di Omar Wicht*
In questi giorni, una delle notizie che ha scosso il nostro Cantone, è il record di lavoratori frontalieri occupati sul nostro territorio.
Da questo dato allarmante, confrontato con le numerose persone in Ticino senza un’occupazione, nascono o rinascono vecchi temi del passato, uno dei quali il famoso salario minimo di 4000.-.
A mio parere l’unica soluzione, che risolverebbe buona parte dei problemi, sarebbe un blocco immediato dei permessi G (anche provvisorio di 6 mesi o il tempo necessario), finché buona parte dei nostri disoccupati venga reinserita nel mondo del lavoro.
Un salario di 4000.- mensili per chi lavora a tempo pieno, in primis non è sufficiente per far fronte alle necessità di una famiglia, in secondo luogo non scoraggerebbe l’assunzione di frontalieri, anzi, con semplici “giochetti” di assunzioni al 70 o 80 percento (per poi ricattare una persona e occuparla al 100), si ritornerebbe a un salario di 2500.-.
Si sa per un frontaliere equivale a tantissimo, confrontato ai 1000 euro di stipendio nazionale medio italiano. Nessuno avrebbe interessa a denunciare ai sindacati un eventuale abuso.
A questo record di 66 mila frontalieri occupati in Ticino, se aggiungiamo i famosi Padroncini, che lavorano praticamente tutti in nero e le famose colf e baby sitter, potremmo praticamente giungere alla conclusione che dobbiamo mettere un freno all’invasione.
Ci vogliono delle misure e delle decisioni incisive, forti e decise, quella del salario minimo è un palliativo facilmente raggirabile, secondo il mio modesto parere non risolverebbe il problema, anzi lo complicherebbe.
*Consigliere comunale di Lugano, Lega dei Ticinesi