di Don Gianfranco Feliciani
Ottobre 1962: in quei giorni il presidente americano Kennedy era confrontato con il problema dei missili installati dalla Russia sull’isola di Cuba. Di fronte alla minaccia che quegli ordigni atomici potessero colpire il suolo americano, provocando l’immediata reazione degli USA e scatenando una guerra dalla portata terrificante, papa Giovanni decise di prodigarsi in prima persona per scongiurare la catastrofe. Nella notte tra il 24 e il 25 ottobre Giovanni XXIII inviò un messaggio accorato a Kennedy e Kruscev. Il papa scriveva: “Noi supplichiamo i capi di Stato di non restare insensibili a questo grido dell’umanità che chiede la pace. Facciano tutto ciò che è in loro potere per salvare la pace: così eviteranno al mondo gli orrori di una guerra di cui nessuno può prevedere le spaventose conseguenze. Continuino a trattare”. E i capi di Stato trattarono: Kruscev fece il primo passo, fermando le navi dirette a Cuba, immediatamente seguito da Kennedy. Il mondo tirò un respiro di sollievo: la pace era salva! Si rinnovi il miracolo della pace anche ora, in questi nostri giorni angosciosi… L’11 aprile 1963, a poche settimane dalla morte, il papa buono pubblicava l’enciclica “Pacem in terris”, indicando all’intera umanità la via del disarmo integrale per giungere alla pace vera.
“Gli armamenti si sogliono giustificare adducendo il motivo che se una pace è possibile, non può essere che la pace fondata sull’equilibrio delle forze. In conseguenza gli esseri umani vivono sotto l’incubo di un uragano che potrebbe scatenarsi ad ogni istante con una travolgenza inimmaginabile. Giacché le armi ci sono; e se è difficile persuadersi che vi siano persone capaci di assumersi la responsabilità delle distruzioni e dei dolori che una guerra causerebbe, non è escluso che un fatto imprevedibile ed incontrollabile possa far scoccare la scintilla che metta in moto l’apparato bellico. Per cui giustizia, saggezza ed umanità domandano che venga arrestata la corsa agli armamenti già esistenti; si mettano al bando le armi nucleari; e si pervenga finalmente al disarmo integrato da controlli efficaci. Occorre però riconoscere che l’arresto agli armamenti a scopi bellici, la loro effettiva riduzione e, a maggior ragione, la loro eliminazione sono impossibili o quasi, se nello stesso tempo non si procedesse ad un disarmo integrale; se cioè non si smontano anche gli spiriti, adoprandosi sinceramente a dissolvere, in essi, la psicosi bellica: il che comporta, a sua volta, che al criterio della pace che si regge sull’equilibrio degli armamenti, si sostituisca il principio che la vera pace si può costruire soltanto nella vicendevole fiducia”.