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Cronaca
20.05.21 - 18:200
Aggiornamento: 18:39

Un prelievo del sangue può aiutare a prevedere se il paziente malato di Covid avrà un decorso grave. La scoperta ticinese

Importante studio dell'EOC: è stato riscontrato che il sangue di pazienti con infezione da COVID-19 è particolarmente ricco di nanovescicole di origine infiammatoria. Queste possono contribuire a scatenare anomali processi di coagulazione

LUGANO - Una ricerca svolta completamente in Ticino, appena pubblicata da EOC su eBiomedicine di The Lancet, suggerisce che ci possa essere una correlazione tra specifici marcatori nel sangue di chi ha contratto il COVID-19 e la gravità del decorso della malattia. Una scoperta di peso che si aggiunge ai numerosi importanti risultati ottenuti dall’intensa attività di ricerca dell’Ente sul COVID-19, raccontati da oggi su grazieallaricerca.ch.

L’accesso alla Biobanca EOC, il confronto con i medici per un’analisi clinica delle prognosi e dell’andamento dei pazienti, un laboratorio di ricerca di base presso l’Istituto Cardiocentro Ticino-EOC riferimento internazionale per la ricerca sulle nanovescicole, la disponibilità dei pazienti che hanno dato il loro consenso: sono stati questi gli ingredienti che hanno portato agli interessanti risultati dell’ultima ricerca svolta da EOC in relazione al COVID-19.

Nello studio, fresco di pubblicazione sul portale di biomedicina della prestigiosa rivista The Lancet, è stato riscontrato che il sangue di pazienti con infezione da COVID-19 è particolarmente ricco di nanovescicole di origine infiammatoria. Queste possono contribuire a scatenare anomali processi di coagulazione che concorrono ad aggravare la prognosi del paziente. I pazienti con COVID-19 hanno infatti una maggiore espressione di una proteina particolare - il fattore tissutale - noto per essere un attivatore della coagulazione. Lo studio ha mostrato che il livello di espressione del fattore tissutale era direttamente correlato ai giorni di ricovero e inversamente correlato con il conteggio dei globuli bianchi, entrambi considerati indicatori di prognosi sfavorevole nei pazienti COVID-19.

In sostanza, lo studio suggerisce che un prelievo del sangue a seguito di tampone positivo, potrebbe dare indicazioni importanti per predire la severità della patologia nei pazienti COVID-19.

Il prezioso risultato è solo l’ultimo in ordine temporale di un’intensa attività di ricerca che EOC, grazie al coordinamento dell’Area Formazione accademica, Ricerca e Innovazione (AFRI) e al fondamentale contributo e supporto della Clinical Trial Unit EOC (CTU-EOC), ha portato avanti su svariate tematiche relative al COVID-19. Una notevole mobilitazione di personale e risorse che, sin dalle prime battute della pandemia ha dato contributi decisivi per la cura dei pazienti e per la protezione dal contagio e che oggi si focalizza sui vaccini, studiando in particolare i loro effetti su categorie specifiche di cittadini, come pazienti oncologici e in dialisi, per i quali è fondamentale raccogliere e studiare i dati, come pure sulla valutazione e analisi degli effetti collaterali dei vaccini stessi.

Gli importanti risultati ottenuti sono raccontati in un video che circola da qualche giorno e sulla pagina web grazieallaricerca.ch.

“Un’occasione per sensibilizzare le persone sul grande sforzo che viene fatto in ambito ricerca e sulla concretezza dei risultati per la cura dei pazienti” spiega il Prof. Dr. med. Michele Ghielmini, Capo di AFRI, che continua: “Abbiamo fatto scoperte importantissime, dall’uso di farmaci per l’ipertensione nella cura del COVID-19, sino all’impiego di un cerotto ipertecnologico per monitorare i parametri vitali dei pazienti oncologici malati di COVID-19, solo per citarne alcuni.”

E aggiunge il Prof. Dr. med. Alessandro Ceschi, direttore della CTU-EOC “Il tutto grazie ad un importantissimo lavoro di squadra, che ha origine in una domanda clinicamente rilevante per la cura dei pazienti, prosegue con la concezione e lo svolgimento rigoroso di uno studio clinico e si conclude con l’analisi dettagliata dei dati ottenuti e la condivisione dei risultati, che nel caso ideale trovano un’applicazione diretta nella cura dei pazienti. Come è stato il caso per diversi degli studi che abbiamo promosso e sostenuto”.

Proprio la rilevanza del lavoro di squadra per rendere possibili successi e obiettivi ambiziosi è il secondo grande tema di questa campagna lanciata da EOC. “La ricerca non avviene solo grazie al personale dedicato ed ai partner scientifici, ma anche – e soprattutto – ai pazienti e ai cittadini che si mettono a disposizione per gli studi, ai medici di famiglia e a tutte le associazioni, fondazioni o persone private che la sostengono finanziariamente. A loro va il nostro più profondo ringraziamento”, conclude Ghielmini.

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