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Elezioni federali 2019
18.11.19 - 10:100

I fattori secondo Pontiggia. Per Chiesa ci sono i frontalieri e la semplicità, per Carobbio ecco Greta, donna e presidenza

Fabio Pontiggia analizza il voto, lodando le strategie di UDC e PS e omaggiando Lombardi. "Non è, quella attuale, una stagione propizia per le politiche centriste", ma la ghigliottina porterebbe "dolori supplementari"

BELLINZONA – Fabio Pontiggia più che di terremoto parla di doppia ondata, come l’acqua alta che ha travolto Venezia, nel commentare il clamoroso voto di ieri nel suo editoriale sul Corriere del Ticino.

E usa i fattori per spiegare le vittoria di Chiesa e Carobbio.

Per il democentrista, i fattori F e S. F sta per frontalieri. “La maggioranza dei ticinesi ha sempre votato contro i Bilaterali: non crede all’efficacia delle misure accompagnatorie, considerate semplici cerotti, e preferisce l’amputazione netta. Ne avremo conferma quando si voterà sull’iniziativa popolare federale dell’UDC che vuole appunto sopprimere la libera circolazione. Del resto i partiti presenti in Gran Consiglio non sono riusciti a trovare un’intesa sulla soluzione dei salari minimi, voluti per decisione popolare risalente a oltre quattro anni fa, a quando cioè la maggioranza dei votanti disse sì all’iniziativa costituzionale dei Verdi «Salviamo il lavoro in Ticino». Un’inadempienza che ha fatto il gioco dell’onda primanostrista”, spiega Pontiggia, sottolineando come “il benessere e la sua tenuta nel tempo non sono più garantiti come prima, sono percepiti come fortemente a rischio”.

La S sta invece per simpatia e semplicità. “Messaggi semplici, trasmessi sempre col sorriso. Da Chiasso ad Airolo son passati, eccome. Soprattutto nelle quattro settimane che hanno portato al ballottaggio di ieri”.

Passando a Marina Carobbio, il primo fattore è il G, come Greta (Gysin e Thunberg). “I Verdi hanno ripagato i loro alleati nella corsa agli Stati, sia nel primo turno, portando Marina Carobbio Guscetti a ridosso di Giovanni Merlini, sia, ancor più, nel ballottaggio di ieri. Patti rispettati e mobilitazione massiccia. Il Partito socialista ha avuto l’abilità di lasciarsi alle spalle o di mettere da parte i vecchi e meno vecchi motivi di attrito con gli ecologisti e di cogliere l’attimo per compensare la perdita di consensi in atto da diverso tempo”. 

Poi ovviamente c’è D come donna, “in estate c’era stato lo sciopero femminile, per denunciare i ritardi nell’attuazione del dettato costituzionale sulla parità. Un mese fa, alla vigilia del 20 ottobre, cadeva il cinquantesimo anniversario dell’estensione del diritto di voto e di eleggibilità alle donne in Ticino. Gli strateghi del PS sono stati abilissimi nel richiamare all’elettorato del nostro cantone questa beata coincidenza”.

Infine, P come presidenza, il ruolo gestito in modo impeccabile secondo Pontiggia da Marina Carobbio.

E il fattore C, come centro? Non si può non parlare della débacle del centro ticinese. C anche come coalizione e congiunzione, una scelta che ha penalizzato. “Nella polarizzazione del quadro politico cantonale è stato determinante il fattore C intendendo la C come centro. Non è, quella attuale, una stagione propizia per le politiche centriste. Non lo è per quelle declinate secondo i parametri democratico-cristiani, fondate cioè sulla mediazione, sulla conciliazione, sulla ricerca del compromesso, sul rifiuto della contrapposizione dura. Non lo è ancor più per le politiche liberali, fondate su valori e principi (libertà economica, primato dell’individuo, cultura delle regole) a torto reputati corresponsabili, se non causa, delle difficoltà e dei problemi con cui oggi la società si trova confrontata. Lombardi e Merlini hanno pagato dazio su questo fronte. L’alleanza PLR-PPD non ha aggregato due onde che il clima di oggi potenzia: ha cercato di sommare correnti politiche che appaiono invece indebolite dall’emotività dominante”.

Cosa succederà ora? La ghigliottina, per Pontiggia, porterebbe “dolori supplementari”. Prima di chiudere, omaggia Lombardi, escluso per 45 schede: “Il consigliere agli Stati, autentico baritono della politica ticinese a Berna, ha fatto moltissimo per il nostro Cantone, grazie alla sua straordinaria capacità di contatto e alla sua piena conoscenza dei meccanismi che fanno funzionare Palazzo federale. Non meritava certamente di chiudere così la carriera politica”, mentre a suo dire Merlini paga vecchi rancori interni.

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