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Cronaca
10.02.20 - 17:200

Forse il 92enne aveva sbagliato strada... "Smettiamola con la consuetudine di non farli guidare per non limitarli"

Secondo Riccardo Pfister dell’Associazione svizzera maestri conducenti "la libertà che ciascuno ha di muoversi con l’auto finisce se nel farlo si mette in pericolo la libertà e la sicurezza degli altri”

RANCATE - Probabilmente è stato un tragico errore. Il 92enne che ha causato un maxi incidente allo svincolo di Rancate, trovando la morte sul colpo, secondo quanto dicono persone a lui vicine a ticinonews.ch, non prendeva mai l’autostrada.

A Mendrisio lo si vedeva spesso, arrivava in auto e parcheggiava prima di fare la sua passeggiata. Ma certo, l’autostrada è un’altra storia e potrebbero averlo confuso i numerosi cambiamenti avvenuti in questi anni. Infatti, al Corriere del Ticino, una donna che ha rischiato l’impatto con lui ha parlato di un’espressione spaesata. 

L’ipotesi è che l’anziano si sia reso conto di aver sbagliato strada e sia andato in confusione, facendo inversione di marcia a Capolago: ma finendo così in contromano!

L’incidente ha scatenato il dibattito sull’opportunità per persone di una certa età di guidare. Addirittura la prima visita di idoneità è stata alzata da 70 a 75 anni. Per Riccardo Pfister dell’Associazione svizzera maestri conducenti “una volta verificata l’idoneità psicofisica dell’anziano andrebbe interpellato sempre il consulente di guida per testare le competenze per poter partecipare al traffico. Servirebbe una verifica delle competenze: il consiglio è di cominciare presto, solo così si può migliorare e avere una visione della circolazione stradale moderna più sicura. Quando avviene troppo tardi viene percepita come una mannaia che toglie alla persona anziana la possibilità di muoversi in maniera indipendente”.

Al CdT è però deciso: “Bisogna smetterla con la consuetudine di non dire all’anziano di non guidare più per paura di limitarlo: sappiamo che è difficile fare questo discorso, ma la libertà che ciascuno ha di muoversi con l’auto finisce se nel farlo si mette in pericolo la libertà e la sicurezza degli altri”.

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