ticinolibero
Cronaca
06.05.17 - 17:300
Aggiornamento: 21.01.22 - 14:40

Una piccola Chernobyl in Italia. Cè il rischio di contaminazione di amianto, e qualcuno teme che l'incendio sia doloso

È accaduto nell'Agro Pontino, a prendere fuoco una discarica di rifiuti speciali. Finestre e sucole chiuse in 21 comuni, ecco il racconto di un giornalista italiano che si trovava sul posto

di Roberto Giovannini*

La colonna di fumo torreggia nera nel cielo. La puzza di plastica bruciata è fortissima, qui sulla via Pontina Vecchia. Siamo a poche decine di metri dalla Eco X di Pomezia, località Cinque Poderi, dove dalla mattina uno stabilimento di stoccaggio e lavorazione di rifiuti della plastica pieno di tonnellate di materiale sta bruciando per cause ancora sconosciute, costringendo a un massacrante e certo non salubre lavoro di spegnimento tanti Vigili del Fuoco.

È nettissima la sensazione che la mascherina che stiamo indossando non ci proteggerà come vorremmo dalla diossina, dalle polveri sottili, dai solventi e forse anche dall' amianto che si sta diffondendo per chilometri nel cielo della campagna laziale a Sud di Roma, a cavallo della colonna di fumo.

Ore per domare l' incendio L' incendio è scoppiato alle otto di mattina. Gli operai della Eco X erano arrivati già da mezz' ora, sono stati sorpresi dalle fiamme, e sono scappati a gambe levate. I pompieri sono arrivati rapidamente, con un consistente dispiego di uomini e mezzi, ma soltanto nel tardissimo pomeriggio le fiamme erano sotto controllo: a dimostrarlo, anche il cambiamento del colore della nuvola di fumo, sempre più chiaro.

Del grande capannone non è rimasto granché: qualche muro di mattoni, tutto il resto è bruciato. Sicuramente c' erano molte tonnellate di plastica e carta - la Eco X raccoglieva e lavorava per il settore del riciclo di questi materiali - sicuramente c' erano diversi fusti pieni di gasolio. Forse il tetto della struttura era coperto di materiale contenente amianto: grosso problema. Accanto alla Eco X, poi, c' era uno stabilimento cinematografico chiuso da sei anni, ma dentro c' erano ancora centinaia di «pizze», di pellicole cinematografiche, oltre a molti rifiuti vari accumulati nel tempo. Tutto bruciato. La Procura di Velletri, intanto, ha aperto un' inchiesta per rogo colposo.

Le misure di emergenza Se in mattinata il fumo pestilenziale che brucia la gola si era diretto verso la triste (ma popolosa) zona costiera di Torvaianica, nel pomeriggio il vento è girato, e la nuvola tossica si è diretta verso i Castelli, coprendo la zona ad alta intensità agricola vicino a Pomezia.

Che succederà alle persone e ai prodotti agricoli circostanti?
I tecnici dell' Arpa del Lazio, l' agenzia ambientale, sono venuti appena possibile a cominciare i controlli. "Al momento non risultano persone intossicate. Ci sono stati episodi di paura, come capita in questi casi, ma la situazione è per fortuna sotto controllo" spiega il giovane sindaco di Pomezia Fabio Fucci, tornato a visitare il luogo del disastro.

Dalla mattinata ha disposto tra l' altro la chiusura delle scuole nel raggio di 2 km dal rogo, l' evacuazione delle case nel raggio di cento metri, ha detto ai cittadini di stare in casa tenendo le finestre chiuse, limitare al massimo gli spostamenti, lavare bene frutta e verdura del proprio orto. Poi in serata Virginia Raggi, come sindaco della Città metropolitana, ha esteso queste indicazioni a ben 21 Comuni della ex Provincia di Roma. "Ci vorranno alcuni giorni, 4 o 5, per sapere se ci sono rischi per l' ambiente" spiega Marco Lupo, direttore generale dell' Arpa Lazio.

I sospetti del sindaco Fucci Fucci è un po' famoso: nei verbali delle intercettazioni di Salvatore Buzzi era stato definito "incorruttibile". Proprio qualche giorno fa contro una finestra degli uffici comunali (deserti) era stata lanciata una tanica piena di benzina, poi infiammata. Gli chiediamo se ha qualche sospetto su quello che è accaduto alla Eco X.

"Quando si ha a che fare con la gestione dei rifiuti", risponde "tutto è possibile. La convivenza tra impianti di questo tipo e territorio non è mai serena, e c' erano già stati esposti da parte di alcuni cittadini nei confronti dell' azienda". Il Comune aveva effettuato le sue verifiche con gli agenti della polizia locale, e le risultanze, spiega Fucci, "erano state girate alle autorità competenti per le opportune valutazioni".

Insomma, alla Eco X non tutto filava, pare. Qualche cittadino aveva denunciato la presenza in azienda e fuori da essa di cumuli di materiale che invece non ci dovevano essere. Carlo Nico, funzionario dei Vigili del Fuoco, dice che lo stabilimento non era dotato di idranti; sicuramente i rifiuti non bruciano per autocombustione.

Da questa mattina, a incendio spento, cominceranno le indagini di polizia giudiziaria per stabilire le cause del rogo. Quel che è certo è che nella zona da troppo tempo si verificano problemi legati al ciclo dei rifiuti: un anno fa un incendio alla discarica di Roncigliano, a dieci chilometri. Il presidente di Legambiente Lazio Roberto Scacchi dice che "circolavano voci di vendita della Eco X".

E i deputati e senatori di M5S della Commissione d' inchiesta sui Rifiuti chiedono un' indagine parlamentare: "È dall' estate del 2015 che questa escalation di incendi sembra una vera e propria guerra dei rifiuti. Roghi in impianti di riciclo, compostaggio, stoccaggio, in tutta Italia. Una situazione che perdura da anni che può non essere assolutamente casuale".

*giornalista de "La Stampa"
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