*Di Piero Marchesi
Il lupo per sua natura caccia e uccide. E lo fa sempre più spesso anche sulle montagne ticinesi, che sono oramai diventate l’incubo degli allevatori. La recente dimostrazione organizzata fuori da Palazzo delle Orsoline è stata da taluni percepita come eccessiva e smisurata.
Certo, è probabilmente la naturale reazione di chi non è confrontato con il problema del lupo e che non vede tutti i giorni minacciato il suo lavoro da un animale che - grazie al solito politicamente corretto - ha ottenuto una protezione superiore del lavoro di cittadini, che grazie all’allevamento si garantiscono il proprio sostentamento. Dal salotto di casa è fin troppo facile pontificare sulla corretta protezione delle greggi dal lupo. In fondo - sostengono - si tratterebbe semplicemente di recintare i pascoli e di equipaggiarsi con un paio di cani per proteggere le pecore e le capre dal vituperato lupo.
Per comprendere davvero la difficile situazione basterebbe recarsi una volta in montagna e parlare con un paio di allevatori per rendersi conto che la realtà è molto differente dalla facile teoria. D’altro canto, anche il Consiglio federale ha ammesso che in molti casi le greggi non sono proteggibili con i criteri definiti dalla Confederazione. E allora che si fa? Nulla. I capi sbranati dal lupo vengono risarciti dalla Confederazione considerando risolto il problema, quando si sa perfettamente che i risarcimenti economici non sono sufficienti per compensare la perdita subita. E poi, sono proprio gli allevatori a sostenere che non vogliono risarcimenti, semmai un cambio di paradigma nella gestione del problema.
Il controsenso è imbarazzante: sosteniamo gli allevatori con sussidi affinché operino nelle zone più discoste, permettiamo al lupo di sbranare le loro prede e poi li risarciamo per il danno subito. Tutto questo è semplicemente folle, oltre che uno spreco di soldi pubblici.
Purtroppo, la legge federale è molto restrittiva e le Autorità cantonali, invece di sfruttare tutto il margine di manovra a loro concesso per trovare delle soluzioni, nicchiano, si passano la palla e infine, non risolvono. La recente decisione di annullare l’ordine di abbattimento del lupo di Cerentino è la conferma. Le soluzioni per risolvere il crescente problema non sono molte. A livello federale urge una modifica della legge sulla caccia, o quanto meno dell’ordinanza pertinente, al fine di ridurre la protezione del lupo. Una mia mozione in questo senso è pendente.
A livello cantonale è necessario che le Autorità affrontino con convinzione la questione affinché vengano trovate delle soluzioni e non ulteriori complicazioni. Ai cittadini che ritengono – ingiustamente - gli allevatori come incapaci di gestire un problema estremamente semplice e che ritengono un tabù l’indebolimento della protezione del lupo, consiglio di farsi un giro nelle nostre valli e di parlare con chi ogni giorno è confrontato con il problema. Molti capirebbero che trovare una soluzione ragionevole è nell’interesse di tutti, anche di chi apprezza i prodotti locali, ma che non si interessa minimamente del lavoro e dei sacrifici che sono necessari per produrli.
*Consigliere nazionale UDC