Di Riccardo Vassalli
È presto, troppo, per facili proclami. Certo, frenare l’entusiasmo non è facile. Sopratutto per chi è abituato a premere più il gas che il freno. Gioco di pedali, in quel caso. Ma se c’è una cosa che la Formula 1 ci ha insegnato in quest’ultimo anno è proprio che bisogna fidarsi di tutti ma non fidarsi di tutto.
Il Gran Premio del Bahrain della scorsa settimana ha riconsegnato al mondo del motorsport la Ferrari, con la F maiuscola, il cavallino rampante” che finalmente rampa e non si sdraia stanco di noiose prestazioni. La Ferrari è tornata con una doppietta stratosferica: il giovane di belle speranze Leclerc davanti dall’inizio alla fine con lo spagnolo Sainz lì, appena dietro, a gustarsi l’argento. Lo stesso colore di una Mercedes in difficoltà, ma mai doma e capace, con il solito Hamilton, di tenere tutti in guardia. E guai a dimenticare la Red Bull, fresca campione del mondo con Verstappen. Loro le ali le sanno mettere davvero, anche se il ballo di inizio stagione non si è rivelato proficuo.
Ma ballare non è proprio lo sport preferito dei piloti. E allora lasciamoli correre, che poi vince chi ha più fiato ed è più costante. La corsa è appena cominciata.
Lorenzo Jovanotti la definirebbe “l’inizio di una nuova era”. Che è quella della Formula 1 in generale con le modifiche tecniche e aerodinamiche ed è anche quella che sperano di vivere a Maranello. “Corri cavallo, corri ti prego” non è solo il ritornello di Samarcanda intonato da Vecchioni, ma anche lo slogan preferito dei Ferraristi, finalmente premiati dopo anni di iella, scarse performance e guai tecnici.
E a noi non rimane che gustarci il dolce sapore di una Formula 1 apparentemente tornata ai fasti di un tempo.