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Cronaca
30.11.20 - 14:330

L'appello di Unia al Governo: "No alle aperture straordinarie in dicembre"

Il sindacato al Consiglio di Stato: "Revocare tutte le autorizzazioni di aperture straordinarie domenicali e festive"

TICINO – “Niente aperture straordinarie nel mese di dicembre”. È questa la richiesta che il sindacato Unia ha sottoposto al Governo tramite una lettera aperta. “Domani – si legge – entreremo nel mese di dicembre, mese da sempre difficile per il personale della vendita. Ma che in un anno come questo, diventa decisamente il mese di troppo. Trentuno giorni di lavoro praticamente non stop, con tre soltanto di chiusura (6, 25 e 26), considerando le aperture straordinarie di martedì 8 (festivo) e delle domeniche 13, 20 e 27 dicembre. Giorni che, con i noti problemi di assenze per malattia e quarantene, rischiano peraltro di essere lavorati in totalità dagli stessi e dalle stesse dipendenti, in barba alle leggi in vigore”.

“Uno sforzo – continua la nota – che non possiamo chiedere a quello stesso personale applaudito durante la prima ondata pandemica, ma bellamente snobbato dalle autorità politiche e sanitarie in questa seconda. E che continua a lavorare a condizioni contrattuali precarie e con salariali indegni, anche rispetto agli altri settori in cui si lavora di domenica. La recente richiesta di ritiro delle autorizzazioni straordinarie Black Friday presentata dai sindacati Unia e OCST è stata rifiutata, dopo confronto tra il Consiglio di Stato e le associazioni padronali del settore. Confronto dal quale, ancora una volta, il personale e i suoi rappresentanti sindacali sono stati esclusi. "Piani di protezione condivisi", dice il Consiglio di Stato, "esame riuscito", risponde la DISTI. Mentre la realtà è ben diversa, ed è sotto gli occhi di tutti: i controlli alle entrate dei negozi presenti in marzo-aprile sono spariti, i numeri massimi per filiale non sono più rispettati, i semafori e altri sistemi di filtraggio sono soltanto un ricordo”.

E ancora: “ E all'interno dei negozi, in particolare nei centri commerciali, i raggruppamenti così pericolosi all'esterno diventano innocui. Facile rispettare le regole insomma ... quando le regole non ci sono più, o almeno non sono più le stesse che in marzo. Come non sono più gli stessi i controlli effettuati, essendo venuti a mancare quei supporti legati alla gestione in modalità "Stato di necessità" (ad esempio, forze di polizia impegnate per questo compito, e altri controllori supplementari)”.

Secondo UNIA, “Il personale è quindi abbandonato a sé stesso, tanto "al lavoro non ci si ammala" come ripete il mantra padronale del cantone. Come se 6 persone attorno al tavolo di un ristorante o di una casa privata avessero più possibilità di contagiarsi che 60 in un negozio o 600 in un centro commerciale. Il Dio denaro prevale sulla protezione dei lavoratori e delle lavoratrici: "Switzerland is the new Sweden" parafrasando una serie televisiva di grande successo. Ma senza dirlo, perché questo susciterebbe probabilmente qualche discussione”.

“Nel rispetto delle direttive sanitarie che chiedono di limitare i raggruppamenti di persone e nel rispetto del personale già spremuto all'inverosimile per tutto questo difficilissimo anno, negozi e centri commerciali dovrebbero restare chiusi per almeno un giorno a settimana. Il Sindacato chiede quindi al Consiglio di Stato di revocare tutte le autorizzazioni di aperture straordinarie domenicali e festive di dicembre.”

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