Di Paolo Ortelli
In questi giorni sta andando in scena un nuovo difficile esercizio politico, quello del dibattito e delle discussioni parlamentari per l’approvazione del preventivo cantonale 2025. Da deputato certo sono in aula. Un momento, la sessione di fine anno sul preventivo, che ormai anche da amici e conoscenti viene commentato con espressioni sibilline del tipo, “che fortuna che hai” o “auguri”. Espressioni cariche di ironia che ben esprimono la non certo invidiabile possibilità di vivere questo tormentoso esercizio. Un esercizio, un altro, di cui certo molto onestamente anche quest’anno, non posso certo dichiararmi fiero.
Un esercizio quello del preventivo che purtroppo ormai da anni, troppi anni, sta presentando il conto per dei conti del cantone certo, ma che soprattutto sembra dichiarare in modo disarmante una crisi, ben più preoccupante importante, che è quella di carattere istituzionale. Insomma, un esercizio che ci racconta di un cantone, in cui non solo i conti non tornano più, ma che si trova in un pantano operativo, gestionale e istituzionale. Un nuovo esercizio che ci dice chiaramente, con la forza e di uno schiaffo bruciante, come in questa situazione, in questa rappresentazione del paese eletta dai cittadini ticinesi (Parlamento e Governo), non si intravvede nessuna possibilità concreta e funzionale per immaginare un’azione politica sana in grado di affrontare il tema delle finanze cantonali con una convergenza d’intenti e con una minima capacità di resistere a ogni pressione di gruppi d’interesse e parti del paese, troppo spesso ben guidati della protesta dal sistema stesso.
Un’azione che accantoni e silenzi personalismi, ideologie (peraltro, e sveglia, storicamente superate dalla storia), così come la disperata e puerile tattica di distinguersi perdendo completamente di vista l’obiettivo comune, l’obiettivo di responsabilità e di fiducia di cui la nostra popolazione (sempre meno peraltro) ci ha investito. È vero, oggi a caldo è la frustrazione a prevalere (e se questo sfogo offende qualche collega me ne scuso), e questo indipendentemente da come questo esercizio domani si concretizzerà. Francamente poco importa se domani avremo o no un preventivo per il 2025, se o non assisteremo a piccole vittorie di Pirro, come quella sulla pedagogia speciale, con gruppi e/o colleghi più o meno gongolanti.
Di fatto, desolante resta la situazione che è tutta solo concreta e conclamata impotenza, di cui ad esempio la frammentazione parlamentare e la costante ed ormai ricorrente modalità di disattendere, i peraltro sempre fragili e debolissimi accordi, ne sono una delle maggiori cause. Perché, al di là dei preventivi, sarà solo correggendo questa attitudine perversa che potremmo sperare di avere tra le mani l’unica e vera misura in grado di riportarci verso la responsabilità di una gestione finanziaria di cui essere fieri. Per ritrovare dei conti coerentemente sani, pertanto veramente a favore della socialità perché sostenibili, e dei conti veramente a favore di cittadini e dell’economia, perché vero concreto sostegno all’intraprendenza imprenditoriale e individuale.
Deputato PLR