BRANDIZZO - Credeva che il treno fosse già passato, ma non era così. “Ho schiantato cinque vite, penso solo a quei ragazzi", starebbe dicendo da giorni Antonio Massa, l’uomo-scorta di Rete ferroviaria italiana. È uno degli indagati per la strage di Brandizzo, che ha visto la morte di cinque operai, travolti dalla motrice di un treno mentre svolgevano lavori di manutenzione.
A quanto pare, non esiste un nulla osta firmato che diceva ai dipendenti della Sigifer, la ditta che si occupava di sistemare i binari, che potevano operare. Ma stando a voci provenienti dall'azienda stessa, è una prassi dare il via libera solamente a voce. "Noi sappiamo che si inizia a lavorare quando il capo ci dice a voce che possiamo farlo. E ce lo dice non quando arriva un pezzo di carta, ma quando i treni hanno smesso di passare. Fanno tutti così. Passato l’ultimo treno che trasporta passeggeri, si va sui binari. Il modulo, o l’autorizzazione, arriva, ma entro la fine del nostro turno di lavoro”, ha detto, in anonimo, a La Repubblica. Il motivo? Risparmiare tempo.
Tornando alla tragica notte in cui hanno perso la vita Michael Zanera, Giuseppe Sorvillo, Saverio Giuseppe Lombardo, Giuseppe Aversa e Kevin Laganà, Massa era convinto che il treno fosse già passato. "Non l'ho visto", ha detto agli inquirenti (come è ovvio che fosse...).
Assieme a lui è finito sotto indagine il capocantiere Andrea Girardin Gibin, sopravvissuto all'incidente.
Di Massa, i conoscenti dicono che sia una persona scrupolosa. "Non può aver commesso un errore simile – dice uno di loro a La Stampa – Forse gli hanno dato una comunicazione sbagliata. Mi rifiuto di pensare che abbia fatto andare gli operai al lavoro senza avere l’autorizzazione”, ha dichiarato un suo collega a La Repubblica.
Sta facendo il giro del web l'ultimo post pubblicato su Tik Tok poche ore prima del dramma da Zanera, che aveva visto un crocifisso sui binari e si era chiesto cosa Dio volesse dirgli.