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06.09.18 - 15:290
Aggiornamento: 07.09.18 - 18:46

"Salari minimi anche ai distaccati". Sennò, "sarebbe un incentivo a scegliere loro e non i residenti"

Dadò, Agustoni, Fonio e Passalia riprendono a livello cantonale un'iniziativa federale di Abate. "In Ticino il fenomeno è già particolarmente sviluppato"

BELLINZONA – Applicare il salario minimo, ma non ai lavoratori distaccati, in Ticino rischia di essere controproducente. Ovvero, di non consentire a questi lavoratori di avere uno stile di vita autosufficiente ma anche di spingere i potenziali datori di lavoro a sceglierli a discapito del personale indigeno.

Dunque, il PPD, con una iniziativa firmata dal presidente Fiorenzo Dadò, dal capogruppo Maurizio Agustoni , dal sindacalista Giorgio Fonio e da Marco Passalia, chiede che i minimi salariali siano applicati anche ad essi, diversamente da quanto il Consiglio Federale ha proposto di fare. Infatti, i Consiglieri Federali hanno indicato alle Camere di respingere un’iniziativa di Abate sul tema.
“Secondo il Consiglio federale il salario minimo non rientrerebbe nell’ambito delle misure collaterali della libera circolazione, inoltre le leggi cantonali stesse escluderebbero i lavoratori distaccati dal campo d’applicazione del salario minimo”, scrivono i quattro deputati. “Per quanto riguarda il primo argomento, riteniamo che il salario minimo costituisca a tutti gli effetti una misura che consente di contrastare, almeno in parte, gli effetti negativi della libera circolazione. Per quanto riguarda il secondo argomento starà ai vari Cantoni stabilire se, e in che misura, la legislazione sul salario minimo si applichi ai lavoratori distaccati; nella misura in cui i Cantoni decidano di applicare il salario minimo ai lavoratori distaccati essi devono avere la possibilità di attuare questa decisione”.

Dunque, il minimo va applicato anche a loro, e, tecnicamente parlando, “la modifica dell’art. 2 LDist è pertanto giustificata”

Perché “l’esclusione dei lavoratori distaccati dall’ambito di applicazione del salario minimo cantonale rischia, almeno in Ticino, di vanificarne lo scopo stesso, ovvero consentire a tutti i lavoratori di avere un tenore di vita dignitoso”.

Inoltre, “tale esclusione è un incentivo economico a far capo a lavoratori distaccati a discapito dei lavoratori residenti, ciò che costituisce un impoverimento del mercato del lavoro ticinese. In Ticino, peraltro, il fenomeno dei lavoratori distaccati è particolarmente sviluppato, basti pensare che ogni anno vengono impiegati lavoratori distaccati per l’equivalente di 6'000 lavoratori a tempo pieno”. Per il nostro Cantone, più ancora che per altri, sarebbe un problema.

Per cui, Dadò, Agustoni, Fonio e Passalia chiedono con questa iniziativa, “riprendendo la mozione del Consigliere di Stato Fabio Abate, chiediamo quindi che l’Assemblea federale modifichi l'articolo 2 della Legge federale concernente le misure collaterali per i lavoratori distaccati e il controllo dei salari minimi previsti nei contratti normali di lavoro (Legge sui lavoratori distaccati, LDist) dell'8 ottobre 1999, affinché sia prevista la possibilità di imporre ai datori di lavoro esteri che distaccano i propri lavoratori in Svizzera il rispetto delle condizioni salariali minime prescritte in una legge cantonale”.

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