*Di Peter Rossi
Se ne parla ormai da oltre un decennio ma occorre rendersi conto che non c’è rimedio all’aumento dei costi, questo è il messaggio che, volenti o nolenti occorre trasmettere. Anche se serve assolutamente intervenire per trovare soluzioni alternative caso contrario il sistema non reggerà più a lungo, non sarà tuttavia semplice trovare la quadratura del cerchio. Peccato poiché l’intera struttura è valida e veramente “sociale”, infatti copre tutto il necessario e forse anche di più e ci è invidiata dalla maggior parte delle Nazioni.
Una soluzione potrebbe essere quella di trasferire determinati costi che oggi incidono pesantemente sui premi, coprendoli in altro modo senza tralasciare d’intervenire sull’appropriatezza, l’efficacia e l’economicità di ogni e qualsiasi necessità medica.
Nel caso specifico la problematica è tuttavia colma di insidie poiché tutti gli attori coinvolti (politici, istituti di cura, operatori socio-sanitari, assicuratori e assicurati) siedono al medesimo tavolo a ripartirsi una “torta” che presto ammonterà a 90 miliardi l’anno. Il continuare ad addossare la colpa agli Assicuratori Malattia come pure sostenere che un’assicurazione “pubblica” abbasserebbe i costi è un alibi che non regge, è come nascondere la polvere sotto il tappeto.
Mai il “pubblico” sarà in grado di fornire prestazioni (di qualunque tipo) a minor costo del “privato”. La prova è che se ne discute da quado è entrata in vigore la LAMAL (1996) come pure le diverse votazioni che hanno trovato contrarietà da parte della maggioranza della popolazione. I premi sono infatti sempre aumentati e sempre aumenteranno a conferma che siamo tutti complici di un sistema perverso che quando fa comodo funziona, ma ad ogni aumento di premi si contesta.
*già dirigente HELSANA/TI