SAN PIETROBURGO – Il sogno della Svizzera finisce ancora una volta un passo dopo la fase a gironi, purtroppo non è una novità. In una partita che, si vedeva, sarebbe stata risolta solo da un episodio, una deviazione che più sfortunata non si può di uno dei migliori del mondiale rossocrociato, Akanji, manda a casa i ragazzi di Petkovic.
Cosa si può rimproverare? Di averci messo verve, di aver attaccato a pieno organico solo dopo il gol svedese. E il solito primo tempo un po’ così così. Se la Svizzera avesse giocato tutta la partita come dopo lo svantaggio, forse (ma siamo nel campo dei se e dei ma, ovviamente) sarebbe andata diversamente.
La Svezia, squadra non bella da vedere ma efficace, un collettivo che dopo Ibrahimovic ha 22 leader e non uno solo, ormai non è più una sorpresa, dopo aver eliminato Olanda, Italia, Germania e ora Svizzera. È partita alta, aggressiva, e ha impedito alla Svizzera di giocare nel primo tempo. Ha pressato tanto, ha recuperato palloni, ma occasioni vere e proprie non ve ne sono state molte, da nessuna delle due parti.
Le due più importanti, appunto, nel finire della prima frazione: prima una conclusione di Xhaka da 35 metri, poi in area Dzemaili, infine per la Svezia un pallone mandato in curva da Ekdal, che si era trovato solo sul secondo palo.
Ritmi leggermente più alti a inizio ripresa, come se le due compagini, in particolare la Svizzera, avessero cercato di non buttarsi troppo in avanti e con troppi uomini per non rischiare e sapessero che però era il momento di farlo. Sul più bello, quando i rossocrociati potevano iniziare ad attaccare, la svolta, o meglio, la beffa. Forbserg riceve palla in mezzo e tira, Sommer sarebbe tranquillamente sulla traiettoria però il pallone impatta sulla gamba di Akanji, cambiando traiettoria e finendo in rete.
Da qui, la Svizzera si è svegliata. Ha cominciato ad andare con più decisione sul fondo (anche nel primo tempo, si cercavano quasi sempre gli esterni), ha provato a colpire di testa, ha messo palloni dentro, ha collezionato corner. Petkovic ha messo dentro due punte, Embolo e Seferovic, al di là però di mischie, un colpo di testa di Embolo, tanto agonismo, con la Svezia trincerata dietro con la sua fisicità.
Così, all’ultimo secondo, Lang ferma Olsson da ultimo uomo, rosso diretto, però poi al VAR l’arbitro si accorge che il fallo inizia fuori area e toglie il rigore dando una punizione dal limite. Sommer la para, conta poco.
Svizzera a casa, la Svezia attende la sua avversaria, tra Inghilterra e Colombia, consapevole di non essere più una sorpresa.