di Sergio Morisoli *
Fermiamo il declino: stop alle politiche di sinistra. Non è uno slogan elettorale, bensì la prima misura necessaria e concreta per iniziare l’inversione di tendenza. Perché? Perché nulla accade per caso, e la situazione attuale ha un’origine, una causa verificabile; non bisogna andare lontano, vale anche qui da noi.
Il socialismo non è scomparso e non è meno pericoloso di quello del secolo scorso (la Presunzione fatale ben descritta dal Nobel F.A. Hayek). È solo mutato geneticamente e si è diffuso negli altri partiti.
Come?
Per cominciare, i socialisti hanno abbandonato la lotta di classe, avendo capito a) che l’hanno persa, e b) che l’economia capitalista è utile e serve a riempire le casse dello Stato e pure per finanziare i loro piani.
Hanno cambiato obiettivo: ora vogliono abbattere i valori e le regole del gioco che hanno prodotto benessere individuale e prosperità per tutti in Svizzera. Cioè i capisaldi della nostra vecchia, sana, buona, noiosa politica borghese che tutti ci invidiano.
Il socialismo trasversale e diffuso in tutti i partiti ora si chiama statalismo e centralismo. Questo concetto è più sdoganabile ed esportabile, va oltre i confini del classico Partito socialista.
Questi due fenomeni, statalismo e centralismo, sono i due veri nemici del benessere, della libertà, della responsabilità individuale, dell’economia e del sistema istituzionale svizzero e ticinese.
Lo statalismo pianifica la vita dei cittadini e delle imprese in ogni ambito dalla culla alla bara, e il centralismo burocratico la dirige. Purtroppo questa tentazione di perseguire dall’alto il “perfettismo” sociale ed economico, è molto attrattiva per troppi non socialisti, per questa ragione le politiche di sinistra crescono e trovano terreno fertile trasversalmente nel Governo e in Parlamento.
Non è facile accorgersi della efficace mutazione genetica del socialismo e della sua efficienza nel diffondersi ben oltre al classico terreno dell’economia.
Per capire il mutamento in atto, eccovi qualche esempio di cosa il socialismo geneticamente modificato sta producendo:
- diritti illimitati senza doveri e deresponsabilizzazione individuale;
- ingerenza e ostacoli all’economia;
- iper regolamentazione, eccesso di controlli, permessi e certificazioni a go-go;
- prestazioni sociali “à la carte” e a pioggia;
- moltiplicazione di imposte, tasse e balzelli;
- consumismo pubblico;
- clientelismo partitico;
- immigrazione libera e incontrollata;
- assorbimento automatico del diritto UE in moltissimi campi;
- centralismo decisionale e dirigismo burocratico dall’alto;
- spendere malamente i soldi degli altri o quelli che non ci sono;
- libertinaggio dei comportamenti;
- relativismo etico e perdita di senso civico;
- caos culturale e identitario;
- integralismo ecologico;
Lo statalismo e il centralismo che promuovono queste politiche hanno superato di gran lunga per attrattiva la lotta di classe tra “padroni e operai”. Il socialismo in queste forme nuove sta prendendo il sopravvento culturale, nel modo di ragionare in molti campi della politica, nel modo di fare le Leggi e nel rapporto cittadino - Stato.
Le conseguenze si vedono chiaramente perfino alle nostre latitudini:
Lavoro: precario
Famiglie tradizionali: penalizzate
Aziende serie: demonizzate
Contribuenti: strizzati
Ceto medio: dimenticato
Proprietà privata: punita
Bilaterali: subiti
Stato: costoso e deficitario
L’eredità del socialismo geneticamente modificato appare ormai chiara, è lì da vedere: le finanze statali sfasciate, il debito pubblico in esplosione, il mercato del lavoro martoriato, l’economia in crisi, i costi sociali incontrollabili, l’emigrazione giovanile galoppante, il malessere sociale generalizzato, i buoni contribuenti che se ne vanno e le ditte a valore aggiunto che non vengono.
Ci sono tempi in cui in politica si ha il previlegio di poter costruire, sognare, crescere; altre volte invece prima di poter costruire positivamente occorre fermare le storture. Noi ci troviamo in questa seconda realtà.
Dobbiamo bloccare il declino impedendo al consociativismo di sinistra di continuare a spingerci dentro. Ci è chiesto di fare il contrario di quello che da anni fanno loro. E ci sono solo poche cose adatte e subito efficaci per ottenere questo risultato:
1) Controllare il potere della burocrazia e di chi governa
2) Spingere il Parlamento a fare il legislatore e il Governo l’esecutivo
3) Far rispettare le regole del gioco e le decisioni democratiche
4) Dare voce ai cittadini in Parlamento e con la democrazia diretta, non nelle piazze
5) Impedire le decisioni che vanno a scapito del ceto medio, delle famiglie e delle aziende
6) Imporre la parsimonia allo Stato e bloccare il “tassa e spendi” dei soldi dei cittadini
7) Lasciare più soldi nelle tasche dei cittadini
8) Togliere i bastoni dalle ruote di chi vuol fare, intraprendere, produrre e creare lavoro
9) Decentralizzare il potere dando fiducia alla società civile in tutte le sue forme
10) Comprimere le attività dello Stato: da estensivo a intensivo
* Capogruppo UDC in Granconsiglio