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Economia
13.03.20 - 13:490

I sindacati chiedono lo stop. "I lavoratori non possono più essere esposti ai rischi che si vogliono evitare a sportivi o spettatori"

OCST e UNIA, in due comunicati distinti, chiedono sostanzialmente la stessa cosa. Gargantini: "Si stanno moltiplicando gli abusi e i tentativi di scaricare il costo della pandemia sulle spalle di chi lavora"

BELLINZONA – Anche per i sindacati è ora di abbassare le serrande. In due comunicato, OCSTe UNIA sono sulla stessa lunghezza d’onda (un fatto non scontato, visti alcuni screzi negli ultimi anni). Si chiede di fermare le attività produttive non necessarie e al Governo di intervenire a favore di chi si troverà in difficoltà.

Per OCST, scrive il Segretariato cantonale, Renato Ricciardi. “La reazione importante di questa mattina del governo ticinese mostra la necessità di agire tempestivamente anche in altri ambiti. Il sindacato OCST, si unisce alla voce degli altri sindacati e come già chiesto ieri insiste sulla necessità di chiudere le attività economiche non necessarie, e di proteggere in modo compiuto le lavoratrici e i lavoratori che, per garantire alcune importanti necessità a servizio della comunità, dovranno continuare ad esporsi. Torniamo a chiedere alle aziende: dimostrate senso di responsabilità, non è ora il momento di pensare alla redditività! A sostenervi dovrà essere la politica alla quale chiediamo interventi tempestivi”.

La richiesta è di aiutare chi si sta impegnando a favore della collettività, ma Ricciardi ammonisce anche le lavoratrici e i lavoratori: “non accettate condizioni inaccettabili. Chiedete condizioni di lavoro adeguate e protette, è un servizio che fate a voi, alla vostra famiglia e alla comunità intera”.

Più lunga e articolata la presa di posizione di UNIA, a firma di Giangiorgio Gargantini. “In linea con quanto richiesto da più parti e già proposto in molti paesi, fermarsi è l’unica misura realmente efficace per arginare questa emergenza. Nella maggior parte dei posti di lavoro non vengono garantite, o peggio non è possibile garantire, le misure di protezione della salute e di sicurezza adeguate, definite dalle autorità competenti. E abbiamo constatato come nel mondo del lavoro si stanno moltiplicando gli abusi e i tentativi di scaricare il costo di questa pandemia sulle spalle dei lavoratori”, accusa.

“Le stesse considerazioni effettuate dal governo questa mattina e negli scorsi giorni (chiusura delle scuole, sospensione di eventi pubblici per evitare assembramenti, sospensione di eventi sportivi e culturali, …) devono valere anche per i lavoratori e le lavoratrici. Perché per essere efficaci questi provvedimenti devono impedire tutte le situazioni che producono concentrazioni di persone. Portiamo ad esempio le realtà di fabbriche o magazzini con decine e in alcuni casi centinaia di lavoratori quotidianamente a contatto, o quello di aziende che invitano i lavoratori ad alloggiare in dormitori stipati a decine. Nel terziario, impensabile lasciare aperti saloni di bellezza e centri commerciali al di là di punti vendita di beni essenziali. I lavoratori e le lavoratrici non possono più essere esposti ai rischi che si vogliono evitare a sportivi o spettatori. La tutela della salute delle lavoratrici e dei lavoratori e la difesa della salute pubblica devono essere anteposti ad altre considerazioni di tipo economico. Misure come la chiusura delle dogane o il blocco del rilascio dei permessi sono nel migliore dei casi superate dagli eventi, ed oggi puramente propagandistiche”.

Ma per UNIA servono delle certezze per chi non lavora. “Ovviamente le lavoratrici e i lavoratori devono poter rimanere a casa avendo la certezza del salario e del mantenimento del posto di lavoro per tutto il tempo che durerà l’emergenza sanitaria. Esistono gli strumenti necessari a rispondere a questa necessità, in primis – come già sottolineato più volte anche dal governo – la richiesta di lavoro ridotto. Questa misura deve essere estesa anche ai lavoratori delle agenzie interinali, che più di altri stanno pagando il conto di questa emergenza e che al momento non hanno diritto a questo genere di indennità”.

E visto quanto precede, il Sindacato UNIA Regione Ticino e Moesa chiede:

“1. La valutazione immediata da parte dell’autorità cantonale del blocco immediato di tutte le attività produttive, ad esclusione di quelle essenziali alla collettività.
2. Laddove necessario, l’implementazione di misure più efficaci per la protezione di lavoratori e lavoratrici che dovranno comunque garantire la continuazione della loro attività lavorativa. Tra queste, l’istituzione di un sistema di accoglienza per i figli di chi sarà chiamato a queste attività.
3. L’agevolazione dell’accesso al lavoro ridotto e l’estensione delle indennità ai lavoratori interinali.
4. Il divieto assoluto di licenziamenti per tutto il periodo in cui le aziende beneficeranno del lavoro ridotto”.

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