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16.11.18 - 12:320
Aggiornamento: 14:31

Ticino Laico, non si getta la spugna. "Partiti, sulle idea prevalgono i calcoli di bottega. Torneremo alla carica"

Per Giovanni Barella 7'000 adesioni sono un risultato soddisfacente. "Molte conquiste del nostro Stato sono state ottenute dopo più tentativi"

BELLINZONA – Se i promotori di Grazie Cardiocentro esultano per l’incredibile risultato ottenuto, non vale lo stesso per chi ha promosso l’iniziativa per un Ticino Laico: solo 7'000 le firme raccolte, non sufficienti per andare alle urne.

“Fra i promotori della nostra iniziativa figuravano persone di diversi orientamenti politici fatta eccezione per quello di impronta cattolica. Tuttavia i rispettivi partiti hanno brillato per il mancato impegno nel sostenerci, verosimilmente indotto dall’approssimarsi delle elezioni cantonali. Ce ne rammarichiamo poiché è la dimostrazione che ancora una volta sulle idee prevalgono calcoli di bottega partitici”, si legge in una nota conclusiva dei Liberi Pensatori firmata da Giovanni Barella. 

Che attacca il sistema ticinese: “il Canton Ticino è il più restrittivo di tutta la Svizzera per quanto riguarda il numero di firme richieste per far capo ai diritti popolari e il tempo concesso per raccoglierle. In queste condizioni, un successo per associazioni quale la nostra, dei Liberi pensatori (coadiuvata dal PC), è impresa improba, non avendo a differenza di grandi partiti o sindacati un gran numero di militanti cui far capo sul territorio”. 

Si rallegrano perché “dal parlamento cantonale giunge ora la proposta di allungare il periodo concesso per la raccolta di firme con cui far capo ai diritti popolari. Per un’iniziativa di tipo costituzionale i giorni passerebbero da 60 a 100. Rapportando il nostro risultato in 60 giorni (quasi 7000 firme) su 100 giorni avremmo superato il traguardo delle diecimila necessarie. È comunque una proposta che dovrà superare lo scoglio della votazione popolare”.

Settemila firme, visti i presupposti, sono un risultato soddisfacente. “Ecco dunque che rimane quella che per noi è un'ingiustizia nella Costituzione ticinese: a causa dell'art. 24, chi aderisce alla religione cristiana gode di un privilegio che esclude tutti i non credenti. Basti pensare che quasi il 20% della popolazione in Ticino non si riconosce in alcuna religione e la tendenza è all’aumento. Non solo: l'art. 24, che noi chiedevamo di sostituire con una versione che ribadisse la laicità dello Stato, così com'è ora lascia aperta la possibilità di attribuire gli stessi privilegi anche ad altre fedi religiose. Con buona pace di coloro che hanno paura di una “invasione islamica” senza rendersi conto che solo uno Stato laico, neutrale, indipendente dalle confessioni religiose è un baluardo efficace contro ogni genere di fanatismo”, viene però fatto notare.

Infine, un invito a non mollare: “molte conquiste del nostro Stato (dalla maternità al suffragio femminile) sono state ottenute dopo ripetuti tentativi. Dunque consideriamo che questa prima battaglia abbia per così dire rotto il ghiaccio e ci riproponiamo in futuro di tornare alla carica”.

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