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Politica
12.01.16 - 19:250
Aggiornamento: 19.06.18 - 15:43

Orlando Del Don durissimo: «o con me, o con Ambrosini»

Orlando Del Don in un lungo sfogo annuncia di aver chiesto l'espulsione di Ambrosini dal partito. «I motivi gravi? Solo sciocchezze utilizzate per farmi fuori»

BELLINZONA - «Ci sarebbe quasi da ridere...». Orlando Del Don racconta la sua verità sull'espulsione dall'UDC del Bellinzonese, e attacca pesantemente Athos Ambrosini, reo a suo avviso di volerlo far fuori. «Ha pensato bene, in previsione del rinnovo delle cariche cantonali, di togliere di mezzo un candidato che gli poteva fare ombra, dato che sono anch'io candidato alla vicepresidenza. Ero il suo maggior ostacolo e dunque ha agito così, ma il problema è che lui ce l'ha con tutto il partito. Io, dopo aver chiarito la questione relativa ad AreaLiberale, ho sempre difeso la linea Pinoja. Ambrosini non ha apprezzato che mi fossi schierato dalla parte del presidente, dunque tutto ciò che facevo era visto come un possibile pericolo per lui, non gli sono piaciute le critiche dopo le elezioni cantonali e sono diventato un nemico. Si è dunque inventato due sciocchezze per far capire che la mia presenza all'interno del partito non era più gradita e quindi per espellermi». Un fiume in piena... .Quali sarebbero queste sciocchezze di cui parla lei, motivi gravi secondo Ambrosini?«Non glielo ha detto? Allora spiego io. Afferma che un anno e mezzo fa avrei promesso un contributo spontaneo per contribuire alle spese della campagna elettorale nel distretto: non ho mai affermato nulla del genere, e se anche l'avessi detta si parlava di un contributo volontario. Sostiene poi che non avrei comunicato al presidente, cioè a lui, la volontà di far parte del comitato interpartitico a sostegno delle aggregazioni a livello distrettuale. In realtà ne avevo discusso con lui e l'UDC aveva scelto di essere a favore. Queste sono le motivazioni gravi, oltre ad aver alzato la voce».Ed ora che cosa succede? Lei è formalmente fuori dall'UDC.«Non aspettavo altro che quello. Un personaggio come Ambrosini non ha fatto nulla per il partito e non ha contribuito alla sua crescita, ed ora ho chiesto io al comitato cantonale di espellerlo dall'UDC. Ci sarà un gruppo composto dal presidente e un paio di collaboratori che valuteranno per decidere. La situazione è chiara: o si comincia a collaborare e discutere o capetti senza voglia di aprirsi e di collaborare non vanno più bene. Mi hanno dato l'occasione sul piatto d'argento per aiutare il nuovo presidente, che dovrà essere Piero Marchesi, a fare chiarezza: basta con questi personaggi che vedono il partito solo dal loro ombelico e non interagiscono con nessuno. È una situazione, quella di Ambrosini, che si trascina da anni. Ha voluto essere solo contro tutti, ha il suo piccolo seguito, quello che ha votato contro di me. Pago l'aver parlato chiaro dopo le elezioni cantonali, che sono state un disastro. L'ha presa come un attacco personale, ma d'altronde i numeri parlano chiaro. Chi la vede in modo diverso è un incapace, io soprattutto, ma mi vuole fuori per avere strada libera vicepresidenza. Si sbaglia di grosso, non ho intenzione di mollare».Quindi cosa chiede al partito?«Che la direttiva del partito prenda una decisione chiara e forte su da che parte vuole stare. Se vuole il satrapo comandante che prende le decisione con la forza si terrà Ambrosini, se invece vuole persone che hanno lavorato, che ci hanno messo la faccia, impegnandosi anche economicamente, allora sceglieranno me. Se optassero per lui vorrebbe dire che l'UDC sarebbe morta e tanto vale andarsene. Di persone come Ambrosini per fortuna ce ne sono poche, però è presidente del mio distretto. Capisco che è difficile da digerire, ma se uno non è in grado di fare il presidente deve essere messo in minoranza e si deve chiedere la sua testa, perché non si può andare avanti così. Tra l'altro, ha boicottato la mia candidatura alle cantonali, dicendo che avrebbe fatto di tutto affinché io non fossi eletto. Quando un collega fa queste cose vuol dire che qualcosa non va... ».Ambrosini sul nostro portale ha sostenuto di averla ripetutamente contattata a che lei non abbia voluto dire la sua.«Non mi hanno contattato. Ero all'estero per lavoro e tornando oggi ho letto la notizia, non mi è stata neppure comunicata di persona. Non ho potuto dare le mie spiegazioni al gruppo. Hanno fatto in fretta per decidere prima del rinnovo delle cariche, nonostante fossi assente. Se un presidente deve arrivare a questi livelli per mettersi al centro penso di avere buone ragioni per chiedere la sua espulsione, perché il partito è davvero ridotto ai minimi termini con lui. Non sa accettare che ci decida democraticamente, ha sempre osteggiato le decisioni degli altri, contro tutto e contro tutti. Siamo ancora un partito e non una dittatura».
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