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Elezioni 2019
26.02.19 - 21:190

La Lega non ci sta. "PS, sei tu che fai slittare il salario minimo. Che tanto non basta"

Il Movimento di via Monte Boglia si scaglia contro "i toni melodrammatici del PS e dei Verdi (Verdi fuori e rossi dentro). Noi volevamo 20 franchi, poi ci siamo adeguati"

BELLINZONA – La Lega non ci sta a passare per quella che non vuole i salari minimi. Anzi, “in questo contesto la Lega è stata chiara: 20 franchi e misure per quelle aziende che assumono residenti. E tanto per essere chiari ha pure presentato un rapporto”, si legge in una furibonda nota. Ma qualcosa è andato storto.

“Ovviamente però, nessuno si è detto d’accordo. Tantomeno il PS spalancatore di frontiere, a cui non andavano bene le misure pro-residenti. Perché è bene ricordare che se siamo in questa condizione è per la volontà di partiti come il PS, che oggi, con queste misure pro frontalieri e poco pro residenti, cerca di rifarsi la verginità! La Lega ha quindi accolto positivamente l’idea alternativa di un patto di paese fra tutti i partiti, cioè iniziare con un minimo fra 19 e 19.50 orari, per poi adattare la forchetta nei prossimi anni. Così si sarebbe almeno iniziato con qualcosa e per chi oggi di franchetti ne piglia 15, ci sarebbe comunque stato un bel miglioramento. Pare però che tutti erano d’accordo, Lega in primis, che avrebbe fatto un passo indietro, ma proprio il PS si sia opposto, facendo saltare tutto e facendo slittare il tema a dopo le elezioni”.

A far arrabbiare il Movimento di via Monte Boglia la conferenza stampa di oggi, dove “il Partito Socialista e i Verdi (Verdi fuori e Rossi dentro)” si sono espressi con “toni melodrammatici, con cui esprimevano rammarico perché il salario minimo votato dal popolo non è ancora entrato in vigore. Le responsabilità, vanno però trovate non certo in casa dell’odiata Lega, sempre in prima fila per i lavoratori ticinese”.

Anzi, il salario minimo per la Lega non risolve affatto il problema del dumping, e si scaglia contro chi ha voluto l’apertura delle frontiere. “La Lega dei Ticinesi ha da sempre difeso i lavoratori ed il mercato del lavoro interno, e continuerà a farlo. I socialisti (unitamente a comunisti e verdi) che oggi si proclamano paladini della difesa dei salari e dipendenti, sono gli stessi che hanno sostenuto a gran voce l’apertura incondizionata delle frontiere permettendo l’arrivo della manodopera estera a basso costo, causa di disoccupazione e dumping salariale. Ora è inutile farsi belli sostenendo un salario minimo di 20 franchi. Anche la Lega sostiene un salario dignitoso; introdurre però un salario uguale per tutti senza preferenza indigena come sostengono i compagni farebbe sorridere unicamente i vicini italici, invogliandoli ancor più a venire in Ticino a trovare un’occupazione”.

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