*Di Sergio Roic
Preciso subito che sono un frequentatore di carnevali, da quello di Bellinzona a quello di Tesserete, per citare solo i primi due che mi vengono in mente.
Con l’acclarata informazione odierna che il contagio del coronavirus riguarda anche il Ticino credo però che il continuare nello svolgimento dei carnevali sul suolo ticinese potrebbe ricordare sinistramente quei quadri fiamminghi e altri che ritraevano le “allegre” comunità infestate dalla peste: esse si davano alla pazza gioia allorché si accorgevano di averne contratto i sintomi sapendo di dover morire.
In Ticino e anche nella vicina Italia, dove le misure di contenimento del virus mi paiono esemplari, nessuno sa di dover morire e tutti quanti ci auspichiamo che il contagio possa essere curato nella stragrande maggioranza dei casi e isolato. Ora, comportarsi come se nulla fosse accaduto permettendo l’eventuale proliferare del contagio stesso assomiglia alla tattica dello struzzo che mette la testa nella sabbia per non vedere cosa gli succede attorno.
*Scrittore