di Marco Bazzi
Nel novembre dello scorso anno, per la precisione il 24 di quel mese, il giudice Damiano Bozzini - allora presidente del Tribunale d’appello e dunque anche della Commissione amministrativa (che si occupa della gestione del personale) – convoca la presunta vittima di mobbing. Si tratta di una delle segretarie del Tribunale penale, che chiameremo Signora X.
La Signora X sostiene di aver subito e di subire vessazioni da lungo tempo da parte di una collega, che ricopre il ruolo di responsabile del Segretariato, e che chiameremo Signora Y.
In seguito a quell’incontro – del quale liberatv ha pubblicato oggi il verbale, dovutamente anonimizzato - il giudice Bozzini segnala il caso alla Sezione cantonale del personale, la quale lo segnala, a sua volta, al Gruppo stop molestie dell’Amministrazione. Questo documento è importante perché è quello che dà il via al caso ancor prima che diventasse pubblico. Alla fine del verbale, il giudice scrive: “Si prende atto che la Signora X ha pianto per quasi tutto l’incontro”.
IL GRUPPO STOP MOLESTIE
Di che cosa si occupa il Gruppo stop molestie, voluto dal Consiglio di Stato? Leggiamo dal sito del Cantone: “Nella sua veste di datore di lavoro l’Amministrazione cantonale promuove relazioni professionali all’insegna del rispetto reciproco. In particolare le molestie psicologiche, sessuali, così come ogni forma di discriminazione, sono vietate e non sono tollerate. Creare un ambiente di lavoro sano e rispettoso è dovere e responsabilità del datore di lavoro e di ogni collaboratore e collaboratrice. Ognuno/a è chiamato/a a dare il proprio contributo in tale direzione”.
IL MANDATO A MARIA GALLIANI
Gli esperti del Gruppo stop molestie convocano e ascoltano per due volte la Signora X. Nel frattempo, il capo della Sezione risorse umane, Raniero Devaux, segnala il caso al Consiglio di Stato che, alla fine dello scorso aprile, incarica l’ex procuratrice pubblica Maria Galliani di “effettuare degli accertamenti preliminari che riguardano il settore amministrativo del Tribunale penale”.
Il Governo precisa che da questi approfondimenti preliminari “sono escluse le questioni riguardanti i giudici, che sono di competenza del Consiglio della Magistratura”. A tale proposito, lo stesso Devaux, in virtù dell’obbligo fatto ai funzionari di segnalare d’ufficio i casi di cui vengono a conoscenza che potrebbero avere risvolti disciplinari, segnala al Consiglio della magistratura il presidente del Tribunale penale Mauro Ermani.
L’avvocatessa Galliani ha consegnato il suo rapporto alla fine di agosto. Nulla si è saputo fino a oggi sulle conclusioni a cui è giunta. Ammesso che vi siano delle conclusioni. Il rapporto Galliani è come l’Araba Fenice: “Che vi sia, ciascun lo dice, dove sia, nessun lo sa”. Intanto, la Commissione amministrativa del Tribunale d’appello che, cambiata la presidenza, è passata sotto la guida del giudice Giovan Maria Tattarletti, ha avviato ulteriori approfondimenti che a molti sono parsi una sorta di inchiesta parallela a quella di Galliani. Anche in caso vige il più totale e assoluto riserbo. Il dossier è top secret.
LA COMMISSIONE AMMINISTRATIVA: “NESSUNA SITUAZIONE DI MOBBING”
Eccezion fatta per la nota stampa diramata dalla Commissione il 29 novembre: “Tenuto conto degli elementi agli atti e, in particolare, degli accertamenti preliminari effettuati su mandato del Consiglio di Stato dall’avvocatessa Maria Galliani - prosegue la nota - la CA non ha ravvisato la presenza di una situazione di mobbing, ovvero di atti di persecuzione psicologica perpetrati sistematicamente e per lungo tempo. Dall'analisi degli atti sono tuttavia emersi degli aspetti di minore gravità, che hanno portato negli scorsi giorni all'adozione di un provvedimento di competenza della CA. In data odierna, quale misura di natura organizzativa volta ad alleviare le tensioni in seno al Tribunale penale, la CA ha inoltre disposto, con l'accordo dell'interessata e raccolto il consenso del Ministero Pubblico, il suo trasferimento presso quest'ultima Autorità a far tempo dal 1° gennaio 2025. A tutela della personalità dei dipendenti coinvolti, non verranno rilasciate ulteriori informazioni”.
IL CERTIFICATO MEDICO DELLA SIGNORA X: “MOBBING”
Di parere diverso è il medico curante della Signora X, che ha firmato un certificato che giustifica la sua assenza dal lavoro nelle ultime settimane: “Incapacità professionale temporanea per le riferite continue e note pressioni sul posto di lavoro (mobbing)”.
IL VERBALE
Verbale dell'incontro del 24 novembre 2023 con il presidente del TA giudice Damiano Bozzini, la segretaria Signora X e la cancelliera.
Convocata dalla cancelleria, la Signora X ha manifestato un suo disagio che vive da tempo. Precisa di non aver informato il presidente del TPC Ermani dell'incontro.
La Signora X appare agitata e segnala che vive da molto tempo una situazione di discriminazione, in particolare si sente esclusa dai colleghi della cancelleria e non solo. Ci informa di aver ripetutamente e continuamente informato della situazione, nel corso degli anni, sia il presidente Ermani che la cancelliera (Omissis).
In particolare segnala una situazione che a suo dire compromette la qualità della vita lavorativa. A titolo di esempio menziona il fatto di non venire inclusa in nessuna attività legata al lavoro che venga gestita dalla cancelleria, inoltre dallo scorso anno si è anche sentita esclusa nel partecipare al regalo natalizio per i giudici che in passato veniva organizzato da tutta la cancelleria. In alcune occasioni non è stata invitata alla cena organizzata dal presidente con tutto il personale della cancelleria, invito che in passato le è più volte pervenuto in quanto la cena era pensata proprio per il personale di cancelleria.
La collega Signora Y non sempre la saluta e sembra condizionare gli altri, tant'è che il loro comportamento nei suoi confronti è diverso quando Y è assente.
Si sente esclusa in generale, ma in primis dalla collega Signora Y, ed in alcune occasioni dal resto della cancelleria (mettendo però in evidenza che gli altri della cancelleria sono sempre rispettosi e gentili con lei), mentre non percepisce tale esclusione da parte della maggior parte dei vice-cancellieri e di tutti i giudici.
La cancelliera propone alla Signora X un confronto con il presidente o un confronto con Y, la quale piangendo informa il presidente Bozzini del fatto che molti anni fa ha subito un tentativo di aggressione fisica sul lavoro da parte di Y e che all’epoca, nonostante un testimone, non aveva fatto denuncia perché le era stato detto che avrebbe potuto perdere il posto di lavoro, di conseguenza non le sembra il caso di fare un confronto con Y.
La Signora X ci segnala anche che da mesi il carico lavorativo è notevolmente aumentato e si sente sommersa. Lei lavora a metà tempo ma a periodi ha un onere per un’attività al 100%/120%. Questo sovraccarico di lavoro l’ha indotta a fare degli errori che non ha mai fatto in precedenza, e questa situazione le crea un gran senso di frustrazione. La Signora X riferisce che, a suo avviso, gli arretrati che vi sono al momento ledono anche l’immagine del Tribunale.
Il collega (Omissis) la sta aiutando come può, portando comunque avanti il suo lavoro al TPC, ma non può chiedere una mano agli altri colleghi della cancelleria, ad esempio a (Omissis). Come esempio ci segnala che in un’occasione la Signora Y l’ha aggredita verbalmente intimandole di non dare lavoro da svolgere agli altri membri della cancelleria dovendo prima passare da lei.
Y in quel frangente si era arrabbiata con il presidente Ermani che per finire si era scusato con Y dandole ragione. A dire di X, quando Y è rientrata in cancelleria avrebbe detto a voce alta: “Adesso la picchio”, senza che nessuno sia intervenuto. X ha subito chiesto al presidente Ermani e alla vice-cancelliera (Omissis) se avessero sentito, ma pare che nessuno abbia sentito Y proferire questa frase.
X non sa se le persone presenti in cancelleria l’abbiano sentita, a loro non ha domandato.
Il presidente le ha riferito che Y aveva ragione, siccome è lei la responsabile della cancelleria. In questa situazione ha timore a chiedere aiuto in cancelleria a chiunque non sia (Omissis). Ermani una volta le avrebbe detto, a seguito delle sue continue segnalazioni in merito alla situazione, che la giustizia non esiste e di farsene una ragione. Neppure dal vicepresidente Marco Villa ha percepito sostegno, avendole riferito a voce in una frase fuori contesto, il messaggio che anche se l’ambiente non era dei migliori, per lui era importante garantire la prestazione lavorativa.
(…)
Posto che con il presidente Ermani e la cancelliera (Omissis) ne aveva già ripetutamente parlato nel corso degli anni, con i giudici Amos Pagnamenta e Villa para solo di questioni lavorative e non si sente a proprio agio ad affrontare l’argomento legato a questo suo malessere sul posto di lavoro.
Ha invece affrontato più di recente l’argomento con la giudice Francesca Verda Chiocchetti che aveva già percepito la situazione e il giudice Siro Quadri che l’ha anche vista piangere.
Di questa sua situazione di disagio aveva a suo tempo parlato con le vice-cancelliere del TPC (Omissis) e con le colleghe di allora (Omissis), nonché con (Omissis) che, a parere di X, soffre per la situazione che si vive in cancelleria. Ha espresso il suo disagio anche con altre persone.
Lei sente dal suo ufficio che i collaboratori della cancelleria vengono ripresi spesso in malo modo, con parole inadeguate e toni aggressivi da Y.
X ci segnala di essere preoccupata, in particolare per la salute di (Omissis) e non solo, ha anche visto piangere la vice-cancelliera (Omissis).
Ritiene, perché così le è stato da loro riferito, che i colleghi della cancelleria non vanno a bere il caffè o non si intrattengono volentieri con lei per evitare di avere discussioni con Y.
La vicinanza del suo ufficio con la cancelleria e il fatto che a dividere i due spazi non sia un muro fa sì che lei sente alcune mattine i colleghi chiacchierare in modo animato facendo fatica a lavorare, a concentrarsi e, solo alcune volte, addirittura a sentire le persone al telefono.
La Signora X segnala che, essendo una situazione che dura da anni, è difficile raccontare tutto in poco tempo.
Viene offerta a X la possibilità di considerare una diversa collocazione professionale da parte della cancelliera. X però ringrazia e rifiuta: il lavoro al TPC le piace moltissimo e vorrebbe che qualcuno l’aiuti a trascorrere le sue giornate in un ambiente più sereno ove vige il rispetto reciproco tra colleghi. Non ha nessuna intenzione di rinunciare al suo posto di lavoro per colpa della situazione.
Si prende atto che X ha pianto per quasi tutto l’incontro.
Il presidente del Tribunale d’appello e la cancelliera riferiscono a X che di questa sua situazione di disagio dovranno informare il presidente del Tribunale penale. Valuteranno, se necessario con gli uffici preposti e seguendo le vie di servizio, come procedere per poterle garantire un clima di lavoro più sereno di quello segnalato.