ticinolibero
Cronaca
26.10.16 - 15:220
Aggiornamento: 21.01.22 - 14:40

Un dialogo immaginario per far intendere che le Officine vanno chiuse. «Meyer, rispetta i ticinesi!»

Il CEO di FFS ha fatto infuriare Pronzini e Nadia Ghisolfi con un dialogo immaginario fra un ipotetico capo delle Ferrovie e il sindaco bellinzonese dal 1877 al 1905 Molo. I sottintesi non piacciono al Ticino

BELLINZONA - Le FFS, e soprattutto il suo CEO Andreas Meyer, sono di nuovo nel mirino del Ticino. Dopo la promessa di un presidio a favore delle Officine di Bellinzona in occasione della visita di Meyer, Matteo Pronzini si è arrabbiato di fronte a un fascicolo dal titolo "Visioni e apparizioni in Ticino", redatto da Hanspeter Gschwend. La prefazione è dello stesso Meyer, poi viene inscenato un dialogo fra un personaggio di fantasia, tale Lukas Bergmann (letteralmente, "uomo venuto dalle montagne"), a capo delle FFS, giunto a Bellinzona il giorno dell'apertura della linea di base, e il sindaco della città Giuseppe Molo, alla guida di Bellinzona dal 1877 al 1905, che ebbe un ruolo chiave nell’insediamento di quelle che oggi sono le Officine FFS. Secondo Pronzini, l'intento del dialogo è chiaro: «fare “maturare” tra i ticinesi l’idea che l’Officina FFS di Bellinzona debba essere liquidata. E non si ha neppure il coraggio di dirlo a chiare lettere: si fanno parlare i morti pur di giungere ai propri fini!». Nella sua interpellanza, il deputato MPS riporta alcuni passaggi dei dialoghi (fra cui uno in cui Bergmann dice: «Pure noi, come il Ticino stesso, abbiamo bisogno di un’officina per la manutenzione e le riparazioni. Ma la questione è: deve per forza esser a Bellinzona?») e commenta: «proprio a Giuseppe Molo, che ci si premura di descrivere come ispirato da generose sorsate di grappa, vengono infatti messe in bocca affermazioni gravi: i ticinesi vengono dipinti come persone senza spirito di iniziativa, capaci solo di lagnarsi, con una “mentalità da questuanti” sempre in attesa che siano le élite svizzere tedesche a trovare una soluzione ai loro problemi, fornendo nuove commesse alle Officine. Ci si potrebbe addirittura chiedere se questa pubblicazione non contenga una certa forma di razzismo da parte delle élite del nord verso la popolazione del ticino (il sud)». Pronzini pone dunque una serie di domande al Consiglio di Stato, partendo appunto dall'immaginario dialogo: «1. Condivide, quanto indicato tra le righe, vale a dire che gli odierni rappresentanti istituzionali ticinesi, a differenza di quelli del passato, avrebbero un atteggiamento servile, si genuflettono, si prostrano in inchini e hanno una mentalità da questuanti nei confronti di Andreas Meyer e della direzione FFS? 2. Che pensa il CdS dell’affermazione secondo cui la popolazione ticinese e i suoi rappresentanti, in una presunta contraddizione tra orgoglio e mentalità di questuanti, vogliono essere padroni di se stessi e, contemporaneamente, pretendono di ricevere un sostegno sostanzioso? 3. Nel testo viene indicato che il Centro di competenza mobilità sostenibile e ferroviaria di Bellinzona, che ufficialmente gode del supporto delle FFS, ne è tuttavia una spina nel fianco. Non vi sarebbe riscontro, non vi sarebbe spirito d’iniziativa e non vi sarebbe nessuna forza motrice. Conferma che le FFS non hanno versato un franco per la costituzione della fondazione e che le stesse, contrariamente a quanto sottoscritto, non hanno ancora portato un solo progetto al Centro di competenza? 4. Conferma  che le FFS non stanno rispettando gli accordi sottoscritti con le istituzioni ticinesi, i rappresentanti sindacali e del personale in materia di volumi di lavoro presso le FFS? 5. Quali sono le nuove composizioni dei convogli che per mancanza di spazio le FFS non possono portare all’Officina di Bellinzona? 6. Dove sostano i Cargo? 7. Quali sono le possibili infrastrutture per le innovative tecnologie di manutenzione che non possono essere installate a Bellinzona? 8. Condivide il CdS l’affermazione secondo la quale dal sedime dell’Officina l’industria deve retrocedere e far posto a un moderno centro immobiliare con tanto, tanto verde? 9. Non pensa il CdS che il signor Andreas Meyer il suo pennivendolo dovrebbero aver un po’ più rispetto sia del defunto sindaco di Bellinzona Giuseppe Molo sia della popolazione ticinese e delle sue autorità? 10. Non pensa necessario inviare al Consiglio d’Amministrazione delle FFS e al Consiglio Federale una formale nota di biasimo per questo ennesimo maldestro e goffo atteggiamento arrogante del signor Andreas Meyer? 11. Come valuta il CdS le possibilità di un esito positivo delle discussioni che le FFS vogliono promuovere per lo sviluppo di una “prospettiva globale” in Ticino sulla base di simili opinioni? 12. Non ritiene opportuno ricordare alle FFS, per esempio, la collaborazione e lo spirito positivo che hanno permesso in Ticino di sciogliere tutti i dubbi sul tracciato di Alptransit, mentre negli altri cantoni interessati i contrasti hanno persino minacciato la realizzazione del progetto? 13. Non pensa che per un immaginario dialogo tra il signor Andreas Meyer ed un personaggio del passato invece di utilizzare l’autorevole sindaco Giuseppe Molo sarebbe stato più appropriata la figura del principe indiano Tewanna Ray che negli anni venti del secolo scorso per un certo periodo risiedette a Bellinzona?». Ad essere indignato dall'opuscolo non è comunque solo Pronzini. Nadia Ghisolfi, in rappresentanza del sindacato del servizio pubblico, transfair, ritiene che «offende profondamente la popolazione del Canton Ticino ed i suoi defunti. Nel testo si dipingono i ticinesi "come persone senza spirito di iniziativa, capaci solo di lagnarsi, con una “mentalità da questuanti” sempre in attesa che siano le élite svizzere tedesche a trovare una soluzione ai loro problemi, fornendo nuove commesse alle Officine”. Prosegue poi in un dialogo dal quale emerge chiaramente la posizione secondo la quale le Officine di Bellinzona non abbiano più senso laddove posizionate e/o scopo di esistere». «Questo modo di affrontare un tema così importante e delicato, sentito dalla popolazione ticinese, è fuori luogo e sa di presa in giro. Il sindacato transfair invita ad un approccio diverso, diretto e trasparente, tanto più che le occasioni di scambio e discussione sulle Officine non mancano, così come le innumerevoli domande e rivendicazioni formulate nel corso degli anni da parte della Commissione del personale delle Officine, i Sindacati, e l’Associazione giù le mani dalle Officine», conclude la nota.
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