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Tribuna Libera
09.05.20 - 18:000

"Il Coronavirus ha frenato esasperazioni e populismi. Si metta al centro l'individuo"

Marco Romano commenta: "I ritmi, ancora per parecchi mesi, saranno dettati, non tanto dalla politica o dai gruppi di interesse, ma dal virus (in ogni ambito della quotidianità) e dalle conseguenze socioeconomiche drammatiche che genera". Una svolta?

di Marco Romano*

Gli uni inneggiavano ai soli interessi economici, gli altri a visioni puramente ideologiche. Nei fatti, il COVID-19 ha certamente il merito di frenare le esasperazioni e i populismi, mostrando tutta l’inconsistenza dei grandi proclami e delle facili soluzioni. La gestione delle prossime fasi è forzatamente legata alla ricerca di compromessi e di moderazione, all’assunzione di responsabilità piuttosto che di facili critiche. 

Finalmente al centro torna la persona, l’essere umano e la sua cellula primordiale, la famiglia.
Il Consiglio federale, accompagnato da esperti, dà fiducia alle cittadine e ai cittadini attribuendo loro una grande responsabilità, che per forza dovrà essere accompagnata da solidarietà e moderazione. Una sfida notevole, forse da tanti ancora sottovalutata.

È un progetto di Paese che coinvolge tutti, che poggia sui valori fondamentali della Confederazione e che fa affidamento all’impegno operativo dei vari livelli istituzionali. Il complesso meccanismo elvetico, decentrale e sussidiario, ha le strutture, le persone e gli strumenti per gestire questa sfida di società. Non ci sono vincitori né sconfitti, c’è un Paese che dobbiamo fare funzionare, nell’interesse di tutti, soprattutto di chi è più fragile, in un percorso che sarà molto lungo.

I ritmi, ancora per parecchi mesi, saranno dettati, non tanto dalla politica o dai gruppi di interesse, ma dal virus (in ogni ambito della quotidianità) e dalle conseguenze socioeconomiche drammatiche che genera. La centralità e autonomia dell’individuo, con la sua responsabilità e attenzione, assumono dunque un valore essenziale. La cesura è chiara. Oggi nel sistema servono equilibri e non forzature. Nessuno è escluso, né le giovani generazioni che pagheranno a lungo i costi sociali ed economici di questa crisi epocale, né gli anziani che ci hanno dato un Paese capace di reagire con prontezza ed efficacia, pronti ancora a svolgere il loro ruolo.

Ripartire significa riconoscere la presenza del virus. Le dinamiche createsi in queste settimane evidenziano le varie sfide e gli ambiti in cui vi è assoluta necessità di intervento. Il tanto proclamato smart working necessità di basi più solide, sia di connessione di rete sia di basi legislative per rendere flessibili il lavoro e gli spostamenti. In queste settimane emerge chiaramente chi ha investito e creato modelli di impresa flessibili e digitalizzati. Gli strumenti per la conciliabilità lavoro-famiglia, le strutture di sostegno e l’elasticità degli orari non sono un capriccio di pochi, ma una necessità per un’operatività performante di tutto il sistema. 

L’interdipendenza globale è una realtà, poggiare su radici solide e locali genera stabilità e sostenibilità quantomai fondamentali. 

Le misure di distanziamento sociale dureranno mesi e l’attenzione al consumo locale diviene una necessità. La Svizzera – con un tessuto economico attivo, attento alla sfida climatica e capace di finanziare uno stato sociale efficace – può e deve continuare a crescere per essere sempre attenta ai più deboli. 

La salute pubblica passa dal rispetto per la libertà dell’individuo e per l’atteggiamento verso la comunità. Piena fiducia alla scienza e agli specialisti, non tocca ai presidenti di partito e ai deputati esprimersi su questioni epidemiologiche, ma è urgente un progetto di Paese che focalizzi sulla responsabilità dell’individuo, la solidarietà e la sussidiarietà.

*Consigliere Nazionale PPD

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