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Cronaca
10.03.16 - 17:190
Aggiornamento: 21.06.18 - 14:17

«Quei post non mettono in discussione il posto di lavoro della docente?»

Dei volantini anonimi hanno fatto scoppiare il caso-Guscio. L'Assemblea degli studenti del liceo di Bellinzona prende posizione con una durissima nota

BELLINZONA - La granconsigliera leghista Lelia Guscio è al centro della cronaca in questi giorni. Settimana scorsa aveva inoltrato un'interrogazione, chiedendo quanto fosse opportuno che libri tipo la serie di After, definiti hard, compaiano nelle biblioteche delle scuole. Mercoledì, nella scuola dove è docente di inglese sono comparsi dei volantini, in cui la si accusa di ipocrisia, accennando alle pagine con le pubblicità erotiche sul Mattino. C'è però anche un'altra accusa: «l'atto parlamentare parrebbe essere coerente con quelli che dovrebbero essere i principi di ogni insegnante. Purtroppo, scavando nel passato turbolento risalgono episodi di non poco conto che vanno a scontrarsi con la sua attività professionale e politica. Infatti, alcuni anni fa, dopo un ricorso da parte di un'allieva sulla nota finale, la signora Guscio si è permessa di minacciare di morte pubblicamente (su Facebook) la studentessa in questione». Dunque, «meglio morto che porno?» In effetti, andando a vedere la bacheca della deputata leghista, si trova un post relativo al ricorso. «No problem, non cambierà nulla anche se la ricorrente ha pensato bene di infierire sullo stato di salute della sottoscritta e sulla preparazione dei suoi supplenti», e poi, in un commento, «no problem, non mi conosce, la faccio morire». Ai tempi, Guscio fu sanzionata con una multa per quanto scritto. Gli allievi, però, chiedono di più. «Fare ricorso per una nota è un diritto di tutti gli studenti. Un atteggiamento simile è inaccettabile da parte di una docente e parlamentare», ha detto il coordinatore del Sindacato degli Studenti Zeno Casella a tio.ch. Ha preso posizione, con durezza, anche l'assemblea degli studenti del Liceo di Bellinzona, che giudicano il post della leghista «offensiva e totalmente inadatta ad essere pronunciata da una docente». Come Casella, insistono sul diritto di ricorso degli allievi, messo a loro dire in avviso in ridicolo da Lelia Guscio, il cui «atteggiamento ci rende piuttosto scettici sulle reali capacità del docente in questione di svolgere la propria professione». Non conoscono gli autore del gesto e non condividono il modo adottato, «ma non ci sentiamo di condannare totalmente quanto avvenuto, semplicemente poiché vengono riportate informazioni veritiere di cui la maggior parte degli studenti non era a conoscenza». Una multa, si domandano, è sufficiente. E infine un'altra stoccata. «Abbiamo appreso che la docente è stata sanzionata per questo inqualificabile episodio, a seguito di un’inchiesta amministrativa condotta dal DECS e conclusasi con una multa. A questo punto noi, come rappresentanti degli studenti, chiediamo che vengano resi pubblici i risultati di tale inchiesta, e in particolare l’entità della sanzione. E, infine, ci chiediamo: è giusto liquidare quanto successo con una multa? Per delle minacce di morte su un social network è corretto che il posto di lavoro dell’insegnante non venga neanche messo in discussione?» Lelia Guscio al momento, pur avendo visto i volantini anonimi, non rilascia dichiarazioni.
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