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29.04.17 - 20:010
Aggiornamento: 19.06.18 - 15:43

HCAP, Lombardi suona la carica: "Così rilanceremo l'Ambrì: puntando sui giovani. Forza Paolo, forza Luca!". E per la Valascia, priorità Quinto. "Ma diteci voi cosa volete...". Il presidente lancia l'idea di un prestito obbligazionario

“Presenteremo i conti dell’ultima stagione all’assemblea degli azionisti, quando saranno chiusi. Ma posso anticipare che gli introiti sono stati nettamente inferiori al preventivato. Quella che si è appena chiusa è stata la stagione peggiore sul piano sportivo e probabilmente lo sarà anche su quello economico"

GIORNICO – Il presidente Filippo Lombardi ha aperto l’assemblea consultiva dell’Hockey Club Ambrì Piotta, che si è svolta a Giornico, con alcune puntualizzazioni e chiedendo rispetto per il Consiglio d’amministrazione: “Non siamo il comitato della bocciofila di Pugerna – ha detto -, e non siamo remunerati per il nostro lavoro, al contrario di quel che sostiene qualcuno che ci critica. Anzi, chi siede in questo Consiglio deve mettere un contributo personale. Quindi prima di tutto chiedo rispetto”.

Di fronte a un pubblico di circa 400 tifosi, Lombardi ha tracciato il quadro della situazione del club. “Nel 2011 – ha ricordato - si decise di restare in A, e di raccogliere i 3 milioni di franchi stimati per centrare questo obiettivo. Si fece allora l’unica colletta in 8 anni, ma il risultato non fu di tre milioni ma di uno soltanto. Per compensare quanto mancava abbiamo fatto aumenti di capitali. Ma sono stufo di fare il Fra’ Cercotto. Quindi cerchiamo di essere più coerenti. Dobbiamo remare tutti nella stessa direzione per raggiungere gli obiettivi”.
A settembre festeggeremo gli 80 anni dell’Ambrì. Da 33 anni siamo stabilmente in A. Ma negli ultimi 30 anni, ha detto ancora il presidente, sono cambiate molte cose.

“E i cambiamenti non possiamo ignorarli. Le valli si sono spopolate, è cambiato il rapporto economico tra centri e periferie. Ci sono costi accresciuti per le famiglie che vogliono far praticare questo sport ai figli. Poi c’è il fattore HCL, e l’attrattiva di chi ha più mezzi e ha vinto parecchi titoli pesa anche su di noi. Non è un caso che il nostro settore giovanile abbia più difficoltà a trovare giovani giocatori. E, soprattutto, sono lievitati i costi”.

Sono presidente dal 2009, ha ricordato il presidente. “La prima cosa che abbiamo fatto come Cda è stato cercare una strategia e l’abbiamo scritta nel ‘Libro biancoblu’. Ci rendevamo conto che la società era in gravissime difficoltà. In dieci anni l’Ambrì è passato dal quasi titolo del ’99 ai play out. Così ci siamo detti: la società ha un futuro solo se riesce a garantirsi una struttura. Avevamo un deficit strutturale di due milioni all’anno. La nuova pista dovrà creare nuove entrate per compensare le perdite”.

E ancora: “Non ci siamo mai illusi di tornare in zona play off. Ma un presidente cosa deve dire a inizio stagione? Che l’obiettivo è salvarsi alla settima di spareggio contro il campione della B? Così siamo andati a cercare maggiormente giocatori sul mercato, nella percezione di non avere abbastanza risorse in casa, una strategia caldeggiata dagli allenatori e dai direttori sportivi che si sono succeduti in questi anni. Ma quello di cui ci siamo resi conto, ma ve ne siete resi conto tutti voi in questa difficile stagione, è che questa strategia ha fatto perdere l’anima e l’identità alla società. Abbiamo preso coscienza di questo errore e ora vogliamo e dobbiamo porvi rimedio”.

E rivolgendosi a tutta la tifoseria ha aggiunto: “Quando abbiamo fatto tutto quello che potevamo fare come dirigenti e come squadra non possiamo andare a casa arrabbiati perché abbiamo perso… Perché poi la negatività si riflette sui giocatori e sull’ambiente”.

Guardando al presente e al futuro, Lombardi ha spiegato: “Come misura d’urgenza abbiamo deciso di recuperare l’identità del club e l’attaccamento alla squadra. Abbiamo bisogno di giocatori disposto a sputare sangue per la maglia. L’Ambrì deve ridiventare un club formatore. In questa direzione va la scelta di Paolo Duca come direttore sportivo e di Luca Cereda come allenatore. Ma questa scelta non si poteva farla prima”.

A questo punto Lonbardi ha passato la parola a Duca e Cereda, rendendo onore ai due: “Vi assicuro che nei colloqui fatti in questi giorni ho trovato più maturità ed esperienza in loro che in tanti che sono passati da Ambrì in questi anni. Forza Paolo, forza Luca!”.

“C’è la volontà di tornare a essere un club di formazione – ha detto il primo -. Anche per questo ho deciso di accettare la carica di direttore sportivo. Spesso abbiamo fatto il passo più lungo della gamba e questo ci ha messo a rischio. Ora dobbiamo fare un paio di passi indietro, prendere la rincorsa e ritornare a investire sui nostri giovani. Penso che la prima scelta strategicamente importante fosse identificare il profilo giusto dell’allenatore. E abbiamo scelto Luca, un allenatore capace, e non lo dico perché abbiamo sudato insieme per questa maglia. Luca ha capacità tecniche incredibili. L’ho seguito nella sua carriera e le squadre che ha preso in mano sono migliorate dal profilo tecnico, sportivo e umano. Dovremo trovare giocatori in grado di trascinare il gruppo. Quando arrivano i momenti difficili è importante averli. Abbiamo bisogno di quattro stranieri forti, e non sarà facile trovarli, ma il resto sarà completato dai giovani. Dovremo giocare un hockey molto semplice e dinamico…”.

E proprio di questo ha parlato Cereda: “Vogliamo mettere in pista una squadra che giochi un hockey veloce e aggressivo, cercando di togliere tempo e spazio all’avversario. È un hockey duro da giocare, che richiede una grande preparazione fisica. Nessuna magia, nessuna ricetta, per vincerem se non quella del lavoro quotidiano. Con pazienza, senza farsi troppe illusioni”.

Lombardi ha poi affrontato gli aspetti finanziari: “Presenteremo i conti dell’ultima stagione all’assemblea degli azionisti, quando saranno chiusi. Ma posso anticipare che gli introiti sono stati nettamente inferiori al preventivato. Quella che si è appena chiusa è stata la stagione peggiore sul piano sportivo e probabilmente lo sarà anche su quello economico. Nella prossima stagione puntiamo al pareggio: grazie ai diritti televisivi, che porteranno circa un milione in più all’anno di entrate e a misure di risparmio per un altro milione: Paolo e Luca dovranno fare di più con meno. E vogliamo anche tornare ai livelli di entrate degli anni scorsi. Stasera non lancio collette. Ma dico: venite alla Valascia. Che sia una bella stagione per i giocatori ma anche per le casse del club!”.

Il punto 8 dell’assemblea era: dove la facciamo la nuova Valascia? A Quinto o a Castione? Valeria Polar alla fine ha urlato: “Piuttosto che andare a Castione scateniamo l’inferno”. Ma andiamo con ordine: Filippo Lombardi è partito dai Sumeri per raccontare le procedure che hanno portato a immaginare il nuovo stadio progettato da Mario Botta e al costo di 50 milioni.

Ha detto il presidente: “Ci batteremo fino all’ultima goccia di sangue per fare la nuova Valascia a Quinto. Questa è la strategia della società. Se poi non sarà possibile… Certo è che le condizioni non rendono automatica la soluzione del problema. Abbiamo chiesto al Comune di migliorare alcune condizioni quadro. Da parte nostra ci prenderemo l’impegno di rivedere il progetto e ridurre lievemente l’attuale costo di 50 milioni. Ma non si può trasportare il concetto Castione ad Ambrì e fare la nuova Valascia per 30 milioni”.

A che cosa possiamo rinunciare?, si è chiesto Lombardi. “Possiamo decidere di fare, all’inizio, solo la muratura, ma non possiamo tagliare in modo significativo nei volumi. Magari non facciamo la cucina nuova da mezzo milione… Dovremo ragionare così. Col Comune discuteremo e magari accetteranno un progetto un po’ meno bello. Ora comunque lo sforzo assoluto della società è mantenere la pista a Quinto”.

Poi, rivolto alla sala, che al termine dell’assemblea ha votato sui vari punti del futuro, ha detto: “Vi chiederemo: se fatte tutte le cose che ci impegniamo a fare risultasse impossibile finanziare lo stadio a Quinto cosa preferite? La retrocessione ma mai a Castione? O optare per una soluzione nel Bellinzonese? Oppure lanciare una vasta sottoscrizione popolare sotto forma di prestito obbligazionario per finanziare il progetto, dove ognuno sa che riceverà il suo capitale di ritorno?”.
L’avvocato Brenno Canevascini, a nome della Valascia Immobiliare, ha spiegato: “Uno stadio di 30/35 milioni sarebbe solo un impianto sportivo che non genererebbe alcun introito supplementare. La pista come è stata progettata è invece idonea a generare quei due milioni all’anno che progressivamente andranno ad alimentare le entrate…”.
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