del col Stefano Giedemann*
Il dibattito sulla votazione del 27 settembre 2020 per il rinnovo della flotta di aerei da combattimento è entrato nel vivo dopo la presentazione nelle scorse settimane degli argomenti del Consiglio federale rispettivamente dei due comitati interpartitici, quello a favore e quello contrario.
L’importo in gioco di 6 miliardi di franchi, coperto dal budget ordinario dell’Esercito ripartito sull’arco di più anni, copre i costi d’acquisto, delle molteplici attività per la messa in servizio e di esercizio durante il ciclo di vita previsto in 30 anni dell’apparecchio, la cui scelta del Consiglio federale cadrà secondo criteri non solo tecnici ma anche economici raccolti dopo due anni di valutazioni attente da una variegata commissione di esperti coordinati della Capo Dipartimento Viola Amherd. Giova ricordare che essi non andranno a discapito d’altre importanti iniziative a favore ad esempio della socialità e della formazione, i quali insieme ad altri ambiti comportano annualmente un budget attorno ai 67 miliardi di franchi, ma anzi faranno scaturire commesse internazionali di compensazione nell’ordine del 60%, di cui il 5% per il Ticino, a favore dello sviluppo della ricerca e dell’economia svizzera in materia di sicurezza.
Non andranno neanche a discapito di altri investimenti previsti entro il 2032 per il rinnovo dei sistemi chiave e di condotta per le truppe di terra, dato che anch’essi saranno finanziati analogamente.
Gli apparecchi andranno a rilevare i compiti differenziati di difesa aerea e servizio di polizia aerea previsti nel concetto di protezione dello spazio aereo unitamente al sistema di difesa terra-aria secondo il principio di uno Stato sovrano. Altrimenti detto, in forma differenziata e complementare ma non sostituibile, in un concetto di prontezza operativa senza interruzione assicurando uno dei tanti compiti di sicurezza a favore della popolazione, del territorio, delle proprie infrastrutture critiche, dello spazio aereo in caso di importanti conferenze internazionali fino all’Esercito qualora mobilitato. Essi adempiono così le necessità di controllo e rispondono ad alcune forme significati vedi minaccia, quelle provenienti dalla terza dimensione, secondo il principio dell’applicazione del mezzo adeguato.
Aerei leggeri ed economici, droni o altri velivoli non rispondono a questi requisiti: prova ne è che nessuna nazione adotta queste soluzioni, che in sostanza rischiano di generare solo costi e una falsa sensazione di sicurezza. Analogamente il ritenere che gli attuali apparecchi F/A-18 C/D possano ancora adempiere al compito dopo il 2030, ovvero oltre 30 anni dalla loro messa in servizio e con alle spalle tutti i possibili aggiornamenti e programmi di manutenzione.
La Società Svizzera degli Ufficiali è dell’avviso che lo spazio aereo debba continuare ad essere protetto da mezzi efficaci ed efficienti anche in tempo di pace, secondo il principio del rispetto della neutralità e dei compiti assegnati all’Esercito così come espressi nella nostra Costituzione, il tutto a favore della sicurezza che, in Svizzera, è un fattore chiave dell’economia e dello sviluppo.
Una bocciatura significherebbe rimandare il dossier alla politica e al Consiglio federale, il quale avrebbe il compito di sviluppare una nuova politica di sicurezza, di cui una parte necessariamente basata su accordi internazionali, minando di fatto il principio della neutralità in quanto assunta da nazioni a noi geograficamente e politicamente vicine ma con interessi che potrebbero diventare divergenti in caso di crisi. La Storia, anche contemporanea, ci insegna cosa questo voglia dire.
Facciamo quindi una scelta responsabile in questo ambito evitando che sia a discapito delle generazioni future. Alcune minacce si evolvono nel tempo, altre appaiono apparentemente all’improvviso, altre ancora sono derivate da nuove tecnologie. La politica di sicurezza deve assicurare la copertura di tutte le minacce tramite gli strumenti adeguati, ognuno con finalità e specificità diverse; non tutti possono essere acquisiti in tempi rapidi, e tra questi ci sono le capacità per affrontare la minaccia cyber, la ricerca di un vaccino come quella della protezione dello spazio aereo. È giunto il momento per confermare quest’ultimo, così come lo ritiene un ampio schieramento interpartitico ed economico a livello svizzero.
*Vice Presidente della Società Svizzera degli Ufficiali