NEW YORK – Non c’è futuro senza cultura. È, in estrema sintesi, il concetto attorno al quale ruota il discorso dello chef tristellato Massimo Bottura, intervenuto nel corso di un evento a New York. Bottura ha affrontato il tema della tecnologia e dell’intelligenza artificiale nel mondo della cucina.
Lo chef, pur riconoscendo il valore della tecnologia nella società di oggi, sostiene che la cucina di alto livello “è tutta una questione di emozioni, di irrazionalità e di errori. È un lungo viaggio che si compie come se vivessi già nel futuro, che per me non è un luogo ma uno stato mentale. Quando sei al passo con i tempi, le persone non capiscono subito cosa stai facendo. Lo capiscono soltanto dopo”. Come accaduto, per esempio, con uno dei suoi piatti iconici: le 5 stagionature del Parmigiano. “Molti – dice – pensavano che stessi rovinando l’immagine del Parmigiano Reggiano”. Oppure come successo con il famoso “Oops! I drop the lemon tart’. “Si trattava di una crostata al limone che doveva rompere il confine tra dolce e salato. Lo chef Takahiko Kondo lo fece cadere sul piano di lavoro. Mi venne subito l’idea di servirlo così per celebrare la bellezza dell’imperfezione”.
E ancora: “Il più importante ingrediente per il futuro è la cultura. Solo così si possono stimolare le menti giovani e loro possono sentire che hanno ancora possibilità di imparare. L’Intelligenza artificiale può essere d’aiuto nell’industria della ristorazione per permettere agli chef di esprimere la propria creatività in cucina e creare nuove ricetti. Ma è una teoria che non può valere nei ristoranti stellati. Lì si basa tutto sulle emozioni”.