di Mattias Codoni*
Il primo maggio scorso, in occasione della Giornata dei Lavoratori, abbiamo lanciato come Gioventù Comunista la petizione “Stop al Precariato Giovanile”, volta almeno a limitare il fenomeno del precariato fra i giovani. Negli ultimi decenni il precariato sta infatti divenendo una piaga nel mercato del lavoro. Una parte del padronato ha indebolito le condizioni contrattuali riuscendo, dove possibile, a trovare stratagemmi per garantire i propri interessi a scapito di quelli della classe lavoratrice. La precarizzazione porta con sé il progressivo sgretolamento dei diritti ottenuti con anni di importanti lotte sindacali e, oltre a ciò, minaccia le condizioni sociali ed economiche stabili, che da realtà sono divenuti miraggi per una fetta di popolazione non certo trascurabile.
Ma ad esserne colpita non è solo la fascia della popolazione adulta, il fenomeno del precariato si estende anche e soprattutto ai giovani, siano essi apprendisti, studenti o stagisti. È proprio sulla fascia più giovane della popolazione che si concentra la nostra petizione, su coloro che iniziano insomma a muoversi nell'ambiente lavorativo e che si trovano in una condizione incerta.
Apprendisti che durante la formazione finiscono per essere sfruttati e trascurati e che si trovano così impossibilitati nel mettere in pratica ciò che la scuola professionale insegna non sono casi sporadici. Vigilare maggiormente è necessario se non d'obbligo. Gli apprendisti stessi devono venire a conoscenza dei loro diritti in quanto lavoratori, perché anche se tirocinanti godono di diritti che devono essere rispettati e tutelati. La scuola può (o meglio deve) avere un ruolo centrale nel far apprendere maggiormente tali diritti, compresi quelli sindacali, di cui spesso non si è a conoscenza.
Il tasso di giovani che si trovano a dover vivere di assistenza sta raggiungendo livelli preoccupanti: si tratta spesso di giovani formati e competenti, ma disoccupati; o di giovani lavoratori che non guadagnano il necessario per condurre una vita dignitosa e in autonomia.
Anche gli stagisti dovrebbero avere accesso ad una remunerazione adeguata alle ore per cui hanno lavorato (quando invece spesso nemmeno vengono pagati con la scusa del «fare curricolo»), e lo stesso dovrebbe valere per gli studenti che svolgono dei lavori fuori dagli orari scolastici e universitari. Questi lavoretti extra permettono a numerosi studenti di sopravvivere e di pagarsi la formazione.
La nostra petizione tenta di arginare questo problema con proposte fattibili, solo per citarne alcune: una maggiore tutela dei giovani sui posti di tirocinio con controlli più frequenti da parte degli ispettori di tirocinio e momenti di informazione sui propri diritti, cessazione di stages non pagati e un maggiore sostegno per l'inserimento nel mondo professionale. Per questo motivo vi invito a firmare e diffondere questa petizione che potete trovare online (https://act.campax.org/ petitions/stop-al-precariato- giovanile) o scaricare in versione cartacea (https://www.partitocomunista. ch/?wpdmpro=stop-al- precariato-giovanile).
*membro di coordinamento della Gioventù Comunista