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06.02.18 - 11:420
Aggiornamento: 19.06.18 - 15:43

Il Governo preoccupato, "se in Svizzera passa il no e in Ticino il sì, temiamo decisioni negative per la RSI"

Il Consiglio di Stato ha invitato la popolazione a respingere No Billag, "ricordiamoci che il sistema assegna alla Svizzera italiana il 22% delle risorse, mentre si contribuisce con solo il 4%". Teme che "un segnale di disaffezione da parte dei ticinesi porti al ridimensionamento di una realtà di primo piano"

BELLINZONA  Il Consiglio di Stato ha presentato oggi – nel corso di una conferenza stampa a Bellinzona – la propria posizione sull’iniziativa popolare per l’abolizione del canone radio-televisivo.

Il Governo ticinese invita le cittadine e i cittadini a respingere una proposta che penalizzerebbe fortemente le regioni periferiche e le minoranze linguistiche come il Cantone Ticino, segnando il passaggio definitivo da una logica di servizio pubblico a una commerciale.   

Il Consiglio di Stato ha anzitutto ricordato che il principio di un canone radio-televisivo risponde fedelmente alle indicazioni della Costituzione, che con il concetto di servizio pubblico descrive un contributo all’istruzione, allo sviluppo culturale e alla libera formazione delle opinioni. Il canone, secondo l’attuale impostazione, garantisce inoltre che le minoranze linguistiche e culturali, come quella svizzero-italiana, siano equamente rappresentate nell’offerta radio-televisiva nazionale. 

A questo proposito, il Governo ha invitato a non dimenticare che il sistema in vigore assegna alla RSI ben il 22% delle risorse, a fronte di appena il 4% della popolazione della Svizzera italiana. Per quanto riguarda la sola RSI, questo impegno si traduce in oltre un migliaio di collaboratori a tempo pieno e in un valore aggiunto di circa 213 milioni di franchi all’anno per l’economia della Svizzera italiana. Circa 40 milioni sono destinati all’acquisto di beni e servizi da 850 fornitori locali.

Il Governo ha infine riaffermato la propria preoccupazione in vista di uno dei possibili esiti della consultazione del 4 marzo 2018: se l’iniziativa fosse respinta a livello federale ma accolta nel nostro Cantone, è concreto il rischio che a medio termine possano verificarsi decisioni aziendali negative per la RSI e per le emittenti private del Cantone. Un segnale di disaffezione da parte della cittadinanza ticinese potrebbe infatti portare al ridimensionamento di realtà di primo piano per l’economia e le attività culturali nel Cantone.
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