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Tribuna Libera
23.11.16 - 16:010
Aggiornamento: 19.06.18 - 15:43

Uscita precoce dal nucleare: costi stimati in miliardi!

di Claudio Franscella, deputato al Gran Consiglio

Il futuro energetico della Svizzera è stato tracciato nel corso degli anni e ha visto nella decisione del Consiglio federale del 2011 un importante punto di svolta. Con la strategia energetica 2050 la produzione di energia nucleare verrà abbandonata gradualmente e la Svizzera si orienterà su altre fonti energetiche, le quali continueranno a garantire l’indipendenza e la sicurezza di approvvigionamento per il futuro del nostro Paese. L’ iniziativa “ Per un abbandono pianificato dell’energia nucleare” non fa che ribadire quanto già deciso dal Consiglio Federale, con l’unica differenza che vuole raccorciare inadeguatamente i tempi di uscita dal nucleare. Le cinque centrali presenti sul nostro territorio (che al termine della loro attività non potranno più essere sostituite) dispongono di una licenza d’esercizio di durata illimitata e possono restare “accese” fintanto che sono sicure. E proprio su questi principi i gestori hanno pianificato la loro attività. Mettere ora un limite stretto al loro periodo di esercizio significa cambiare totalmente e inadeguatamente le regole del gioco. L’iniziativa, che prevede che tutte e cinque le centrali siano disattivate entro il 2029 - Beznau 1 e 2 e Mühleberg nel 2017, Gösgen nel 2024 e Leibstadt nel 2029 -, potrebbe costringere i gestori a richiedere dei risarcimenti miliardari per i mancati guadagni previsti e per gli investimenti che non potrebbero essere debitamente ammortizzati, a causa proprio dell’improvvisa interruzione dell’esercizio produttivo. Oltretutto anche i costi generati dalla messa fuori esercizio definitiva e dallo smantellamento delle scorie radioattive (che con i tempi previsti dal Consiglio Federale sarebbero coperti dalle ditte che gestiscono gli impianti) potrebbero ricadere sulla Confederazione e, di conseguenza, sui contribuenti. L’energia elettrica nucleare non può poi essere sostituita in modo così rapido e semplice con energia proveniente da fonti rinnovabili svizzere, infatti la ristrutturazione dell’approvvigionamento energetico nel nostro Paese ha bisogno di tempo. Questa realtà porterebbe il nostro Paese a dover rivolgersi all’estero per poter far fronte alle esigenze di approvvigionamento elettrico. Questo importante aumento di importazione di energia comporterebbe il rischio di sovraccaricamento dell’attuale infrastruttura che dovrebbe, di conseguenza, essere ulteriormente potenziata. Un’operazione molto costosa questa e che richiederebbe almeno un quindicina di anni di lavoro. Dal profilo ecologico non saremmo poi nemmeno in linea con i principi dell’iniziativa: infatti l’energia proveniente dall’estero è prodotta, oltre che dalle centrali nucleari, pure da quelle a carbone, che sappiamo tutti essere altamente inquinanti. Vi invito quindi a votare contro l’iniziativa “Per l’abbandono del nucleare” così da evitare che la collettività debba pagare inutilmente dei costi stimati in miliardi.Claudio Franscella, deputato al Gran Consiglio
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