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Cronaca
30.04.20 - 14:210
Aggiornamento: 15:29

Bertoli: "Il nostro è il piano più severo". La dottoressa: "I bimbi hanno un ruolo marginale nella diffusione"

Merlani: "I casi di ragazzi tra gli 0 e i 9 anni sono stati 12, quelli fra i 10 e i 19 sono stati 62. Presto arriveranno le lettere per i selezionati per il test sierologico".

BELLINZONA - La conferenza stampa di oggi era molto attesa, perchè affronta dei temi su cui ci sono divisioni e dubbi: prima di tutto, le scuole e la loro riapertura, poi i bambini e i rapporti da far mantenere con gli adulti, in particolare i nonni. Presenti in aula Manuele Bertoli, Giorgio Merlani, Lisa Kottanattu, Specialista in pediatria e malattie infettive, Capo servizio dell’Ente Ospedaliero Cantonale (EOC) e Andrea Pellegrinelli, Sindaco di Capriasca, Vicepresidente dell’Associazione Comuni Ticinesi, Rappresentante dell’Ente regionale di sviluppo del Luganese.

Merlani: "Ecco quanti casi nei bambini"

"Abbiamo un andamento stabile dopo il picco. Nell'età pediatrica, su 3'210 test quelli fra gli 0 e i 9 anni sono stati 12 e fra 10 e 19 anni 62. I bambini sono comunque testati meno, perchè meno probabilmente presentano sintomi e che fino al 22 aprile venivano tamponate solo le persone con sintomi gravi e perchè è fastidioso e doloroso. Nonostante questo, a dipendenza della fase dell'epidemia, si variava dal 15% al 30% dei positivi, i bambini sono ampiamente sotto il 10%. I morti nelle case anziani sono stati 146, si resta attorno al 45% di cui abbiamo già parlato".

"Abbiamo selezionato 1500 persone, in modo che venga testato un campione rappresentativo, per il test sierologico. Essi riceveranno una lettera firmata da me, con tutte le informazioni: la partecipazione è volontaria. Serve per vedere se ci sono anticorpi o meno, si fa con un test del sangue sul dito. Il campione è stato estratto a sorte, vogliamo sapere in particolare la situazione del ticinese medio. Se scoprissimo che il 50% dei ticinesi è venuto in contatto col virus, ma non è così, vorrebbe dire che la diffusione è stata lenta. Probabilmente sarà sul 5-10%. Sappiamo ancora poco sugli anticorpi, se danno immunità, per quanto e se il virus non muterà. Ci saranno delle domande a chi farà il test per un quadro e vedremo se la persona sviluppa gli anticorpi e se chi li aveva li perde nel tempo".

"Ripeto che non è finita, siamo a una fase di andamento stabile grazie a tutte le misure prese, ma il virus è ancora là fuori. Se dovessimo riprendere dall'oggi al domani la nostra vita di sempre anch'esso riprenderebbe, dunque mi permetto di dire che tanto più saranno le occasioni di contatto tanto più importanti diverranno le misure d'igiene. Se apriamo rapidamente una serie di attività, anche commerciali, sarà fondamentale che datori di lavoro e responsabili mettano in atto tutte le misure per contenere la diffusione della malattia. C'è ovviamente la responsabilità del singolo individuo".

Kottanattu: "Ora sappiamo che i bambini non sono il vettore principale di diffusione"

"L'epidemia è una situazione straordinaria che non avremmo mai immaginato, è un virus che stiamo imparando a comprendere. Le malattie virali nei bambini sono pane quotidiano per i pediatri, sappiamo le complicazioni e che i bambini sono un vettore di contagiosità. Su questo si  deciso di evitare i contatti intergenerazionali. Nelle ultime settimane si è diffusa l'ipotesi che i bambini possano avere un ruolo marginale nella diffusione. Un'ipotesi che ha portato dubbi, la medicina però non ha sempre la risposta pronta, servono tempo e esperienza. I risultati sono arrivati sia a livello nazionale che internazionale: i bambini non giocano un ruolo importante nella diffusione del virus. In Ticino solo lo 0,3% dei bambini è stato affetto, in linea con i dati degli altri paesi. Non vuol dire che i bambini sono immuni. Possono ammalarsi ma i casi sono pochi e il decorso è nella maggior parte dei casi favorevoli. Non sono praticamente mai stati i primi a infettarsi ma hanno contratto il virus da adulti dell'entourage familiare. Perchè sono meno colpiti non si sa con certezza, ci sono alcune ipotesi scientifiche. Ogni anno abbiamo comunque anche altri virus, che anche nei bambini possono portare a decorsi molto più gravi di quelli descritti di Covid 19. Vorrei specificare che il Covid non ha eliminato le altre patologie nei bambini: in caso di febbre e sintomi, vanno portati dal medico".

Bertoli: "Capisco le paure ma la scuola è importante"

"Dobbiamo cominciare a ragionare su come convivere con questo virus, che ci sarà per tanto tempo, sennò avremmo problemi economici, commerciali, ma anche personali e psicologici. Bisogna considerare sia la prudenza sia la possibilità di aprire un po' la vita sociale, quella che conoscevamo prima (anche se non sarà uguale). Per quello il Consiglio Federale ha deciso delle fasi di apertura, e qui c'è anche il Ticino. La finestra di crisi del 20 aprile era più aperta, dal 27 aprile c'è stato un altro passo avanti, dal 4 maggio la finestra di crisi cantonale si chiuderà e entreremo nella regolazione nazionale svizzera, con l'apertura di altre attività, con più gente che circolerà. Poi, l'avete sentito ieri, l'11 maggio ci sarà un cambiamento importante".

"Quel giorno, come si sa dal 16 aprile, si inserisce la scuola dell'obbligo. Dietro la legge, le norme, c'è un ragionamento democratico e di società. La scuola dell'obbligo è un pilastro della nostra società, al punto tale da essere riconosciuto dalla Costituzione Federale come obbligatoria e da organizzare da parte dei Cantoni, che si stanno adoperando per avere una scuola i qualità, funzionale e obbligatoria. Dal 16 marzo è stata vietata la scuola in presenza per motivi di forza maggiore, una pandemia in corsa. Guardando i dati della curva pandemica a Berna hanno deciso che non sussisterà più, dall'11 maggio, questo motivo di forza maggiore. Dunque i Cantoni riprendono la loro sovranità sul tema".

"Si apre ma con prudenza e cautela, il Ticino lo sta facendo. Il nostro è il piano più sicuro di tutta la Svizzera. Alcuni Cantoni vogliono aprire le scuole come le conoscevamo prima, con sicurezze igieniche ma a classe intera, altri iniziano con metà classe poi passano a classi intere, noi abbiamo scelto l'opzione più prudente perchè siamo stati i più toccati. C'è comprensione per chi ha preoccupazione per questo passo. La paura va gestita assieme alla necessità di ridare ai nostri giovani un'istituzione di riferimento".

"Le lezioni avverranno a metà classe e questo aiuterà. Le ricreazioni saranno organizzate con meno allievi possibili, così come le uscite e le entrate. Ci si laverà le mani più spesso, si pulirà di più di quanto si faccia normalmente e verranno implementati i comportanti che abbiamo imparato, il numero più piccolo di allievi ci aiuterà". (per i dettagli leggi qui ). Vogliamo puntare sulla rielaborazione e la comprensione del momento, oltre a un riallacciamento delle relazioni personali e una ripresa del filo legata all'apprendimento. Il docente potrà capire a che punto è ogni allievo".

"Abbiamo discusso molto con i Comuni: non sono loro a decidere se aprire o no ma sono importanti e c'è stato un dialogo. Abbiamo capito che ci sono differenze tra le varie scuole comunali e questo impone un ragionamento flessibile che tenga conto di ogni situazione. La scuola di prima del 15 marzo non potrà essere ripresentata, ci sarà in aula metà classe. Ogni sezione deciderà se metà giornata per gruppo o per alcuni giorni un gruppo e altri l'altro. La seconda condizione è che la frequenza alla scuola dell'infanzia viene resa per queste settimane facoltativa: questo per far capire che ci sono problemi organizzativi, poi perchè i bambini così piccoli hanno una capacità diversa di comprensione di quanto accade, e perchè avremo qualche docente in più per i servizi di accudimento. Col fatto che non ci sarà il pranzo sarà comunque una scuola diversa. Saranno i genitori a scegliere se mandarli a scuola o no, lo dovranno comunicare alle direzioni scolastiche".

"Chi ha difficoltà a gestire le norme, come istituto scolastico, pur con le classi a metà eccetera, con argomenti oggettivi può chiedere all'ispettorato di sospendere l'obbligatorietà della frequenza anche delle prime e seconde elementari. Chi nemmeno dopo le prime fasi elencate può aprire, lo farà una settimana dopo. Il Governo crediamo si sia mostrato flessibile e comprensivo verso le realtà locali, ma al contempo segnala che il concetto di base, che la scuola deve riaprire, resta. Una difficoltà vera è che dobbiamo poter offrire anche un accudimento per chi non è a scuola e non ha nessuno a casa. Non sarà facile organizzarsi, con scuola a metà e accudimento, ma faremo il possibile".

"Per le medie l'organizzazione è più complessa, per cui delle materie si faranno in presenza e altre a distanza. Anche qui si agirà per metà classi e con le stesse norme igienico-sanitarie spiegate prima".

"Gli allevi a rischio sono invitati a non venire a scuola, per loro si penserà a un programma personalizzato, non solo per le prossime settimane bensì per i prossimi mesi. Non è una novità, ci sono già programmi per chi ha problemi di salute. Lo stesso vale per i docenti, con dei certificati speciali per chi non può venire. Per i docenti immagino che questa nuova sfida non sia facile, dopo la sfida del trasferimento della scuola in presenza in scuola a distanza ora abbiamo un nuovo switch tra le due. Ci aiuterà a preparare un'altra fase, quella che si aprirà a settembre. Per tutti i bambini, a parte quelli delle scuole elementari, resta l'obbligatorietà: ai docenti dico di tener conto che la scuola è un punto di riferimento ed è importante che i ragazzi ritrovino un luogo loro familiare".

"Sottrarci al dovere di dare un'istituzione importante come la scuola sarebbe stato più semplice dal punto di vista dell'assunzione delle responsabilità ma non sarebbe stato giusto. Sono certo che la scuola saprà fare il suo. Se abbiamo gestito bene quel che è successo è perchè siamo stati uniti, con obiettivi chiari per tutti, e penso che si debba riconoscere che la riapertura della scuola è uno di quegli obiettivi su cui tutti dobbiamo essere d'accordo, nonostante le preoccupazioni che capiamo. Ognuno faccia la sua parte e ce la faremo, con tranquillità e presenza".

"Sulle promozioni e note finali abbiamo già emesso delle direttive, arriveranno le Direttive 3, quelle che riguarderanno questi dettagli e integreranno quanto detto dal Consiglio Federale. Di base il punto di riferimento saranno le conoscenze espresse fino al 15 marzo, con la facoltà dei docenti di valutare con sguardo più largo i loro alunni, dato che li conoscono bene. Non credo ci siano indicazioni molto precisi, la valutazioni alle medie è globale. Per le post-obbligatorie vedremo più avanti quel che riguarda le valutazioni e gli esami".

"Lugano è contraria (leggi qui)? Purtroppo l'idea non si è spostata molto. La sua proposta (leggi qui) non è una riapertura, coinvolgerebbe solo l'ultima classe delle elementari e delle scuole dell'infanzia, facendo restare a casa la maggior parte dei bambini di scuole comunali, per un problema organizzativo, segnatamente quello del servizio di accudimento. Esso è importanza ma non può essere il punto di riferimento, perchè non è la scuola, è un'altra cosa. Non possiamo accettare un modello che nega l'istituzione scolastica e che diventa qualcos'altro. Se ci sono problemi organizzativi ci sono le flessibilità per venire incontro a Lugano, e ad altre sedi, ma in un quadro che mette al centro la scuola che riapre. Lugano, anche Locarno che ha posizione simile, non credo abbiano mezzi e risorse minori rispetto ad altri comuni che sono pronti a riaprire pur con le difficoltà del caso. Dipende molto dall'atteggiamento: se si vogliono risolvere i problemi daremo una mano tutti assieme, se facciamo solo la lista dicendo che non ce la facciamo non è un atteggiamento compatibile col contesto che ho citato prima".

"Se un bambino non sta bene, con tosse, raffreddore e i sintomi che conosciamo, deve stare a casa, per prudenza. Spiegheremo ai direttori di istituto in che casi mandare a casa i bambini, ma quello si sapeva già prima del 15 marzo".

"Il mercoledì pomeriggio resta libero".

Kottanattu: "Manteniamo la distanza sociale anche per i bambini"

"È difficile trarre conclusioni dai dati che abbiamo. Resta fondamentale che se c'è qualcosa di efficace che abbiamo fatto sinora sono le misure igieniche e le distanze sociali, anche aprendo le scuole sarà importante mantenere tutti questi fattori".

"In Ticino abbiamo avuto a metà marzo un caso di sindrome di Kawasaki con un bambino positivo a un bambino. I casi ci sono sempre stati, anche prima della pandemia, li abbiamo sempre trattati. La differenza è che c'è una correlazione col Coronavirus, come abbiamo visto in altri paesi: ma fare un legame causale è difficile. Il sintomo che deve preoccupare è una febbre persistente per cinque giorni. In ogni caso diciamo sempre ai genitori di portare i bambini dal medico se la febbre dura più di due giorni. In ogni caso se un bambino non sta bene va visto da un medico, vorrei precisarlo". 

Merlani: "La sindrome di Kawasaki non è infettiva, è una complicazione di alcune malattie infettive. Non si trasmette dunque. Dottoressa, quali sono le terapie e la prognosi?"

Kottanattu: "Le terapie ci sono, è un'infiammazione delle piccole arterie, in particolare quelle coronariche del cuore. Può portare a complicazioni a lungo termine, per quello serve una diagnosi precoce, un trattamento e poi una presa a carico per anni. La prognosi, se la diagnosi è fatta in modo precoce e il trattamento è iniziato subito, è buona, sempre col rischio di avere complicazioni coronariche a lungo termine".

Merlani: "Fumatori e sierologia"

"Fatico a credere che per i fumatori una patolgoia polmonare possa avereun decorso meno grave. Non mi sento di consigliare a nessuno di fumare, anzi piuttosto consiglio a chi fuma di smettere, l'impatto sui polmoni è favorevole. In un paio di mesi potremo avere dei dati in Ticino: dato che ci ha colto di sorpresa, prima non tenevamo conto di quel dato, ora lo faremo"

"La sierologia al momento può essere usato in casi particolari diagnostici, quando c'è un paziente con sintomi critici per cui il tampone risulta negativo, per poter capire se si tratta di Covid o di qualcos'altro. A livello di salute non useremo questo sistema, non tutti sviluppano anticorpi, altri li perdono. Piuttosto si può pensare al tampone in modo più allargato, prima che la sierologia". 

Pellegrinelli: "115 situazioni diverse"

"115 comuni sono 115 situazioni diverse, dalle città che hanno manifestato resistenze ad altri comuni che non hanno nemmeno una scuola loro ma un consorzio. Preciso che porto la voce dell'ACT e dell'Ente Regionale, non abbiamo però fatto una consultazione a tappeto, abbiamo sentito gli echi di diverse realtà. Le direzioni avranno problematiche organizzative che dipendono dalle dimensioni, dalla popolazione, dalla superficie. Ci sono anche i trasporti che sono una difficoltà. La flessibilità serve alle direzioni per risolvere i problemi. Quello più grosso, come ha detto Bertoli, è doversi preoccupare anche di occuparsi dell'accudimento di chi non è a scuola, sia come personale che come spazio. Alle direzioni aspetta un lavoro gigantesco che faccia stare in piedi tutto il castello. Ci saranno aggiustamenti man mano che si vedono le criticità. Riaprire è un passo da fare, così come sta riaprendo il resto del mondo economico".

"Ricordiamoci che per le medie la base resta l'insegnamento a distanza"

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