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03.10.17 - 19:450
Aggiornamento: 19.06.18 - 15:43

Pamini e il salario minimo. "Solo per i residenti e da introdurre in 10 anni, altrimenti i frontalieri sostituiranno i ticinesi e avverrà una meccanicizzazione"

Il deputato di Area Liberale considera la misura "dannosa e illiberale", e ritiene che "un datore di lavoro assumerebbe, con un minimo di 3'800 franchi, solo dipendenti capaci di produrre almeno 4'500 franchi mensili": arriverebbero più frontalieri qualificati, e i giovani...

BELLINZONA – “Il salario minimo sia una misura dannosa ed illiberale”, scrive Paolo Pamini sul Corriere del Ticino: ma siccome esso è stato votato dal popolo con Salviamo il lavoro in Ticino, e il Tribunale ha deciso come noto in merito al caso di Neuchâtel, verrà probabilmente introdotto. Per l’esponente di AreaLiberale, sarebbe meglio farlo in 10 anni e solo per i residenti.

Perché? Dopo aver chiarito che per i frontalieri non si può parlare di dumping, dato che guadagnano meglio di molti connazionali, fa notare che, con un minimo di 3'800 franchi, “nessun datore di lavoro assumerebbe chi non è capace a produrre almeno quella cifra più i relativi costi salariali (diciamo in totale almeno 4.500 franchi al mese). I primi a farne le spese sarebbero i giovani con cattiva formazione e senza esperienza, che saranno probabilmente spinti in un vortice di vari anni di precariato passando di stage in stage”.

E anche fra i frontalieri ci potrebbero essere dei mutamenti di mercato, ovvero verrebbero assunti quelli più formati, i quali “entrerebbero in diretta concorrenza con i residenti ticinesi che godono di una buona formazione tecnica (apprendistato e scuole professionali) se non universitaria”.

“Poiché le aziende dovranno far quadrare i conti, laddove possibile esse sostituiranno manodopera con la meccanizzazione, e altrimenti appiattiranno la progressione degli scatti salariali, alzando quelli dei frontalieri e abbassando quelli dei residenti per rispettare il salario minimo generalizzato. Per questi motivi, potrebbe essere ragionevole prevedere l’introduzione del salario minimo solo per i dipendenti residenti. D’altra parte, il testo dell’iniziativa parla di assicurare al dipendente un tenore di vita dignitoso”, prosegue Pamini, e questo comporta il permesso di considerare la differenza fra  costi della vita in Ticino e in Italia.

Introdurre il salario minimo all’improvviso porterebbe a uno shock, dato che “le aziende necessitano tempo per cambiare i propri processi produttivi (meccanizzandoli ed innovandoli, il che permetterà di finanziare maggiori salari come è successo da tempo in Svizzera tedesca) e le persone immancabilmente licenziate necessitano di tempo per riformarsi e trovare un nuovo lavoro in un contesto più difficile”.

Quindi, nonostante il parere negativo sul minimo salariale, ecco le proposte di Pamini: introduzione in 10 anni,con un aumento annuo del 10%, e solo per i residenti.
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