Sport
15.04.17 - 19:000
Aggiornamento: 19.06.18 - 15:43
Ambrì, è ora di puntare sui giovani? Non portate via la squadra dalla sua Valle!
Il numero uno di Artisa propone di realizzare il nuovo impianto a Castione, per questioni di sostenibilità economica. Ma deve entrare in gioco anche il cuore, e Lombardi lo sa. Sul piano tecnico, quale futuro?
AMBRÌ – Alla fine, è arrivata. Sudata, con tanta paura, come un’esplosione, la luce in fondo a un tunnel. Il futuro dell’Ambrì come non mai rischiava di essere appeso a un fil, a quello della LNA. Una retrocessione poteva, e lo hanno ripetuto in molti, una condanna, perché risalire sarebbe stato difficile, soprattutto senza una pista.
La nuova Valascia è il grande progetto del futuro dei leventinesi, ma se la squadra non fosse rimasta nella massima categoria, probabilmente non se ne sarebbe fatto nulla, compromettendo ancor di più il domani sportivo. Un nuovo impianto serve, è il sogno di Lombardi, e ora, dalle dichiarazioni, pare più vicino.
Le parole del numero uno del gruppo Artisa, attivo nel settore immobiliare, hanno fatto rumore. Secondo Stefano Artioli, l’investimento in una pista da 50 milioni in Leventina non è sostenibile, ma porterà a un indebitamento non recuperabile. Gli impianti moderni, infatti, spesso godono della multifunzionalità, ovvero sono attivi sette giorni su sette, permettendo alle persone di vivere la partita come un evento ma non come l’unico. A volte sono compresi negozi, bar, ristoranti, oppure essi sono vicini. Impianti per tutta la famiglia, e per tutta la giornata, addirittura per tutta la settimana.
Ad Ambrì, questo non sarebbe possibile, continua Artioli. Che ha già individuato un luogo ideale per la nuova pista, Castione, dove c’è anche una linea ferroviaria comoda che permetterebbe ai tifosi di raggiungere senza problemi la pista. E a chi obietta che l’Ambrì ha il suo cuore nel paesino leventinese, ribatte che “è un’azienda, e deve pensare come tale: questo purtroppo a volte significa anche dover mettere da parte il richiamo alle tradizioni”.
Va detto che la sua opinione non è disinteressata, in quanto ha ammesso che Artisa sarebbe interessata a una partecipazione al progetto, se esso venisse realizzato a Castione.
Il presidente dell’Ambrì Filippo Lombardi ha promesso riflessioni a 360°, dopo la sudata salvezza, arrivata solo allo spareggio con Langenthal, dove i leventinesi hanno vinto quattro partite su quattro, andando però due volte ai supplementari. Sulla questione pista invece non ha dubbi: deve sorgere ad Ambrì. Il comune di Quinto metterebbe a disposizione gratuitamente il terreno, e ritiene che la Leventina, a metà strada fra Zurigo e Milano, è il luogo ideale. Un terzo dei tifosi arriva dal Canton Uri, per cui sarebbe comodo, e la regione avrebbe il suo primo impianto sportivo di un certo livello, mentre nel Bellinzonese ve ne sono già diversi. In fondo, a comandare è il cuore, quello che fa dell’Ambri un miracolo sportivo come pochi.
Che mai, ripetiamo, come questa volta ha rischiato di fermarsi. A inizio stagione, l’obiettivo erano i playoff, come ormai succede costantemente da un decennio. Ma la realtà ha subito spento il sogno, parlando di un campionato difficile, disseminato di periodi complicati e sconfitte pesanti, senza veri leader in campo. Sembrerà simbolico, ma Inti Pestoni nei numeri non è stato sostituito da nessuno svizzero, mentre D’Agostini, l’acquisto di prestigio, ha deluso. Dwyer dopo Kossmann ha cambiato poco, dopo l’entusiasmo iniziale, sintomo che il problema era nella squadra, forse troppo debole per poter davvero ambire ai playoff, troppo forte per essere sul serio impensierita, in un’intera serie e non sono in alcune partite, dalla vincitrice della LNB. Un limbo in cui i leventinesi navigano da tempo, e da cui cercano ogni anno di uscire.
La differenza, in positivo, l’hanno fatta i giovani portati in squadra dai Rockets. Segno che essi stanno crescendo bene, che la fucina di talenti dell’hockey ticinesi è ancora vivace. Puntare su di loro può essere una scommessa necessaria, difficile perché coi giovani i risultati non sempre arrivano subito, d'altronde l’Ambrì per anni ha faticato, dunque chiedere pazienza per far adattare i ragazzi ticinesi alla massima categoria potrebbe essere un prezzo non troppo alto. La tifoseria vorrebbe vedere qualcosa in più, disputare i playoff, ma nei momenti decisivi ha sempre saputo capire l’importanza di salvare la categoria, e alla fine ha festeggiato come se la sua squadra avesse vinto uno scudetto. Appassionarsi a una formazione giovane e ticinese non pare affatto un miraggio, a costo che vi sia stabilità in panchina e un progetto serio.
Che dire del Lugano? Al di là di quelle che sono le gufate e gli sfottò d’ordinanza, probabilmente molti bianconeri avranno voluto che i cugini rimanessero in LNA. Perdere il derby, infatti, sarebbe stato tragico per il Ticino sportivo, e avrebbe cambiato inesorabilmente anche le sorti del club sottocenerino. Si sarebbe perso pepe, e in fondo nello sport si cercano emozioni. Il cuore, si vuol credere, può ancora vincere: un motivo per cui non bisogna portar via l’Ambrì dalla Leventina, indipendentemente da quanto potrebbe esser buona l’opzione Castione.
Paola Bernasconi