di Ruben Notari*
Osservo un po’ di confusione nel dibattito sulle riforme scolastiche. Mi permetto di proporre quindi, a molti degli attori coinvolti, un invito a riflettere su alcuni aspetti.
A chi vuole solo il “sapere” o solo il “saper fare” e che dà pure una connotazione politica alle due cose, ricordo che servono entrambe, assieme al "saper essere", per formare una persona.
A chi pensa che dobbiamo formare le persone per le esigenze aziendali, ricordo che una persona formata a 360 gradi è pure molto più valida come lavoratore; certo, sicuramente sarà meno incline a chinar la testa, ma porta competenze e idee innovative.
A chi dice che non dobbiamo solo insegnare a “imparare a imparare” dico che è importante anche quello e che oggi siamo ben lontani dal farlo.
Alla destra suggerisco di informarsi sui progressi della pedagogia e della didattica già sperimentati con successo in altri paesi, che raggiungono risultati migliori ai nostri anche senza livelli.
All'UDC, spesso votato al meno stato, chiedo se è davvero disposto a investire seriamente nella scuola dell'obbligo. Delle 61 misure che ha proposto, alcune sono anche condivisibili, ma richiedono forti investimenti pubblici.
Agli estensori e ai sostenitoridella riforma “La Scuola Che Verrà” chiedo di ritornare su alcuni aspetti della stessa affrontati in modo troppo superficiale: l’abolizione dei livelli e la diffusione della differenziazione sono temi a cui la nostra cultura scolastica non è pronta e per cui bisogna preparare bene il terreno prima di passare all’implementazione. Ricordo loro inoltre che la differenziazione al momento è una rara eccezione, non certo la realtà nella nostra scuola.
Ai docenti chiedo di far sentire la propria voce, anche attraverso nuove forme organizzative (ne proporrò una). Non è possibile che molti docenti fossero contro “La Scuola che Verrà” e che non sia nato un fronte del no critico alla riforma.
A chi grida "ascoltiamo i docenti" chiedo come hanno intenzione di farlo. Siamo in tanti e con idee diverse. Perlomeno Bertoli il giro dei plenum lo ha fatto.
Al DFA chiedo di entrare umilmente in aula con i docenti, non per giudicarli, ma per collaborare come pari con loro,per capire assieme gli ostacoli pratici all’implementazione delle nuove forme didattiche, vedere se sono superabili e con quale carico di lavoro.
A chi critica pedagogia e didattica, per sfruttare elettoralmente il noto stridore tra docenti e DFA, dico di stare attenti, si sono fatti grandi passi avanti, è stupido negarlo. Io stesso, facendo lezioni di ripasso di matematica, continuo a osservare gli stessi errori didattici, che da decenni penalizzano gli allievi.
Un po’ a tutti chiedo come mai si è discusso molto su “La Scuola che Verrà” ma poco in merito ai, forse più importanti, cambiamenti nei piani di studio.
A chi oggi in campagna elettorale promette mari e monti per la scuola non chiedo niente; mi annoto però i loro proclami e al momento giusto li metterò di fronte alle loro promesse.
Queste le mie richieste agli altri; nel prossimo articolo illustrerò alcune mie proposte concrete per far ripartire il processo di evoluzione della nostra scuola dell'obbligo.
*candidato al Gran Consiglio per il Partito Socialista, lista 4, candidato numero 77