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Marco Zucchi e Christian Jurgen
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13.01.20 - 12:300
Aggiornamento: 14:02

"Nella malattia, il suo modello fu Lance Armstrong. Quando lo vidi l'ultima volta, diede lui coraggio a me per un programma"

Sono molti i tributo a Zucchi, deceduto ieri. In una nota il Festival di Locarno lo definisce "un'immagine tanto bella quanto sincera". Toccante il ricordo dell'amico e direttore del festival di Zurigo Jurgen: "Oggi è libero dalla sofferenza"

COMANO – La scomparsa avvenuta ieri all’età di 49 di Marco Zucchi, giornalista cinematografico della RSI, malato da tempo, sta suscitano grande commozione non solo negli amici e nei colleghi (toccante il ricordo di Canetta) ma anche di chi lo ha conosciuto come professionista competente e appassionato.

 Il Festival di Locarno gli ha reso omaggio con una nota. “Il su era un sorriso che raccontava cortesia e passione. Marco Zucchi, scomparso a soli 49 anni dopo una battaglia sfortunata contro la malattia, era un'immagine tanto bella quanto sincera del cinema al di qua dello schermo. Di chi il cinema lo guarda, lo assorbe e poi lo condivide lasciando dettare il racconto alle emozioni. Ecco, Marco era l'emozione del cinema. Quella che fa brillare gli occhi e poi, nel suo caso, muove la voce. Quella che ad ascoltarla raccontarsi ti viene voglia di andarci, al cinema. Marco era un professionista e amico leale, un compagno di strada capace e umile. In radio come in televisione la sua voce e i suoi occhi arrivavano puntualmente secondi. Prima ad arrivare era la sua passione. La passione di chi segue il cinema in ogni sua sala, teatro e Festival per portarlo in ogni autoradio, televisore o computer. Marco Zucchi è stato e rimarrà il bellissimo pezzo di strada percorso insieme”.

Anche il direttore artistico del Festival del cinema di Zurigo Christian Jurgen gli ha dedicato un lungo pensiero social. I due erano amici e hanno lavorato insieme più volte, il modo di divulgare il messaggio cinematografico di Zucchi è definito da Jurgen “per la gente comune. La Svizzera ha perso uno dei suoi critici cinematografici più competenti, laboriosi e curiosi. (..). Appassionato, sempre preparato e competente, ha riferito sull'intero spettro del cinema, dai cambiamenti economici di Hollywood ai documentari sperimentali. (…) Marco era istruito, conosceva la storia del film, ma era contrario a qualsiasi confusione ”.

Ma non mancano tanti ricordi personali. .”Anche a Cannes, è sempre stato uno di quei colleghi per i quali un quarto o quinto film al giorno era più importante della cena - anche se era un vero buongustaio e mi dava molti consigli sui ristoranti, a Cannes, Locarno, Lugano o Castiglione della Pescaia”. Giocavano insieme a calcio, Zucchi era milanista.

Jurgen racconta che “quando aveva realizzato il suo sogno di famiglia, la malattia lo ha colpito di nuovo. Marco però ha tenuto sempre il morale alto, il suo modello di riferimento in questo senso fu Lance Armstrong, che sconfisse il cancro. (…). Ero stato a trovarlo a Brissago, in clinica, era triste per aver perso il Festival di Venezia però deciso a rimettersi in salute per quello di Zurigo. In ottobre era a Zurigo - "ironia della sorte", come la chiamava lui stesso. Ma non al festival del cinema, ma all'ospedale universitario, dove sperava in un aiuto. Invano. Sono stato a trovalo poco prima dei Master ZFF con Oliver Stone, che avrei dovuto moderare. Ero nervoso - e il malato terminale Marco mi ha aiutato con le sue parole. Lui era così! Purtroppo un ultimo incontro concordato a Chiasso presso i suoi genitori non è stato più possibile. Oggi Marco è stato liberato dalla sua sofferenza”.

Con tanta gratitudine l'ha ricordato anche la giornalista Roberta Nicolò. "L’amore per il cinema è ciò che lega ognuno di noi, redattrici e redattori di cinema. Perché senza l’amore e la passione come l’accenderemmo la bellezza della vita? Vita che il cinema ci mostra ogni giorno. E non solo a chi “di cinema se ne intende” ma a tutti coloro che, in sala o seduti sul divano di casa, in ogni parte del mondo, si emozionano davanti a un’immagine. A coloro che si sentono meno soli di fronte a una storia. Che evadono dalla realtà sulle ali di un film. Tu Marco quelle emozioni non solo le hai vissute, ma le hai anche trasmesse a tanti! Hai saputo portare il cinema nel cuore della gente. Mi hai spronata a raccontare la magia di un film, con la tua infinita professionalità, ma soprattutto la tua grande passione e umiltà. Hai condiviso la tua esperienza con generosità infinita. Hai sempre saputo dirigere con gentilezza e ensibilità.
“Roby divertiti”. Ero tesa. Con la paura di non essere alla tua altezza. Non abbastanza preparata di fronte al microfono di Ciak News della RSI. E su quel tuo “divertiti” scorrevano le immagini di una ragazzina trepidante in una calda notte d’estate davanti a Nosferatu il vampiro di Murnau. Quante notti, da quella prima, a guardare film! In quel fuoco d’emozione, nato dal bianco e nero d’altri tempi, mi rifugio ogni volta che il dubbio mi assale. “Roby, divertiti!” Grazie Marco! Grazie davvero!"

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