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L'ultimo saluto a Franz Beckenbauer. Il tempo che si ferma per ricordare "eleganza, leggerezza e sovranità" del Kaiser

Dal Ticino all'Allianz Arena per l'addio alla leggenda del calcio. "Non so se gli angeli pratichino sport, ma sono sicuro..."

MONACO DI BAVIERA – Un freddo glaciale ha accolto le quasi 20mila persone che ieri, venerdì, si sono recate all’Allianz Arena di Monaco di Baviera per dare l’ultimo, toccante, saluto al Kaiser Franz Beckenbauer. Alla cerimonia, organizzata perfettamente e curata nei minimi dettagli dal Bayern Monaco, abbiamo partecipato anche noi. Oltre 900 chilometri (tra andata e ritorno) per esserci, per unirci all’abbraccio simbolico e collettivo di chi ha voluto restituire qualcosa al più forte difensore del mondo, deceduto ormai dodici giorni fa all’età di 78 anni.

L’ondata di gelo che ha sferzato la Bavaria si è fatta sentire fin dalle prime ore del mattino, quando già nel gigantesco e innevato cimitero di Perlacher Forst - dove Beckenbauer è stato sepolto nella tomba con la madre e il padre e a pochi passi dalla bara dell’adorato figlio - qualche brivido ha bussato nel portone dell’anima, come a suggerire che per scaldarsi serve scavare nei ricordi e nelle emozioni che il Kaiser ha saputo regalare nel corso della sua carriera.

E allora, non poteva esserci teatro e scenario migliore di un’Allianz Arena “vestita a tema” di quello che fu il suo principale promotore. Quel Franz Beckenbauer che entrò in punta di piedi - dopo essersi fatto notare anche torneo giovanile di Pasqua a Bellinzona - in prima squadra per poi diventarne capitano, simbolo, bandiera e ambasciatore nel mondo, oltre che allenatore e presidente onorario. Le immagini di repertorio mostrate sui maxi schermi - intervallate dai discorsi di amici, leggende del calcio, politici e dagli intertempi canori in italiano del tenore Jonas Kaufmann- hanno fermato per un’ultima volta il tempo, ricordandoci perché il Kaiser vivrà in eterno nei ricordi di chi ha potuto apprezzarne le mille sfaccettature.

Il presidente federale Frank-Walter Steinmeier l'ha definito "il più popolare ambasciatore del nostro Paese in giro per il mondo. Nessun più di Franz ha desiderato i Mondiali del 2006 in Germania. Leggerezza, sovranità ed eleganza che, insieme al suo spirito combattivo non dimenticheremo. Il suo talento è stata fortuna, il resto duro lavoro. Non so se gli angeli pratichino sport, ma nel caso avranno sicuramente sentito questa nuova voce, dal suono un po' bavarese".

Tra gli amici più stretti di Beckenbauer, Uli Hoeneß ha ricordato il talento e l’umiltà del Kaiser, ma anche i sacrifici e aneddoti divertenti. "Da Franz potevi imparare ogni giorno, non solo sul campo. Chi credeva che vivesse solo del suo talento si sbagliava di grosso. Lavorava molto. Vero, non era mai puntuale, ma era sempre l'ultimo a lasciare la struttura. Quando l'ho conosciuto per la prima volta non sapevo se dargli del lei o del tu, ma mi ha anticipato (come solito fare in campo) e mi ha detto 'chiamami Franz'. Quando ero in difficoltà in campo, sapevo che passarla a lui era sinonimo di garanzia".

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