Giorgio Bernardoni, è stato assolto da tutte le accuse legate al caso Sogevalor. Per lui l’indennizzo a carico dello Stato è di circa 27 mila franchi.

Secondo l’avvocato Luigi Mattei, legale di Meier, il proscioglimento era un atto dovuto, perché durante tutta l’istruttoria mai si è indagato sull’esistenza o meno di un danno alla società. Identica la posizione dell’avvocato Daniele Timbal, legale di Bernardoni, imputato che ha sempre ritenuto di aver agito in buona fede, non avendo ruoli operativi all’interno della Sogevalor. Da noi interpellato, Bernardoni aggiunge alcune precisazioni a testimonianza della soddisfazione per il suo proscioglimento da tutte le imputazioni legate al fallimento della Sogevalor come pure da quelle di amministrazione infedele.

Avvocato, si attendeva una sentenza del genere?

“Più che attendermela la auspicavo… Ma vorrei iniziare ricordando che la vicenda riguarda il crac della Sogevalor, che era gestita dalla famiglia Matteuzzi, e in particolare da Pier Paolo, come ha precisato anche la procuratrice pubblica Fiorenza Bergomi, che ha ereditato l’inchiesta da Maria Galliani, nella comunicazione di chiusura dell’istruzione dell’aprile 2012. E va ricordato che l’inchiesta e i processi si sono svolti senza la presenza del deus ex machina, Matteuzzi appunto, resosi latitante poco prima del blitz, e rintracciato in seguito a Bologna solo grazie a una mia segnalazione”.

In effetti, quando scoppiò il caso, 15 anni fa, molti si chiesero come mai il blitz fosse scattato in un momento in cui Matteuzzi era in vacanza…

“Non lo faccia dire a me, ma parecchie persone, anche tra i non addetti ai lavori, hanno pensato e pensano che Matteuzzi abbia goduto in un certo modo di un trattamento preferenziale. Anche dopo il blitz: è stato protagonista di una lunga latitanza in Italia, senza ricerche da parte delle autorità ticinesi, di un atto di accusa quanto meno incompleto, carente ed impreciso, senza i reati di appropriazione indebita e bancarotta fraudolenta. Inoltre non c’è stata nessuna delega alle autorità italiane per il suo perseguimento. E ha beneficiato di una riduzione della pena in base alla violazione del principio di celerità del procedimento, e del lungo tempo trascorso. Matteuzzi, trovato e giudicato solo grazie alla mia segnalazione, è rimasto a piede libero in Italia e non ha risarcito nulla spontaneamente. Purtroppo in questo caso la sua volontaria latitanza lo ha premiato ”.

La Carp, presieduta dalla giudice Giovanna Roggero-Will non ha lesinato critiche alle istanze giuridiche che hanno gestito in questi anni il caso Sogevalor…

“Esatto, la Corte ha puntualizzato e sottolineato tutte le pecche istruttorie, recepite acriticamente dalle varie autorità giudicanti, evidenziando anche lesioni del principio accusatorio, in particolare per quanto attiene al reato di cattiva gestione, per non parlare di quello della celerità e della proporzionalità”.

Ci spiega meglio?

“Ci provo, anche se il caso è giuridicamente complesso: oltre al mancato accertamento in fase istruttoria del danno da cattiva gestione e all’impossibilità di un nuovo accertamento, che hanno comportato anche per me il proscioglimento da tale reato, la Corte ha pure escluso che vi sia materiale istruttorio atto a fondare l’accertamento secondo cui io sapessi (nemmeno per dolo eventuale) che la sopravvivenza della Sogevalor era legata unicamente alle malversazioni su patrimoni dei clienti”.

Abbiamo accennato alle censure della CARP. Torniamo un attimo su questo aspetto…

“Allora, la Corte ha sottolineato parecchie mancanze ed errori dell’istruttoria che hanno portato la Corte stessa a dover finalmente affermare, come da me sempre sostenuto e dichiarato fin dal primo interrogatorio, che ‘nessuno sano di mente investe mezzo milione in una società che sa essere sull’orlo del baratro’. Come pure che chi, come me, ha affidato in gestione a Sogevalor i propri risparmi personali di oltre 750'000 franchi già da anni prima di entrare nella società ‘o è un folle o non sapeva quello che stava accadendo’. Il che ha portato a confutare le accuse di amministrazione infedele qualificata e quelle di truffa ad un singolo cliente. Non solo: fino a qualche mese prima dello scoppio del crac non solo ho mantenuto i predetti miei investimenti senza richiederne il rimborso, ma ne ho addirittura fatti altri”.

Non è tutto: lei in questi anni ha dovuto far fronte a serie conseguenze sul piano personale e patrimoniale.

“Esatto… Gli interventi istruttori mi hanno causato la chiusura dell’ufficio e la perdita di ogni possibilità di continuare un’attività professionale che era molto apprezzata, e che mi aveva permesso di avere una situazione finanziaria di tutto rispetto o, come indicato dalla Corte ‘agiata’. La Corte stessa ha ora finalmente riconosciuto che i sequestri conservativi su tutti i miei beni, mantenuti per ben 15 anni con effetti devastanti sia sul piano finanziario che su quello strettamente personale e famigliare, erano privi di giustificazione in mancanza di prove sulla da allora sempre e solo presunta esistenza di uno scopo di indebito profitto e sulla provenienza illecita dei miei ricavi”.

Insomma, lei si sente vittima di errori giudiziari… Si può dire così?

“Guardi, le dico una sola cosa: nonostante io sia stato l’ultimo ad entrare in Sogevalor, nel 1999 - Meier era membro dal 1977 e presidente dal 1983, e Matteuzzi era entrato in società nel 1992 con delega operativa - sono quello che ha subito le peggiori conseguenze finanziarie nei 15 anni trascorsi dall’inizio dell’istruttoria. Tutto questo, pur risultando dagli atti che non avevo alcuna delega operativa e non figuravo pertanto tra le persone autorizzate a svolgere funzioni di gestione patrimoniale con le conseguenti responsabilità”.

E sui risarcimenti che dice?

“Beh, quanto ho appena detto, e l’ammissione da parte della Corte della mia buona fede sin dall’inizio dell’istruttoria nel sostenere la mia estraneità al crac della Sogevalor suscita qualche perplessità sulla differenza dei risarcimenti. Direi che per quanto mi riguarda sono al limite della decenza. L’ammissione da parte della CARP della mia buona fede, basata su risultanze note fin dall’inizio dell’istruttoria, costituisce una riabilitazione importante, anche se purtroppo tardiva. Il mio pregiudizio economico non è stato tuttavia considerato se non in piccola parte, specialmente per quanto riguarda le conseguenze del congelamento di tutti i beni miei e dei miei famigliari durante tutti questi anni. Nei prossimi giorni valuterò con il mio avvocato la sentenza e decideremo se ricorrere o meno su questo punto”.

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