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Tribuna Libera
29.04.24 - 09:580

"Mobbing, ricattini, commistioni, vendette". Matteo Quadranti: "Tribunale penale in subbuglio"

Interrogazione bomba del deputato al Consiglio di Stato: "È stata avviata un'inchiesta sul caso?"

Di Matteo Quadranti (interrogazione al Consiglio di Stato) *

Sabato 27 aprile 2024 è uscita sulla stampa la notizia secondo cui vi sarebbero rapporti tesi in seno al Tribunale penale cantonale. Che girassero da mesi – e da più parti - notizie in merito è risaputo da chi la giustizia la frequenta o se ne occupa, e soprattutto se ne preoccupa come il sottoscritto ritiene di aver sempre fatto.

L’auspicio è certo che stavolta - per non ripetere gli errori della gestione del caso dell’ex funzionario del DSS, senza dimenticare quanto avvenuto in seno al Tribunale penale federale di Bellinzona qualche anno fa - le procedure di inchiesta amministrativa e da parte del Consiglio della Magistratura non solo partano tempestivamente, ma proseguano speditamente con i dovuti modi e metodi formali e sostanziali di accertamento della verità da parte di persone competenti, integre vista la delicatezza del compito e formate ad hoc le quali sappiano restare super partes, rilevare anche tentativi di pressione ed inquinamento prove che sembra siano già stati messi in atto.

Invero sorprende - non poco - che dall’autorità giudiziaria in questione, che in quanto tale e non a nome del singolo giudice che rilasciò le “scuse a nome dello Stato” verso delle vittime di molestie, emergano ora al suo interno situazioni di mobbing di lunga durata (tra segretarie, tra segretarie e giudici, tra segretarie e giudici e/o cancellieri e viceversa), se non molestie sessuali, quantomeno apprezzamenti inopportuni, commistioni, vendette, ricattini e raccomandazioni sul “chi deve stare dalla parte di chi”, protezionismi, faziosità e via dicendo.

Ci è noto che mesi orsono vi fu una segnalazione formale di diverse pagine e documenti con l’indicazione anche di diversi testimoni (che potrebbero anche ampliarsi) secondo la Direttiva del Consiglio di Stato del 9 giugno 2021 concernente le molestie psicologiche, sessuali e le discriminazioni all’interno dell’Amministrazione. Quest’ultima pare essersi attivata con audizioni e sembrerebbe con l’intento di procedere al conferimento di un audit/mandato esterno per condurre la relativa inchiesta.

Vi sarebbero inoltre delle segnalazioni da parte di alcuni giudici, o per sé o per conto di propri collaboratori stretti, oggetto di “atteggiamenti inopportuni” che hanno evidenziato altri comportamenti inadeguati di una segretaria ed un collega giudice. Giudici, questi, che hanno ritenuto di dover intervenire per evitare che certe disfunzionalità e comportamenti inappropriati restassero irrisolti.

Ora vi sono notizie che vi sarebbe stato di recente il contrattacco con controsegnalazioni da parte di altri giudici verso quelli che hanno evidenziato in precedenza le problematiche in tema di gestione dei rapporti personali irrisolte da tempo all’interno del TPC. In breve; ci troviamo il gremio diviso in due fazioni che si stanno vicendevolmente attaccando.

La problematica potrebbe anche ampliarsi atteso come sono noti alcuni ripetuti screzi tra certi giudici del TPC e alcuni Procuratori pubblici, e talvolta anche verso avvocati. Non possiamo infatti dimenticare alcuni degli episodi noti alla cronica che già avevano sollevato qualche perplessità relativamente all’adeguatezza di taluni commenti fatti da parte di un membro dell’autorità giudicante; ci si riferisce in particolare agli scambi di messaggini altamente inopportuni in tema di nomine che avrebbero dovuto o meno essere favorite per amicizie, di commenti inerenti le capacità o meno di tal procuratore di gestire incarti e via discorrendo. Insomma, la preoccupazione non può che essere alle stelle.

Il Cantone, i suoi cittadini, le sue aziende e il sistema giudiziario che si vuol ammodernare e ottimizzare meritano che chi sta nei gremi giudicanti sia all’altezza del ruolo, abbia un comportamento ineccepibile in aula, nel proprio ufficio e fuori anche se “al potere” da anni (talvolta il “potere logora” anche se, come diceva Andreotti, chi lo ha non vuol perderlo). E soprattutto, considerando anche la storia passata da cui dobbiamo trarre debiti insegnamenti, si vuole in ogni modo evitare che si arrivi a situazioni omertose o dove si chiede omertà in cambio di qualche vantaggio.

Tenuto conto dei meri accenni di cui sopra, mi permetto chiedere al Consiglio di Stato, invero con una certa urgenza:

1. Se è al corrente delle segnalazioni a livello amministrativo e può confermare che una inchiesta è stata avviata.

2. Se è al corrente di segnalazioni al Consiglio della Magistratura e se può confermare che le procedure di accertamento della verità siano state anche attivate.

3. Se ritiene di potersi fare parte attiva nel segnalare la preoccupazione affinché le inchieste si svolgano evitando inquinamenti di prove, pressioni su possibili testimoni, tutela dei diritti delle parti, ma anche in modo celere per permettere al TPC di ritrovare serenità che arrischia di compromettere l’efficienza del lavoro che di certo non manca.

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