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01.09.17 - 12:070
Aggiornamento: 19.06.18 - 15:43

La battaglia sui salari minimi entra nel vivo. "Unia è pronta, assieme a Verdi, PS e altre forze sindacali e sociali, a lanciare un referendum e una nuova iniziativa"

Lo ha detto in una nota il segretario regionale di Unia Enrico Borelli, "è ora d una svolta radicale in materia di politica economica." Bottinelli: "la gente comune è messa in secondo piano rispetto al mondo dell'imprenditoria". Il Consiglio di Stato è avvisato

BELLINZONA – Il tempo della pazienza è finito. Lo aveva detto qualche tempo fa (vedi suggeriti), ora lo ribadiscono, con forza e decisione. O il Governo fissa un minimo salariale ritenuto dignitoso, dunque almeno 21 franchi all’ora, oppure sarà referendum. Le forze sindacali, con Unia in testa, i Verdi, che avevano lanciato l’iniziativa “Salviamo il lavoro in Ticino” e il Partito socialista sono pronti a scendere in campo, di nuovo.

La sentenza del Tribunale Federale riguardo al caso di Neuchâtel aveva riacceso le discussioni sul tema, respingendo il ricorso delle forze padronali e legittimando dunque il minimo salariale. E in Ticino? Per molti, la sentenza è la prova che nulla blocca un’introduzione di un minimo anche nel nostro Cantone. Non ne sono convinti comunque in Consiglio di Stato, dove è stato rimesso al lavoro sull’argomento il consulente giuridico per avere una nuova perizia.

E chi ha sempre lottato per il salario minimo non ci sta più. “Purtroppo, nonostante la recente sentenza del Tribunale federale che ha confermato la legittimità di un salario minimo cantonale unico come strumento di politica sociale, il governo ticinese sembra voler prendere tempo. Il nostro Cantone si trova ormai da anni stretto nella morsa del dumping salariale e si sta pericolosamente trasformando in una sorta di zona franca per imprenditori senza scrupoli, sempre più scollegata dal resto della Confederazione. Di qui l'urgenza di un intervento che finalmente fissi un salario minimo legale di almeno 21 franchi all'ora”, si legge in una nota firmata dal segretario regionale di Unia Enrico Borelli. A beneficiare di un salario minimo del genere sarebbero almeno 15mila persone, scrive.

“Unia seguirà con grande attenzione il dibattito che si svilupperà (ci auguriamo) nei prossimi mesi e già sin d'ora si prepara, insieme ai Verdi, al Partito socialista e a tutte le forze politiche, sindacali e sociali che lo vorranno, a promuovere il referendum nel caso in cui dal Parlamento dovesse uscire una soluzione indecente ed a lanciare contemporaneamente un'iniziativa popolare che preveda un salario minimo dignitoso.  È ormai tempo di una svolta radicale in materia di politica economica. Una svolta che migliori le condizioni salariali di migliaia di persone, ponga un argine al fenomeno della sostituzione della manodopera residente e allontani dalla piazza imprenditori parassiti di cui la nostra economia non ha certamente bisogno”, è la promessa.

Interpellata da ticinonews.ch, anche la co-coordinatrice dei Verdi Jessica Bottinelli si è mostrata battagliera. “È chiaro che è maggiore l'attenzione al mondo dell'imprenditoria rispetto alla gente comune, che viene messa sempre in secondo piano anche se avrebbe bisogno come il pane di vedere applicata una legge sui salari minimi. E sono scandalizzata dalle ultime uscite del Governo che ha chiesto una nuova perizia nonostante il Tribunale Federale si sia espresso sul tema”, ha dichiarato. “L'impressione è che la volontà popolare non venga mai rispettata. O perlomeno c'è chi la considera a geometria variabile”.

Dunque, i Verdi sono pronti a un’eventuale raccolta di firme: “una volta per tutte il Governo dovrà prendere atto della volontà popolare. Non facciano finta che i problemi non ci siano e comincino ad affrontare con determinazione i problemi”.

Il Consiglio di Stato, insomma, è avvisato.
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