di Marco Romano*
Il 15 maggio voterò SÌ alla revisione della Legge sul cinema, la cosiddetta “Lex Netflix”. Andiamo finalmente a colmare in maniera intelligente e svizzera una lacuna creatasi negli ultimi anni a seguito dell’affermazione globale di colossi come Netflix, Amazon Prime, Disney+, Sat1, Pro7 e RTL.
Il nostro Paese, malgrado un numero di abitanti molto esiguo, è estremamente interessante per questi attori: abbiamo un elevato potere d’acquisto, la popolazione è plurilingue ed evidenzia un interesse a un’offerta moderna e globale. Non per nulla i prezzi degli abbonamenti, come per altri prodotti, sono fra i più alti al mondo.
Oggi, i citati colossi dello streaming, grazie agli abbonamenti dei residenti in Svizzera realizzano importanti introiti. Tutto questo, senza lasciare nel Paese e nel nostro tessuto economico, alcuna risorsa. Non pagano tasse e praticamente non hanno né uffici né dipendenti.
Allineandosi a quanto già realtà in molti Paesi europei, il progetto mira a obbligare i citati attori a investire il 4% dei loro ricavi lordi realizzati in terra elvetica nella produzione nazionale: (co)produrre serie e film svizzeri o acquisirne i diritti e quindi espandere la loro offerta in tutto il mondo. Un importante passo per permettere al settore cinematografico svizzero di accedere al mercato dello streaming online, per ora appannaggio di chi si è già mosso in questo senso.
Abbiamo il privilegio di vivere in un Paese che per sua natura, identità e pluralità di ambienti è di per sé un set, ad oggi non ancora sufficientemente valorizzato per produzioni nazionali e internazionali. La produzione cinematografica rappresenta un settore economico con un largo indotto (turismo, albergheria, ristorazione, artigiani, ecc.).
Il Ticino è pionieristico e i progetti si stanno moltiplicando, basti pensare che la Ticino Film Commission ha misurato in quasi 5 milioni l’indotto diretto delle produzioni audiovisive del solo 2021 a fronte di 100'000 franchi investiti. Il potenziale è enorme. Con questo approccio si spingono le citate piattaforme a investire anche in Svizzera, senza mettere mano nella tasca dei cittadini. A titolo di paragone, in Italia l’obbligo di investimento ammonta al 20%, in Spagna al 5% e in Francia al 26,5%. Mai questa dinamica ha generato un aumento diretto dei prezzi per i clienti, al contrario porta investimenti rilevanti nel territorio.
Mettiamo quindi fine a questa disparità di trattamento, ingiusta e anacronistica, tra gli attori globali e le televisioni nazionali e regionali che già investono da anni nella produzione audiovisiva. L’aggiornamento del quadro legislativo è essenziale. Creiamo finalmente regole del gioco uguali per tutti in una società dove il consumo di film sta mutando rapidamente, ma non annullerà a medio termine la TV tradizionale e le sale cinematografiche.
*consigliere nazionale PPD-Alleanza del Centro