di Simone Gianini*
A prenderla poco sul serio, in buon dialetto, si potrebbe dire che all’Ufficio federale delle strade (USTRA) e a quello federale dei trasporti (UFT) “a gh’à pisà adòss l’orócch”: il 10 agosto il deragliamento di un treno merci all’interno della galleria ferroviaria di base del San Gottardo e il 10 settembre la caduta di parti di calcestruzzo dalla volta di quella autostradale.
La situazione va però presa tremendamente sul serio, perché non è possibile che nel 2023, nel breve volgere di un mese, il Canton Ticino si trovi quasi tagliato fuori dalla rete stradale e ferroviaria nazionale. È infatti soltanto perché non sono ancora arrivate le prime nevicate a determinare la chiusura anche della strada del Passo, al fatto che furono ascoltate le rivendicazioni ticinesi di mantenere la linea ferroviaria di montagna malgrado le mire di abbandono delle FFS e grazie all’alternativa della galleria del San Bernardino (in questi giorni presa d’assalto con risultati facilmente immaginabili), che non siamo completamente isolati dal resto del Paese.
Le conseguenze negative sono importanti per chi in Ticino vive di turismo e si sposta per lavoro, oltre che per le aziende ticinesi che vendono i loro prodotti al di là delle Alpi o che da lì si devono rifornire. Già dopo i primi giorni di chiusura le catene di approvvigionamento (non da ultimo nel settore sanitario) lamentavano una situazione di penuria.
Così come il deragliamento nella galleria di base del San Gottardo ha fornito i primi importanti insegnamenti, l’aggiungersi ora dell’interruzione per almeno una settimana di quella autostradale deve portare il Consiglio federale ad agire.
Nel breve termine, dando delle informazioni certe sul ripristino della completa capacità di transito, necessarie per chi fa impresa in un quadro attualmente del tutto incerto e inaffidabile. Rispettivamente, verificando in che misura vi sia una base legale per indennizzare le aziende toccate rispetto ai maggiori costi e alle perdite causate da quella ridotta capacità di transito e, qualora non vi fosse ancora, costituirla per mitigare in futuro simili sciagurate combinazioni, a questo punto non escluse.
Nel medio termine, bisogna invece investire nella manutenzione e nello sviluppo della rete stradale e ferroviaria nazionale, allo stato attuale – e gli accadimenti di queste settimane lo hanno messo a nudo – ancora troppo fragile e non sufficientemente affidabile. Per quanto riguarda il nostro Cantone, oltre alla costruzione – in corso – del secondo tubo autostradale e al risanamento del primo al Gottardo, si tratta di realizzare il collegamento veloce A2-A13 tra Bellinzona e Locarno e completare AlpTransit con la circonvallazione del Bellinzonese e a sud di Lugano.
Per portare a termine il raddoppio della galleria ferroviaria di base del Lötschberg, il nuovo capo del Dipartimento federale dell'ambiente, dei trasporti, dell'energia e delle comunicazioni (DATEC) ha trovato i soldi in pochi mesi dopo la sua entrata in carica. Per il Gottardo bisogna che faccia altrettanto, anche se originario di Kandersteg e non di Airolo.
*vicesindaco di Bellinzona, candidato PLR al Consiglio nazionale