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21.11.24 - 12:530

Autonomia dei Comuni, l’interrogazione di Cotti e Speziali: “Semplificare, non aggravare”

I due deputati chiedono al Governo misure concrete per semplificare la burocrazia che frena edilizia, pianificazione e istruzione, limitando la flessibilità degli enti locali e dell'economia

di Giuseppe Cotti e Alessandro Speziali*

Il tema della burocrazia e dell'eccesso di regolamentazione è da tempo al centro delle riflessioni pubbliche e istituzionali. Numerosi atti parlamentari sono stati presentati negli ultimi anni. Già nel 1991, Eros Ratti metteva in guardia contro una crescente burocratizzazione e centralizzazione, descrivendola come un fenomeno che, per sua natura, ha generato “la necessità dell'emanazione di tutta una gamma di leggi e regolamenti (talvolta asfissianti e opprimenti)” (Eros Ratti, Il Comune, Volume 1, pag. 42). Ratti evidenziava come questa complessità normativa avesse creato "l'impellente esigenza della creazione di organismi di controllo e di verifica; organismi talvolta, nel numero, al di là del ragionevole" (Eros Ratti, Il Comune, Volume 1, pag. 41-42). Una densificazione normativa, sottolineiamo noi, che va ben oltre alle reali necessità del buon funzionamento dello Stato e delle varie politiche pubbliche. Un vero e proprio automatismo dettato anche da una cultura della regolamentazione e della deresponsabilizzazione che si rivela essere controproducente per la maggior parte dei cittadini.

Sebbene società ed esigenze siano mutate nel tempo, e le problematiche siano oggi più complesse, la critica di Ratti resta attuale. L’esperienza di municipale permette di constatare direttamente quanto, in vari ambiti, le normative siano diventate sempre più dettagliate e rigide, con un impatto negativo sulla flessibilità operativa degli enti locali e dell'economia privata – e spesso dello Stato stesso. In particolare, nei settori dell'edilizia, della pianificazione territoriale e persino dell’educazione, la complessità normativa impone obblighi gravosi, comportando costi e rallentamenti sia per le amministrazioni locali sia per i privati, con un effetto disincentivante sugli investimenti e sulle iniziative di sviluppo.

In ambito edilizio, le normative impongono spesso parametri stringenti riguardo a spazi, materiali e criteri di sicurezza e salubrità per edifici sia pubblici che privati, senza considerare le specificità dei singoli contesti o l'effettiva necessità delle misure. Si moltiplicano le direttive tecniche per l'edilizia pubblica (ad esempio, schede tecniche per l’edilizia scolastica) e privata, insieme alle normative professionali in ambiti come la protezione antincendio, la sicurezza sanitaria, l'efficienza energetica, l'insonorizzazione acustica, etc., richiamate nella legislazione cantonale. Sul grado di dettaglio di numerose normative e sulla proporzionalità delle stesse vi sarebbe ampio margine di discussione. Anche le direttive per la gestione di cantieri e lavori pubblici hanno raggiunto un tale livello di complessità da richiedere frequentemente la presenza di consulenti specifici; ciò determina tra l’altro un notevole dispendio, anche finanziario.

La procedura per l'approvazione dei Piani Regolatori (PR) e delle loro modifiche è particolarmente complessa e articolata, richiedendo l'intervento di più enti e l'osservanza di passaggi formali che spesso risultano ridondanti. Tale iter, con numerosi livelli di verifica e approvazione, si traduce in tempi di attesa considerevoli, rallentando l’attuazione di progetti essenziali per lo sviluppo locale. Non è un’esagerazione affermare che, non di rado, un piano regolatore che ha concluso l’iter di approvazione risulta già superato (e la valorizzazione del territorio non ne giova). Questa lentezza burocratica non solo impone costi aggiuntivi, ma frena il dinamismo territoriale, con un impatto negativo sui progetti pubblici e sugli investimenti privati, cui talvolta si rinuncia persino.

Anche in ambito educativo sono state introdotte misure dettagliate e obblighi documentali che, se da un lato rispondono a esigenze di monitoraggio e trasparenza, dall'altro impongono un carico amministrativo significativo, non solo ai docenti ma anche al personale di supporto e ai dirigenti scolastici. In particolare, emerge la questione della rigidità dei criteri di assegnazione dei docenti di appoggio, che vengono designati secondo parametri numerici, senza approfondire le effettive necessità delle classi in termini di supporto (malgrado auspici espressi anche a livello parlamentare). Tale approccio limita l’autonomia delle singole direzioni scolastiche e la capacità di risposta delle scuole, vincolando risorse senza tenere conto delle reali esigenze e riducendo così l'efficacia degli interventi di supporto.

Questi esempi, sebbene rappresentino solo una parte delle difficoltà, evidenziano come l'eccessiva regolamentazione (e centralizzazione) possa generare inefficienze, rallentare lo sviluppo e complicare l'attuazione di interventi utili per la comunità. Anche in altri ambiti, come la sicurezza pubblica e la socialità, vi sono certamente margini di miglioramento per alleggerire i carichi burocratici e rendere più agevole la gestione delle attività e l'erogazione dei servizi.

La presente interrogazione non intende additare responsabilità, poiché non è questo l'obiettivo; l’eccessiva regolamentazione e centralizzazione sono peraltro processi che hanno radici lontane. L'intento è comprendere se e in che misura l’Esecutivo condivide tali riflessioni e intende avviare, per davvero, un’analisi sistematica della situazione e una semplificazione del sistema.

Premesso tutto ciò, poniamo al lodevole Consiglio di Stato le seguenti domande:

1. Analisi del quadro normativo vigente: Il Consiglio di Stato intende svolgere un'analisi sistematica delle leggi e dei regolamenti esistenti per individuare le aree dove la regolamentazione può essere semplificata o ridotta, senza pregiudicare la qualità o la sicurezza? Se no, come mai? Ritiene l’Esecutivo che l’attuale quadro è adatto alle realtà e alle esigenze del territorio?
2. Piano di semplificazione normativa: Quali iniziative specifiche sono previste per alleggerire l'onere burocratico in settori particolarmente gravati da normative dettagliate? Se non sono state intraprese, qual è il motivo? Per quanto attiene alle responsabilità del Parlamento, intende il Consiglio di Stato affrontare concretamente il tema?
3. Coinvolgimento degli enti locali: Quali modalità di coinvolgimento degli enti locali, in particolare dei Comuni, sono state o saranno adottate per garantire che le normative riflettano le reali esigenze locali? Sottolineiamo come lo scopo non sia tanto il metodo di lavoro (formazione dei vari gruppi e tavole rotonde), ma il raggiungimento degli obiettivi: la semplificazione.
4. Valutazione dell'efficacia normativa: Esistono meccanismi di monitoraggio e valutazione per misurare l’efficacia delle normative esistenti e il loro impatto reale sugli enti locali e sui privati? Quali criteri vengono adottati per decidere eventuali adeguamenti, semplificazioni o eliminazioni di normative?
5. Principio di sussidiarietà: Il Consiglio di Stato intende, prima di promulgare regolamenti, nuovi disegni di legge o modifiche, valutare la necessità di tali normative in una prospettiva di sussidiarietà, assicurando che gli interventi legislativi siano veramente indispensabili e non possano essere gestiti più agevolmente a livello locale?
6. Volontà locale: Ci sono state proposte di semplificazione legislativa alle quali i Comuni si sono opposti?
7. Stimolo per la Riforma Ticino 2020: L’attesa riforma di Ticino 2020 potrebbe essere lo strumento per intavolare immediatamente queste riflessioni e delinare delle semplificazioni normative già a breve termine? Ciò non darebbe un colpo di vitalità anche alla riforma stessa?

 
* Rispettivamente, deputato in Granconsiglio per Il Centro; deputato e Presidente PLR

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