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02.12.19 - 09:000
Aggiornamento: 12:13

L'MPS: "Verdi e PS, ritirate le firme. Quel salario minimo peggiorerà le condizioni del lavoro"

Il Movimento per il Socialismo è categorico: "Anche l'idea dei Verdi non servrà a nulla. Con 3'200 franchi e nemmeno coi successivi adeguamenti previsti si vive una vita dignitosa"

BELLINZONA – Quel rapporto non va bene, le forze di sinistra devono ritirare le loro firme. Se i Verdi vogliono che si aggiunga un emendamento in cui si chiede che il salario minimo entri obbligatoriamente in vigore nel 2024, l’MPS non ha dubbi e lancia un invito a ecologisti e socialisti.

“Ritirate quelle firme: 3'200 franchi al mese è un salario minimo indegno! Dopo che l’MPS aveva espresso nei giorni scorsi la propria opposizione (che si manifesterà anche in Gran Consiglio) alla soluzione concordata nella commissione della gestione tra tutti i partiti presenti (tranne il PLRT che certo non fa critiche “da sinistra”), ecco ora che persino l’assemblea dei Verdi, che pertanto hanno sostenuto quell’accordo, sembra far marcia indietro, almeno stando a quanto riferiscono i media. Sarebbero “insoddisfatti” e sarebbe stato dato mandato al gruppo parlamentare di provare a “migliorare l’accordo”. Nel frattempo anche la maggiore federazione sindacale del Cantone, Unia, ha espresso il proprio giudizio fortemente negativo sull’accordo raggiunto (che, ricordiamo, di fatto legalizza un salario di circa 3'200 franchi mensili)”, si legge in una nota.

“È evidente che la strategia dei Verdi non ha alcuna chance di ottenere un risultato migliore, anche tenendo conto che, dall’altra parte, spingono in altra direzione PLRT e Associazioni padronali, anche se, per finire, queste ultime sono soddisfatte della soluzione concordata, anche se non possono dirlo apertamene, restando da parte loro l’obiezione di principio che lo Stato fissi un salario minimo, per quanto questo possa essere basso…”, obietta il Movimento per il Socialismo ai Verdi.

“Di conseguenza, per le forze che vogliono veramente battersi contro il dumping salariale e non vogliono sostenere una proposta che, di fatto, rappresenta un contributo ad accelerare questo processo, non vi è altra soluzione che opporsi alla proposta che viene sottoposta al Gran Consiglio e anche a forme leggermente migliorate che dovessero emergere nel dibattito. Non si deve infatti dimenticare che il popolo ticinese ha accolto un’iniziativa che ha modificato la Costituzione che, su questo punto, ora recita: “Ogni persona ha diritto ad un salario minimo che le assicuri un tenore di vita dignitoso” (art.13 cpv. 3). E la seconda parte dello stesso capoverso invita il Consiglio di Stato, per i settori nei quali non vige un CCL o una regolamentazione, a realizzare questo principio, fissandolo per via legislativa, quello che dovrebbe fare la proposta in discussione in Gran Consiglio.

Ma è evidente a tutti che con 3'200 franchi al mese (e nemmeno con i successivi adeguamenti previsti) è impossibile avere un “tenore di vita dignitoso”. Non vi sono dubbi che la proposta sottoposta a discussione non realizzi in alcun modo quanto previsto dall’art. 13. cpv. 3”, è certo.

“E a poco vale il ragionamento che vorrebbe che, grazie a questo minimo salariale legale, sarà possibile sanare situazioni con salari bassi ben al di sotto di questo limite”, smonta la giustificazione arrivata da più parti.

“Non si tratta di un passo avanti, ma di un grande passo indietro per tutti i salariati e le salariate del Cantone. In realtà l’introduzione di un salario minimo legale così basso non sanerà queste situazioni, ma tenderà a peggiorarle, oltre a spingere tutto il sistema salariale verso il basso. I casi scandalosi spesso denunciati nascono soprattutto dall’assoluta mancanza di controllo sul mercato del lavoro. Un controllo che invece andrebbe rafforzato con urgenza come chiede l’iniziativa popolare attualmente in corso lanciata dall’MPS “Rispetto per i diritti di chi lavora! Combattiamo il dumping salariale e sociale!”. Solo da un cambiamento radicale nel controllo pubblico sul mercato del lavoro, unitamente ad una rinnovata azione sindacale, potrà affermarsi una vera lotta al dumping salariale e sociale”, conclude l’MPS, che “invita PS e Verdi a ritirare il loro sostegno alla proposta della commissione della gestione sottoposta al GC e invita tutte le forze presenti in Gran Consiglio che vogliono sul serio battersi contro il dumping a non sostenere questa proposta e altre simili, risultato di piccola cosmesi parlamentare”.

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