Politica
16.01.16 - 16:430
Aggiornamento: 19.06.18 - 15:43
Pinoja, Del Don, Tuto Rossi... e i mille sassolini di Athos Ambrosini
Pane al pane, vino al vino: il candidato alla presidenza dell'UDC non si fa problemi nel criticare la linea dei vertici del suo partito
BELLINZONA - Ultima settimana di presidenza dell'UDC per Gabriele Pinoja, che in un'
intervista ha parlato di errori nel gestire i rapporti con la Lega. «Meglio tardi che mai che Pinoja ammetta l'errore, ora speriamo ammetta pure tutti gli altri!», sbotta da noi contattato Athos Ambrosini, presidente dell'UDC del Bellinzonese e candidato alla presidenza del partito a livello cantonale. «Come già detto la Lega non è il nostro avversario, ma lo sono semmai i socialisti. Serviva un atteggiamento per lo meno corretto nei loro confronti senza inutili attacchi. Se si devono muovere delle critiche, esse devono essere puntali, dato che ovviamente non si può andare d'accordo su tutto, ma non vanno bene nemmeno sostegni aperti come c'erano stati a Lugano al sindaco uscente Giudici anziché al candidato leghista Borradori, quando eravamo concordi nel sostenere i nostri candidati e non quelli degli altri partiti».
Pinoja sostiene che la maggior differenza fra voi e la Lega sia nell'elettorato: quello leghista è più populista. Lei cosa pensa di una possibile fusione?«Secondo me non è una questione di elettorato ma di posizioni diverse su tematiche puntuali. La questione della fusione è difficile da affrontare in quanto l'UDC è un partito nazionale mentre la Lega è un movimento cantonale. Dovrebbe essere la Lega a confluire nell'UDC, dotandosi di statuti, con delle elezioni interne, fattori che non hanno poiché come movimento sono organizzati come meglio credono».
Ha detto che la Lega dovrebbe confluire nell'UDC. Pinoja ha invece parlato di una possibile adesione al vostro partito di AreaLiberale. Lei però era contrario all'alleanza elettorale (La Destra) con il partito di Morisoli e Pamini. Come mai?«Sta ad AreaLiberale deciderlo. Con loro abbiamo un accordo valido fino al 2019. Era palese che rinunciando al nome e all'identità UDC andassimo incontro al fallimento, per lo più definendoci apertamente di destra abbiamo prestato il fianco agli attacchi di chi poi ci ha definiti di estrema destra, mentre l'UDC ha per definizione una forte componente moderata e di centro».
Sempre secondo Pinoja la querelle fra lei e Orlando Del Don sarebbe un problema elettorale e di leadership.«Non è assolutamente vero. Del Don è stato espulso dalla direttiva del distretto e non sono stato nemmeno io a proporre il provvedimento. La decisione è stata presa dopo una procedura disciplinare di due mesi. Attualmente so che è lo stesso Del Don a chiedere la mia espulsione ed ha presentato delle accuse a Pinoja. Ho chiesto a Pinoja di mostrarmi di che cosa sarei accusato e lui mi ha detto che non ha neppure letto le accuse, ma che ritiene le motivazioni accettabili. Però non me le vuole far sapere... . Se temo per una mia espulsione? Mi piacerebbe sapere su che base! Per di più, sono accusato da una sola persona che si è già contraddetta molte volte, mentre Del Don è stato espulso da un intero distretto».
Tornando a Pinoja, il quale pensa che i rapporti fra base e vertice siano buoni... .«Non ricordo nemmeno più quanti aderenti abbiamo perso nell'ultimo quadriennio: l'unico consigliere comunale che avevamo a Mendrisio, il presidente del distretto di Lugano, una vicepresidente, un municipale a Gerra e tantissimi altri… in buona parte a causa del comportamento di Pinoja e dei suoi fedelissimi. È stato completamente assente, noi a Bellinzona in quattro anni non lo abbiamo mai visto ad una sola riunione e, non solo da noi, il partito cantonale ha portato problemi, per esempio con l'imposizione di una candidatura assurda alle ultime cantonali».
Davvero fatica ad accettare la presenza di Tuto Rossi nell'UDC?«In un'associazione c'è il diritto di non accettare un nuovo membro. Basterebbe leggere il Codice civile svizzero, così come i nostri statuti. Noi non abbiamo accettato la domanda di adesione di una sola persona nello scorso quadriennio, e per motivi secondo noi estremamente validi. Nello specifico si trattava di un ex socialista con precedenti penali alle spalle, il protagonista di uno dei maggiori scandali ticinesi degli ultimi 20 anni. Vorrei specificare che nessuno del distretto lo voleva sebbene la sua candidatura fosse sostenuta da personaggi come Pinoja, Chiesa e Marchesi, l'unico possibilista era il signor Del Don. Ma forse sbagliamo noi a considerare grave un buco di 21 milioni in BancaStato».