di Andrea Togni *
Incentivi ai giovani che desiderano fondare delle start up, soprattutto in settori protesi al futuro con ampio margine di sviluppo, premiando in modo specifico la presenza di imprenditori ticinesi al loro interno, tramite l’allargamento delle facilitazioni attive ora per aziende straniere. Ma non solo: auspico un aiuto a trecentosessanta gradi, che veda lo Stato proattivo e pronto a venire incontro alle esigenze, comprese quelle logistiche, di chi vuole fare impresa.
La fuga dei cervelli, di cui tanto si parla dopo la proposta di defiscalizzare in parte il reddito di chi rientra in Ticino dopo aver studiato oltre Gottardo, è a mio avviso un tema su cui è necessario soffermarsi con grande attenzione. Come padre di tre giovani uomini non posso che averlo a cuore in modo particolare, per il loro futuro e quello di molti loro coetanei, ma anche per quello del Cantone, che sogno maggiormente competitivo e con un mercato del lavoro rivolto all’innovazione tecnologica e/o scientifica.
Le conoscenze acquisite durante gli studi devono essere sviluppate sul territorio, con apporto di valore aggiunto all’intera società. Ritengo che defiscalizzare parte del reddito a chi dopo gli studi decide di rientrare Ticino sia una proposta da sostenere, anzi, estenderei la misura alle intere neofamiglie.
Da persona che a 17 anni fondò la sua prima azienda, ritengo che si debba andare però oltre l’incentivo fiscale per chi torna come dipendente di una realtà già presente e che lo spirito imprenditoriale vada incoraggiato e sostenuto con ogni mezzo a disposizione, fiscale e non. Le conoscenze acquisite durante gli studi dovranno essere il più possibile indirizzate verso la costituzione di aziende in grado di creare introito, posti di lavoro e innovazione, con un occhio rivolto anche alla sostenibilità ambientale.
Da tempo sono presenti degli interessanti piani economici volti ad attrarre facoltosi ed aziende straniere, che ha portato svariate realtà a insediarsi nel nostro territorio. Il Ticino deve però puntare con forza sui suoi cervelli, in particolar modo “nostrani”, e dunque favorire programmi di promozione e attrazione economica a vantaggio di chi ha il desiderio, la competenza e la voglia di fondare delle start up, con incentivi fiscali e operativi per neoaziende i cui promotori siano, almeno per una percentuale stabilita, ticinesi.
Dal punto di vista pratico, lo Stato dovrebbe investire sul ruolo dei giovani imprenditori scegliendo di defiscalizzare le start-up fondate da ticinesi, nei loro primi 5 o 10 anni di vita, mettendo al contempo in campo delle facilitazioni per aziende che si caratterizzano per essere particolarmente innovative nel know how e nel modo di operare. Potrebbe avere un ruolo proattivo, capace di essere a fianco di chi si lancia in una nuova sfida per poi poter beneficiare dei futuri redditi della società o in caso di quotazione della stessa: la mia idea è che lo Stato compartecipi, con un approccio simile ai fondi specializzati (“ventur capital” o “private equity”), tramite una quota minoritaria ma sufficiente per supportare il promotore, il quale a sua volta dovrà avere una opzione e che gli permetterà di ricomprare le quote a partecipazione statale o la totalità del finanziamento ricevuto con l’aggiunta di un extra in percentuale. Lo Stato potrebbe essere al loro fianco anche dal punto di vista logistico, mettendo a disposizione gratuitamente degli spazi ove svilupparsi.
Sono consapevole di proporre un piano ambizioso, ma d’altro canto sottolineo come un giovane che dopo gli studi oltre cantone decide di non rientrare in Ticino si dimostri per il nostro territorio un investimento perso, sia dal punto di vista degli aiuti familiari e allo studio erogati negli anni e come dei contributi economici e sociali che andranno a beneficio di altre realtà.
I nostri giovani hanno le capacità e le competenze necessarie a far sviluppare il Ticino, si abbia la forza di puntare su di loro, sin dalla formazione per poi sostenere le start up ed i settori protesi al futuro.
*Candidato PLR in Gran Consiglio