di Sergio Morisoli*
Il salario minimo senza l’applicazione dell’articolo Costituzionale “Prima i nostri” sarà un disastro per il Ticino.
Il salario minimo, cura a breve termine per 12’000 lavoratori di cui circa 7’000 frontalieri, diventerà a medio e lungo termine il salario massimo di riferimento per circa 80’000 / 100’000 lavoratori residenti ( a parte quelli che lavorano per lo Stato e parastato).
Salteranno i contratti collettivi diretti tra datori di lavoro e organizzazioni dei lavoratori, modello di successo svizzero. Le negoziazioni saranno inutili siccome sostituiti dal salario minimo di legge per i frontalieri ma di fatto massimo per i ticinesi.
Non è il prezzo fisso del lavoro che ci proteggerà dal dumping e dall’effetto sostituzione, anzi, se pagar poco da immorale diventa legale...
Solo la gestione intelligente della domanda e dell’offerta di lavoratori differenziando per settori economici ci può salvare da salari tendenti al basso, disoccupazione giovanile, emigrazione di cervelli e delocalizzazione di posti qualificati, fine della pace sociale tra categorie di lavoratori.
È la dinamica quantitativa di Domanda e Offerta di qua e di là dal Confine che va governata seriamente, cioè mettendo in pratica quello che il popolo ticinese ha voluto fissare nella costituzione. Il resto come dice una pubblicità è contorno, in questo caso: dannoso.
*deputato UDC