BERNA - Stando a un sondaggio condotto da Ssr, la maggioranza degli svizzeri giudica positiva l’abolizione delle restrizioni anti-Covid annunciate ieri dal Consiglio federale: solo poco più di uno su quattro - il 28% - ritiene che il governo sia stato troppo precipitoso. La popolazione appare invece più spaccata sulla questione mascherine.
Il sondaggio della Ssr, commissionato all'istituto Sotomo, è stato pubblicato oggi ed è la decima inchiesta di questo tipo realizzata per tastare il polso ai cittadini sulla gestione e sulle conseguenze dellqa pandemia. Effettuato tra il 4 e il 13 febbraio, quindi prima dell’abolizione ufficiale delle misure introdotte per arginare il Coronavirus ma quando ormai le intenzioni del governo erano note, il sondaggio evidenzia come sia solo una minoranza a essere poco convinta dal cosiddetto “Freedom Day”. Anzi, il 39% avrebbe addirittura preferito aperture ancora più rapide. Più controverso, per contro, l'obbligo di indossare la mascherina, mantenuto solo sui trasporti pubblici e nelle strutture sanitarie. Il 53% si è infatti espresso per l'eliminazione generale di questa imposizione nelle prossime settimane, ma allo stesso tempo la maggioranza sarebbe favorevole a conservarla nei negozi (55%) e sui mezzi pubblici (61%).
Dalla ricerca, condotta online coinvolgendo 33'673 persone di tutti i cantoni, emerge che la popolazione non è mai stata così fiduciosa sull’esito della pandemia dall’inizio della crisi. Il 50% si dice piuttosto o molto ottimista, mentre a mantenere un certo grado di pessimismo è il 16% del campione intervistato. Il 51% degli intervistati si aspetta però che le misure restrittive torneranno il prossimo inverno.
Riguardo ai singoli provvedimenti, solo l’abolizione dei tamponi ai sintomatici (54%) e dell'isolamento dei positivi (58%) viene criticata dalla maggioranza. Per quel che concerne il Covid pass, il 64% degli interrogati sostiene invece la decisione di abolirlo in modo generalizzato. Si assottiglia infine, rispetto allo scorso autunno, il campo dei fautori della vaccinazione obbligatoria: il 41% pensa che bisognerebbe introdurla nel settore sanitario e delle cure, mentre il 33% rimane favorevole a un obbligo generale.
Cala anche la fiducia nel Consiglio federale: nonostante gran parte degli svizzeri giudichi positivo l'operato di Berna durante la pandemia rispetto a quello degli altri governi europei, la percentuale di persone che hanno molta o moltissima fiducia nella politica del governo è crollata dal 53 al 45%. Più di uno su due vorrebbe inoltre vedere ridotto il potere decisionale dell'esecutivo. Chi invece ha approfittato della maggior visibilità regalata dal suo nuovo ruolo di presidente della Confederazione è Ignazio Cassis che, come Guy Parmelin prima di lui, vede il suo gradimento in crescita. Il ticinese resta sì in settima e ultima posizione, ma ha notevolmente ridotto il gap con i colleghi. Le note migliori rimangono quelle assegnate al ministro della sanità Alain Berset.