Tribuna Libera
13.06.16 - 09:010
Aggiornamento: 19.06.18 - 15:43
Storia delle religioni... ancora
Giovanni Barella, presidente Associazione dei Liberi pensatori
Una è rigidamente religiosa, l’altra è laica. Ecco cosa distingue le due nuove iniziative parlamentari lanciate sulla questione “storia e religione” nella scuola ticinese. L’iniziativa laica è moderata e vorrebbe inserire il concetto del "doppio binario", quella religiosa invece (sostenuta dalla curia) è d’attacco e vuole imporre il cosiddetto "modello misto".
La differenza fondamentale è che quella laica riconosce l'importanza della conoscenza del fenomeno religioso nei suoi contesti storici. Inserisce quindi come nuova materia obbligatoria quindicinale la lezione di storia delle religioni, lasciando facoltative le ore di religione (come accade ora). La variante religiosa prevede invece una novità feroce: gli allievi dovranno scegliere se frequentare o storia delle religioni, o religione (il catechismo).
Come Liberi pensatori siamo decisamente contrari al “modello misto” (ovvero quello voluto dalla curia): fa diventare la lezione di religione una lezione sullo stesso piano delle altre, e non più solo una cosa privata. Si torna insomma a tempi antichi, dove a scuola si imparava il libro sacro. Oltretutto impedisce che tutti gli allievi frequentino il corso di conoscenza del fenomeno religioso. Vuole classi divise in due: quelle degli infanti indottrinati religiosamente e gli altri, aperti al mondo che li circonda. È invece prioritario che accada proprio il contrario: tutti dovrebbero avere una base umanistica su cui confrontarsi, a prescindere se siano credenti oppure o no!
Ma alla curia la conoscenza e il dubbio fanno paura, quindi cercano in tutti i modi di far frequentare al minor numero possibile di alunni il corso di storia delle religioni. Nel 2016, con tutti i casini che le religioni stanno creando su questo pianeta, tutto quello che è sacro e trascendente deve rimanere a maggior ragione una cosa privata, perciò la priorità per i nostri figli (tutti!) è confrontarsi con il mondo attorno a loro. La scuola pubblica serve a questo, non a indottrinare gli adolescenti!
Gli iniziativisti religiosi vogliono una parificazione fra insegnamento laico ed insegnamento fideistico, cosa che succede solo nelle teocrazie. A questo si aggiunge il facile giochino della curia: vuole il “sistema misto” anche per aumentare il numero degli allievi che frequentano la lezione di “catechismo” (la frequenza delle ore di religione a scuola è in questo momento in caduta libera). Il motivo è fin troppo facile da intuire: a religione non si possono fare gli “espe” come nelle altre materie (veramente lo Stato potrebbe dare una nota in base a quanto uno “crede bene”?).
Ma è evidente che l'allievo delle scuole medie non può conoscere la chiara differenza fra la lezione di religione e quella di storia delle religioni senza averlo imparato prima. Anzi, la lezione di storia serve anche a spiegare questa differenza! E a spiegare ai non adulti, se sono credenti, che c’è anche altro nel mondo.
L'iniziativa laica, che chiamiamo del "doppio binario", ha il merito di inserire la conoscenza del fenomeno religioso all'interno della sua materia naturale, ovvero la storia, con frequenza alle lezioni logicamente obbligatoria. Gli insegnanti sarebbero veramente laici (e non decisi dalla Chiesa o dalle facoltà di teologia), con verifiche agli alunni sulla conoscenza di ciò che la religione ha fatto nella storia dell’Uomo. In più contempla pure il principio che lo stipendio degli insegnanti di religione tradizionale sia a carico delle rispettive autorità ecclesiastiche.
Secondo noi l’iniziativa del secondo binario avrebbe potuto spingersi anche oltre: assegnare la storia delle religioni al programma di storia generale e comunque togliere dalla griglia oraria la lezione di "religione" (il catechismo!). Ma capiamo che in politica bisogna trovare dei compromessi.
Accogliamo quindi con favore questa iniziativa parlamentare, che farà chinare i rappresentanti del popolo su questa importante revisione di legge.
Giovanni Barella, presidente Associazione dei Liberi pensatori